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Una proposta di laboratorio del tempo presente: l’analisi del registro di una classe mista rurale del secondo dopoguerra

Una proposta di laboratorio del tempo presente: l’analisi del registro di una classe mista rurale del secondo dopoguerra
Abstract

Il lavoro è l’approfondimento metodologico di una esperienza realmente realizzata in una scuola del I Circolo didattico “Giovanni Bovio” di Ruvo di Puglia con una classe quinta della scuola prima-ria. Il laboratorio didattico verte sulla lettura, l’analisi e la contestualizzazione di un registro di una classe mista dell’anno scolastico 1948-49 di una scuola rurale, conservato nell’archivio della scuo-la. Lo studio del documento permette ai bambini di ricavare molte informazioni sulla “vita materiale” di una comunità rurale nell’immediato dopoguerra e di capire l’importanza dei documenti come bene culturale da tutelare e conservare.

Premessa

Questa proposta di lavoro si basa sull’esame di un registro scolastico conservato nell’archivio del I Circolo didattico “Giovanni Bovio” di Ruvo di Puglia, compilato da un maestro elementare al quale, nel 1949, fu affidata una «classe mista» rurale[1]. Il documento è già stato in parte analizzato in occasione del progetto P.O.N. La Scuola “G. Bovio” tra arte e storia, realizzato nell’anno scolastico 2013-2014, al quale ho partecipato come esperto esterno[2].

Il registro della classe mista rurale spicca per la sua particolare rilevanza: esso, infatti, si rivela una fonte preziosa per ripercorrere non solo il percorso umano e professionale del maestro, ma anche la vita di quella piccola comunità scolastica, strettamente legata alla storia di Ruvo e d’Italia nell’immediato dopoguerra. In questo articolo spiegherò innanzitutto le attività svolte in aula dai bambini che l’hanno esaminato; proporrò quindi alcuni suggerimenti per approfondirne l’analisi, che potrebbero tornare utili ad altri colleghi insegnanti per impostare un «laboratorio del tempo presente» che abbini la didattica della storia alla didattica dell’archivistica.

L’analisi della copertina del registro
Archivio del I Circolo didattico di Ruvo di Puglia, Registri scolastici, Registro della classe mista in località "Capoposta", 1949.

Archivio del I Circolo didattico di Ruvo di Puglia, Registri scolastici, Registro della classe mista in località “Capoposta”, 1949.

Osservando la copertina del registro, gli alunni incaricati di esaminare il registro hanno ricavato alcune informazioni molto importanti e significative:

  • Quando viene istituita la classe mista rurale? La classe viene istituita nell’anno scolastico 1948-1949, e più precisamente nel mese di gennaio del 1949.
  • Come si chiama il maestro? L’insegnante che riceve l’incarico si chiama Pasquale Malcangi, un giovane maestro che insegna da pochi anni.
  • Che cosa evidenziano i caratteri estrinseci? Gli alunni hanno formulato le prime osservazioni sui caratteri estrinseci: in primo luogo, hanno notato che lo stemma del regno d’Italia è cancellato da alcuni tratti di penna, così come la “R” di “Regio” davanti al Provveditorato: si tratta quindi di un registro stampato almeno due anni prima.
Archivio del I Circolo didattico di Ruvo di Puglia, Registri scolastici, Registro della classe mista in località "Capoposta", 1949.

Archivio del I Circolo didattico di Ruvo di Puglia, Registri scolastici, Registro della classe mista in località “Capoposta”, 1949.

I bambini, opportunamente guidati, hanno compreso che questi accorgimenti intendevano “cancellare” il passato a seguito degli stravolgimenti politico-istituzionali, ma ancor di più testimoniano la difficoltà di stampare nuovi registri, a causa della mancanza di carta e degli alti prezzi del materiale di cancelleria. Gli alunni, quindi, hanno esaminato la grafia del maestro, apprezzandone la chiarezza e la perfetta leggibilità. L’uso del corsivo e l’inclinazione a destra del ductus evidenziano l’uso della penna a inchiostro. La scrittura, inoltre, è corsiva e fluida: ciò presuppone l’uso di una penna stilografica, anziché di penna e calamaio[3]. Queste osservazioni hanno costituito il pretesto per effettuare un breve confronto “ragionato” tra modi di scrivere e strumenti scrittori vecchi e nuovi.

Foto scattata da Francesco Antonio Bernardi

Foto scattata da Francesco Antonio Bernardi

  • Dove si svolgono le lezioni? Sempre dalla copertina del registro, il gruppo di lavoro ha individuato la località in cui si tenevano le lezioni: la masseria Capoposta, dalla quale prende il nome l’omonima contrada, nella zona rurale n. 273. Un passo ulteriore, a questo punto, sarebbe quello di approfondire questo dato tramite il Geoportale nazionale, grazie al quale gli alunni familiarizzerebbero con uno strumento cartografico online e scoprirebbero che la masseria è ubicata a poca distanza dalla strada provinciale 238, in direzione Gravina, a circa 12 km da Ruvo[4]. Volendo, si potrebbe anche organizzare una visita guidata sul luogo individuato. Gli alunni, in questo modo, scoprirebbero che oggi la masseria “Capoposta” è abbandonata e completamente diroccata.
  • Da chi dipende la classe mista? La classe dipende dal Circolo didattico di Non si tratta, quindi, di una Scuola sussidiata: queste ultime, infatti, erano istituite da privati, enti o associazioni con l’autorizzazione del Provveditore agli Studi, in località dove non esistevano altre Scuole statali o parificate, e si mantenevano grazie al sussidio dello Stato in forma di premio ai docenti, per un numero massimo di 14 alunni (avevano perciò meno di 15 alunni)[5].
L’analisi delle prime pagine del registro
  • Da dove provengono gli alunni iscritti? Terminata l’analisi della copertina del registro, gli alunni sono passati a sfogliarne le prime pagine. La prima cosa che colpisce l’attenzione è l’elenco degli iscritti alla classe mista. Leggendolo, i bambini hanno individuato le masserie e le abitazioni da cui provenivano gli alunni, site nelle località Lamareale (z.r. 273), Fenicia Lagarello (z.r. 231), Jazzo di Somma (z.r. 161), Montedoro Forno Cacciatori (z.r. 235), Cialente (z.r. 228), Ceci (z.r. 232), Torremaschio (z.r. 21), Calentano (z.r. 144), Contessa (z.r. 233) e Casa Cantoniera (z.r. 1). Anche queste località – e le relative distanze in linea d’aria con la masseria Capoposta – potrebbero essere rilevate dal Geoportale nazionale.
  • Da quanti alunni è formata? Dall’elenco degli iscritti si desume anche che la classe mista è formata da ventotto alunni di età diversa: undici di classe 1a (sei maschi e cinque femmine); uno di 2a (maschio); tre di 3a (due maschi e una femmina); uno di 4a (maschio); dodici di 5a (undici maschi e una femmina). Coloro che frequentano effettivamente le lezioni, però, sono ventiquattro. L’elemento di maggior rilievo riguarda la composizione della classe: confrontando le informazioni desunte da questo registro con quelle estrapolate dagli altri gruppi di lavoro, infatti, i bambini si sono resi conto che la presenza nella stessa classe di maschi e femmine non era certamente una cosa comune a quel tempo.
  • Quali sono i mestieri dei genitori? Nei vecchi registri scolastici, com’è noto, accanto alle generalità dei genitori degli alunni sono specificati anche i rispettivi Il gruppo di lavoro che ha analizzato il registro, di conseguenza, ha raccolto queste informazioni e le ha sintetizzate nel grafico che segue:
Grafico realizzato dagli alunni dagli alunni Silvia Campanale, Giorgia Mangano, Elisa Papagni e Gabriele Luigi Sparapano

Grafico realizzato dagli alunni dagli alunni Silvia Campanale, Giorgia Mangano, Elisa Papagni e Gabriele Luigi Sparapano

Il grafico è estremamente significativo, per due motivi: innanzitutto, ha consentito ai bambini di realizzare uno spaccato della società rurale di quegli anni, evidenziando tutte le tipologie di mestiere legate al lavoro dei campi[6]. In secondo luogo, ha evidenziato la presenza nella classe mista anche dei sei figli di un «benestante»[7]. Questo dato non è affatto scontato: spesso, infatti, i grandi proprietari terrieri avevano molte ritrosie a far frequentare ai propri bambini le lezioni insieme ai «campagnoli», e preferivano farli studiare in paese. In alcuni casi, addirittura, essi erano scettici perfino sull’effettiva utilità dell’istruzione per i bambini che vivevano in campagna, e chiedevano sarcasticamente «a cosa serve istruire un contadino?». In questo caso, quindi, la volontà di questi proprietari terrieri di iscrivere i propri figli a una scuola di campagna testimonia la sensibilità ai temi dell’utilità e della democraticità dell’istruzione.

    • Quali materie studiano gli alunni? Continuando a sfogliare il registro, si scopre che le materie di studio sono le seguenti: Italiano; Storia; Geografia; Educazione morale, fisica e civile; Matematica; Aritmetica e Geometria; Scienze ed igiene; Disegno e bella scrittura; Religione; I bambini, in questo modo, hanno potuto istituire un confronto con le materie studiate ai giorni nostri, evidenziando quelle che oggi sono state accantonate.

La cronaca di vita scolastica
Archivio del I Circolo didattico di Ruvo di Puglia, Registri scolastici, Registro della classe mista in località "Capoposta", 1949.

Archivio del I Circolo didattico di Ruvo di Puglia, Registri scolastici, Registro della classe mista in località “Capoposta”, 1949.

Nel registro, accanto al «piano mensile delle lezioni» (cioè la programmazione didattica) ed alla registrazione dei voti ottenuti dagli alunni nelle varie materie di studio, è presente anche la «cronaca di vita della scuola» compilata dal maestro: un vero e proprio diario. In effetti, con la Riforma Gentile (1923) nei registri scolastici fu introdotta un apposito spazio nel quale gli insegnanti riportavano riflessioni, considerazioni e notizie di vario tipo sull’attività didattica, sulla comunità scolastica e sugli avvenimenti più significativi che ne scandivano la vita. È molto interessante far lavorare gli studenti «cronaca», per capire come si svolgeva la vita scolastica per desumere alcune considerazioni che potrebbero tornare utili agli insegnanti che volessero analizzare altri registri scolastici (magari relativi allo stesso anno scolastico).

Gennaio 1949

Il maestro annota che la scuola rurale «è in formazione, dopo un lungo periodo in cui a causa degli eventi bellici non è stato possibile curarne il relativo funzionamento». La scuola, tra l’altro, viene aperta quando l’anno scolastico è già iniziato ed è quindi «ignorata dalla totalità», perché molti genitori hanno già provveduto ad iscrivere i loro figli in altre sedi.

L’insegnante prova «un senso di tristezza infinita» nel constatare che gli alunni sono pochi (solo 28) e pensa con nostalgia ai 46 alunni che aveva l’anno precedente: l’esiguo numero di alunni, infatti, non gli permetterà di «sconfinare a suo piacere» con i programmi d’insegnamento. Questo punto è particolarmente interessante: grazie al confronto con altri registri, gli alunni potranno scoprire che questa osservazione non deve sorprendere: spesso, infatti, le classi (specialmente le prime, le seconde e le terze) erano formate da più di quaranta alunni, e che molti bambini lasciavano la scuola dopo aver frequentato la terza classe.

D’altra parte, osserva il maestro, anche i bambini «campagnuoli» devono essere istruiti, «giacché è necessario che la ricostruzione morale non si faccia precedere sempre da quella materiale»: questa considerazione, a ben vedere, è una risposta implicita alle obiezioni dei grandi latifondisti, di cui si è detto poco sopra. Pensando all’importanza della sua missione, egli si rianima e inizia il suo lavoro «con buona lena e buona speranza». Sarà utile sottolineare che anche in un contesto così difficile e «sacrificato», caratterizzato da una grande povertà, la caduta del fascismo e la fine della guerra avevano portato un nuovo ottimismo e nuove speranze, e che i docenti erano consapevoli di avere un ruolo importante in tal senso.

L’insegnante evidenzia la buona volontà e la disciplina con cui gli alunni frequentano le lezioni e si propone, non appena tornerà il bel tempo, di girovagare per le masserie vicine per cercare nuovi alunni. A questo proposito può essere interessante far notare ai bambini che, molto probabilmente, il maestro raggiungeva ogni giorno la scuola con la corriera per Gravina, utilizzata dagli operai agricoli che lavoravano sulla Murgia. Da queste righe, peraltro, si intuisce che egli non risiede nella masseria fino al venerdì (come invece facevano alcuni suoi colleghi in altre masserie più isolate): quest’ipotesi è confermata da un’annotazione che evidenzierò più avanti. Dopo lo smarrimento iniziale, dunque, il maestro manifesta la sua soddisfazione e l’entusiasmo per l’incarico ricevuto: «sono lieto che questi piccoli […] siano stati affidati a me ed io farò l’impossibile perché le mie fatiche siano coronate dal successo».

Febbraio 1949

L’insegnante cerca di migliorare l’ordine e la cura della scrittura, e annota con soddisfazione che «il lungo e paziente lavoro» compiuto sugli alunni della classe 1a «ha dato i primi buoni risultati (…)», grazie soprattutto alle numerose esercitazioni svolte in classe. Egli, inoltre, riferisce di aver arredato la scuola «con i sussidi didattici miei personali»: i bambini hanno dimostrato il loro grande entusiasmo per queste novità! Quest’ultima annotazione consente una piccola divagazione a proposito delle condizioni delle Scuole rurali. Le aule erano arredate in modo modestissimo ma decoroso, con la cattedra per l’insegnante, una lavagna, i banchi e, talvolta, anche con carte geografiche. In caso di maltempo, l’illuminazione era garantita da lampade a petrolio (ancora oggi molte zone della Murgia non sono raggiunte dall’illuminazione elettrica). Quasi sempre, però, mancavano i servizi igienici: in caso di necessità, perciò, tutti quanti – maestro e alunni – avevano un’unica soluzione: uscire all’aperto!

Marzo 1949

Dal 2 al 14 marzo le lezioni vengono interrotte a causa della neve, con il permesso del Direttore didattico. Il regolare funzionamento della scuola è compromesso dall’impossibilità di raggiungere la masseria e anche dal fatto che, a causa del maltempo, molti alunni si sono ammalati. In effetti, se analizzassimo i dati statistici relativi al 1949, scopriremmo che l‘ondata di freddo verificatasi nel mese di marzo fu particolarmente dura e che colpì la gran parte delle regioni meridionali, specialmente quelle del medio versante adriatico: la neve cadde fino alle pianure e alle aree costiere: in varie stazioni meteorologiche ufficiali furono registrati i valori minimi storici per il mese di marzo e, in alcune di esse, perfino i valori minimi assoluti dall’inizio delle registrazioni termometriche[8]. Questo esercizio sarebbe molto utile per i nostri alunni, che si abituerebbero ancor più ad analizzare le serie di dati storici, leggendo e interpretando le informazioni fornite da istogrammi e cartogrammi.

Proseguendo nella lettura della cronaca si nota che, anche in una situazione così difficile, l’insegnante prosegue il proprio lavoro e cerca di abituare i bambini «a scrivere bene in ogni momento». A tal fine, annota, «sto avendo cure speciali per il comporre, e cerco con graduali esercizi di abituare gli alunni ad esprimersi sempre correttamente, anche quando scrivono saltuariamente il loro diario di vita della scuola». Il maestro fa anche svolgere «dettature ortografiche e ideologiche» per correggere gli errori degli alunni e per «completare le nozioni varie e arricchire di nuove cognizioni la mente degli alunni». Sarà opportuno precisare, a questo proposito, che il termine «ideologico» non va inteso qui con una connotazione politica negativa, nel senso del complesso di idee astratte, senza riscontro nella realtà, mistificatorie e propagandistiche; al contrario, va inteso in senso sociologico, cioè come l’insieme di idee, credenze, opinioni, rappresentazioni e valori che orientano l’uomo o un determinato gruppo sociale. Per favorire la lettura, inoltre, l’insegnante legge spesso in classe e si procura anche alcuni libri per la piccola biblioteca, «che cerco di mutare il più velocemente possibile, arricchendo la mente del fanciullo di quelle cognizioni utili e bastevoli». Il maestro si dimostra abbastanza soddisfatto del lavoro svolto ma osserva comunque che, se le famiglie si interessassero di più all’educazione dei propri figli, l’istruzione e l’educazione dei bambini sarebbero certamente migliori. Il 25 marzo agli alunni della scuola vengono distribuiti cioccolato e scatole di sciroppo. Sui viveri donati ai bambini tornerò tra pochissimo.

Aprile 1949

Immagine tratta dal sito

Immagine tratta dal sito

Tra l’1 e il 14 aprile «la frequenza è frazionata durante tutte le ore anti-pomeridiane. Alcuni bambini frequentano senza un orario fisso, causa occupazione ai lavori agricoli e sorveglianza ai greggi e agli armenti». Il maestro, perciò, è «costretto a rimanere alcune sere della settimana in campagna per l’insegnamento, giacché alcuni non possono avere il permesso dai datori di lavoro per frequentare la scuola in ore opportune». Quest’ultima annotazione conferma l’ipotesi avanzata in precedenza, cioè che il maestro normalmente rientrava in paese al termine delle lezioni. Nella seconda metà del mese s’iscrivono alla Scuola altri tre bambini. Il maestro, frattanto, per insegnare l’aritmetica sta facendo eseguire agli alunni numerosi calcoli a mente. L’insegnante osserva che i bambini hanno qualche difficoltà nel comprendere il sistema metrico-decimale, ma riescono a risolvere piuttosto facilmente problemi abbastanza difficili. Noi, da parte nostra, potremo far notare che questa difficoltà è giustificata soprattutto dalla persistente abitudine ad utilizzare le unità di misura locali nella vita quotidiana[9].

Il 13 aprile, alla vigilia della sospensione delle attività didattiche per le feste di Pasqua, i bambini ricevono pettini, sapone, palle, pennini, carta bianca, gessetti ed altro materiale giunto in dono dal «Canadà». Quest’annotazione consentirà di accennare agli aiuti umanitari giunti in Italia grazie al Piano Marshall, varato nel 1948 e in vigore fino al 1952: il Canada, peraltro, sarà tra gli Stati che contribuiranno più massicciamente[10]. Si potranno evidenziare anche le reazioni degli alunni, così entusiasti dei doni ricevuti al punto di scrivere al Direttore didattico una lettera di ringraziamento, per promettergli che frequenteranno più assiduamente le lezioni.

Maggio 1949

Il programma di Religione è stato svolto regolarmente, così come quello di Educazione morale-civile e fisica: in quest’ultima materia, sottolinea l’insegnante, la parte teorica viene sistematicamente abbinata alla lettura, «traendo opportuni argomenti di conversazione. Viene così reso ameno un esercizio che talvolta, prolungato, poteva riuscire noioso, pedante». Quest’annotazione dimostra che già allora la dimensione partecipativa e interattiva, che noi oggi chiamiamo laboratoriale è sempre stata un momento fondamentale per integrare, arricchire e affiancare la lezione tradizionale. Il maestro, con queste parole, riconosce la necessità di non limitarsi alla lezione frontale che allora come oggi può rappresentare un appiglio sicuro per docenti demotivati e annoiati che si trincerano dietro una didattica sperimentata pur di non mettere in discussione le loro certezze[11].

Nel programma d’insegnamento di Educazione morale, civile e fisica è inserito anche l’argomento del «Rispetto verso gli animali»: si tratta evidentemente di un tema fondamentale, perché gli animali ospitati nelle masserie e nelle abitazioni rurali non soltanto garantiscono la sopravvivenza delle famiglie, ma sono dei veri e propri «compagni di lavoro» (pensiamo ai cani pastori, ai cavalli e ai muli). Oltre che nella bella scrittura, gli alunni iniziano a cimentarsi anche nel Disegno. Molti tra loro – afferma il maestro – non brillano per la vena artistica, ma egli obbliga ognuno di essi quantomeno «ad impegnare la propria volontà».

Il programma di Aritmetica e geometria non è ancora ultimato, al contrario di quelli di Italiano (ogni martedì si svolgono temi, riassunti ed esercizi riepilogativi delle lezioni impartite durante la settimana) e di Scienze ed igiene. A proposito di quest’ultimo, il maestro scrive che per l’insegnamento «mi sono giovato molto del luogo ov’è sita la scuola». Per i nostri ragazzi, che frequentano le lezioni in città o in paese, sarà sicuramente stimolante e accattivante constatare che i bambini della classe mista avevano il privilegio impagabile di osservare direttamente gli insetti, la flora e la fauna della Murgia, (essi, solo per fare qualche esempio, potevano assistere personalmente alla covata delle galline e alla nascita di un vitellino o di un agnellino) e vivevano a diretto contatto con i suoni e i rumori caratteristici della zona, sempre diversi al mutare delle stagioni.

Proseguendo nella lettura della cronaca, ci si accorge che le note dolenti provengono dalla Storia e dalla Geografia, trascurate dai bambini perché «troppo assorbiti dai lavori agricoli». Quest’ultima considerazione permetterà ai nostri alunni di riflettere ancora su quanto fosse importante il tema del lavoro in quegli anni, soprattutto in una scuola rurale. Per averne un’idea, basterà che leggano rapidamente il programma di Educazione morale civile e fisica: tra gennaio e febbraio il maestro spiega la «Scuola come comunità di lavoro» e ne evidenzia «concordanza degli sforzi, disciplina e senso di responsabilità»; del tema del rispetto verso gli animali, affrontato a marzo, si è detto poco sopra. Durante il mese di aprile, poi, l’insegnante tratta i seguenti argomenti: «Il lavoro, legge di vita»; «solidarietà nel lavoro»; «doveri e diritti del lavoratore»; «i lavoratori e i datori di lavoro». A maggio, infine, egli si sofferma sui lavori agricoli in relazione alle stagioni. Le tematiche legate al mondo del lavoro caratterizzano fortemente anche il programma di Scienze ed igiene. Il maestro, infatti, fa osservare ai suoi alunni l’attività di api e formiche, esempi emblematici di «lavoro nella natura»; egli, inoltre, spiega le malattie e gli infortuni sul lavoro, le «provvidenze a favore degli ammalati e degli infortunati» e le «norme di pronto soccorso». Non è un caso, infine, che nel programma di Aritmetica e geometria trovino ampio spazio le spiegazioni su «i più elementari documenti contabili» (fattura, ricevuta e quietanza) e sui diversi «mezzi di pagamento» (vaglia bancari e postali, conti correnti).

Giugno 1949

L’insegnante traccia il resoconto finale dell’anno scolastico e ribadire che lo svolgimento delle lezioni è stato pesantemente condizionato dalla tardiva apertura della scuola, che «ha reso necessario un lungo periodo di preparazione e di livellamento delle conoscenze acquisite dai vari alunni». I programmi, in relazione alle condizioni ambientali e alle caratteristiche della scolaresca, sono stati limitati «essenzialmente alla lingua italiana, all’aritmetica-geometria, alla lettura-recitazione; gli altri insegnamenti sono stati accennati nelle linee essenziali ma non particolarmente approfonditi». Il maestro stigmatizza nuovamente la scarsa collaborazione delle famiglie, «troppo assorbite probabilmente dai problemi del vivere pratico, e per la maggior parte di modestissime condizioni». Quest’amara considerazione, del resto, conferma quanto già evidenziato nell’annotazione conclusiva del mese di maggio: in generale, infatti, l’insegnante giudica i suoi alunni «intelligenti, puntuali, ma non forniti del necessario per la scuola». L’anno scolastico, ad ogni modo, è ormai agli sgoccioli. Per ordine del Direttore didattico, otto alunni di classe 5a sostengono gli esami finali di licenza elementare a Ruvo, nei locali della Scuola governativa. Il 25 giugno, ultimo giorno di scuola, la scolaresca riceve la visita del Direttore. Dei ventotto alunni che hanno frequentato la Classe mista ne vengono promossi ventiquattro. L’incarico del maestro è giunto ormai al termine.

Considerazioni conclusive

L’analisi di questo registro testimonia ancora una volta che registri, circolari, quaderni e manuali conservati negli archivi scolastici non sono affatto “vecchie carte”; essi, al contrario, rappresentano fonti straordinarie per realizzare un accattivante spaccato di storia sociale, in grado di coinvolgere gli alunni e di farli familiarizzare con la “grammatica delle fonti”. Dallo studio di documenti come questo è possibile ricavare svariate informazioni relative all’organizzazione del lavoro scolastico, agli stili educativi, alle pratiche d’insegnamento, ai valori veicolati dalla Scuola, alle condizioni socioeconomiche, agli usi, alle abitudini e all’impiego del tempo libero: in altre parole, alla “vita materiale” di una comunità. Lo studio di documenti come questo, inoltre, consentirà agli alunni di prendere coscienza del fatto che gli archivi sono autentici beni culturali: in quanto tali, essi dovrebbero sempre essere trattati con il massimo rispetto e conservati con la massima cura. Un concetto ancora oggi non scontato, visto che biblioteche e archivi sono spesso considerati beni culturali “di serie B”.Rimuovi da preferiti


Note

[1] Una relazione su questo tema è stata presentata il 27 agosto 2015 in occasione degli Incontri culturali 2015, organizzati presso il santuario di S. Maria di Calentano dalla Pro Loco di Ruvo di Puglia e dall’Associazione dei Residenti di Calentano.

[2] Il progetto P.O.N. indirizzato agli alunni di classe 5a della scuola primaria, mirava a ricostruire alcune tra le vicende più significative della storia dell’edificio scolastico di Ruvo, dall’epoca della sua costruzione fino alla nascita della Repubblica, grazie soprattutto all’analisi di documenti conservati nell’archivio scolastico. Gli alunni partecipanti sono stati divisi in sei gruppi di lavoro, a ciascuno dei quali è stato assegnato il compito di “interrogare” alcune fonti archivistiche. È stato realizzato insieme alle insegnanti-tutor Elisabetta De Astis e Marialena De Leo, con le quali sono state pianificate e coordinate tutte le fasi di lavoro. Un ringraziamento particolare va al Dirigente scolastico, il prof. Giuseppe Quatela, e alla signora Antonietta Montaruli, direttrice dei servizi generali e amministrativi, per la sensibilità dimostrata nei riguardi della tutela e della valorizzazione dell’archivio scolastico e ai 24 studenti della classe 5°che hanno partecipato al progetto.

[3] Al proposito si rimanda ad A. Brusa, Una fonte storica di tutti i giorni: il tema. Proposta per un “Laboratorio del tempo presente”, con l’uso di un archivio scolastico, 23 aprile 2014, consultabile al seguente URL:

http://www.historialudens.it/didattica-della-storia/77-una-fonte-storica-di-tutti-i-giorni-il-tema-proposta-per-un-laboratorio-del-tempo-presente-con-l-uso-di-un-archivio-scolastico.html

(ultimo accesso: 6 agosto 2015).

[4] Il Geoportale Nazionale (http://www.pcn.minambiente.it) è consultabile gratuitamente. Le coordinate della masseria sono le seguenti: 41° 1’41.18″N – 16°24’17.14″E. La fotografia è stata scattata il 1° agosto 2015. Ringrazio Roberto Ferrante e Angelo Bernardi per la consulenza cartografica.

[5] Nelle campagne di Ruvo, alcune Scuole di questo tipo nasceranno all’inizio degli anni Cinquanta, in seguito al varo della Riforma fondiaria, lungo la via per Gravina e sulla strada per Altamura. Sulla Riforma fondiaria in Puglia si vedano i seguenti testi: S. Tramonte, Aspetti economico-sociali della Riforma fondiaria in Puglia, Lucania e Molise, Bari 1953; P. Marconi, Cenni sull’applicazione delle leggi di riforma fondiaria in Puglia, Lucania e basso Molise e sui conseguenti provvedimenti nel campo urbanistico ed edilizio: relazione predisposta pel Convegno dell’Istituto nazionale di urbanistica sul tema “Riforma fondiaria”: Palermo, novembre 1953, Roma [1953]; A. Rimuovi da preferiti Chiaia, La riforma fondiaria e l’occupazione di manodopera in Puglia e Lucania, Bari 1954; D. Scardaccione, La riforma fondiaria: esperienze in Puglia, Lucania e Molise, Bari 1967; R. De Leo, Riforma agraria e politiche di sviluppo: l’esperienza in Puglia, Lucania e Molise (1951-1976), Matera 2008; P. Di Giulio, Dalla fame di terra alla fuga dai campi: l’azione dell’Ente di Riforma Fondiaria Puglia Lucania e Molise, il Centro di Colonizzazione di Termoli ed il Gruppo Aziende Contadine “Nuova Cliternia”: primi appunti per la conoscenza dell’identità storica del territorio di Ramitelli, Termoli 2010.

[6] Il “capoccia” è il sorvegliante di una squadra di lavoratori di un cantiere: un alunno, in effetti, abitava con la famiglia nella 1a Casa cantoniera, ancora oggi visibile lungo la strada provinciale per Gravina nei pressi della tenuta Selva Reale.

[7]Qui e di seguito le frasi e i termini inseriti tra virgolette basse sono state integralmente trascritte dal registro e dalla cronaca in esso contenuta.

[8] I dati idrologici pugliesi possono essere consultati all’URL http://www.protezionecivile.puglia.it/centro-funzionale/analisielaborazione-dati/annali-idrologici-parte-i-dal-1921-al-2010 (ultimo accesso effettuato il 30 agosto 2015).

[9] Le tradizionali unità di misura della lunghezza in uso a Ruvo erano il miglio (1,85 km), la canna (2,1 m), il palmo (2,6 dm), l’oncia (2,6 cm) e il minuto (2,6 mm). A questo proposito si veda F. Jurilli, Ruvo di Puglia nella preistoria e nella storia, Trani 1971, p. 367.

[10] Col Piano Marshall gli USA s’impegnarono a sostenere i programmi di ricostruzione economica dei Paesi europei loro alleati. L’imponente progetto intendeva favorire, con reciproco vantaggio, una ripresa dei sistemi economici e quindi degli scambi commerciali, arginando in tal modo la minaccia sovietica. in Italia, in particolare, più che per far ripartire le attività produttive, i fondi furono utilizzati per appianare il forte deficit della bilancia commerciale e di quella dei pagamenti, e per inviare generi di consumo e di prima necessità. Per approfondimenti si vedano: Il Piano Marshall in Italia: guida bibliografica 1947-1997 (Biblioteca di storia moderna e contemporanea, a cura di Gisella Bochicchio), Roma 1998; M. Gesummaria, Piano Marshall e Mezzogiorno, prefazione di Edward N. Lutwak, Atripalda 2003; E. Bernardi, La riforma agraria in Italia e gli Stati Uniti: guerra fredda, piano Marshall e interventi per il Mezzogiorno negli anni del centrismo degasperiano, con una prefazione di Paul Ginsborg, Bologna 2006; I documenti della programmazione: una lettura della politica economica in Italia dal piano Marshall al DPEF 2008-2011, a cura di Antonella Crescenzi, Roma 2007; Rimuovi da preferiti M. Campus, L’Italia, gli Stati Uniti e il piano Marshall, 1947-1951, prefazione di Ennio Di Nolfo, Roma-Bari 2008; L. Pellé, Mezzogiorno e Piano Marshall: la ricostruzione dal 1947 al 1952, Manduria 2009; F. Fauri, Il Piano Marshall e l’Italia, Bologna 2010.

[11] Su questo tema si veda anche A. Brusa, Una fonte storica, cit.