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Studiare storia attraverso le fonti: i kit didattici

Studiare storia attraverso le fonti: i kit didattici

Gioco da tavolo sviluppato dall’Unpa (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) negli anni ‘30. Si inserisce all’interno della propaganda del regime fascista sulla minaccia dell’uso di armi chimiche.

Abstract

Il presente contributo offre tre esempi di kit o risorsa didattica sul tema della Seconda guerra mondiale: i bombardamenti alleati sull’Italia; la repressione del regime fascista e le deportazioni; il campo nazista di Bolzano. I kit sono costruiti attorno a pacchetti di fonti primarie su cui far lavorare la classe sia in presenza che a distanza. L’obiettivo primario dell’introduzione dei kit nella didattica della storia è quello di stimolare un apprendimento della storia che superi la conoscenza mnemonica tipica del manuale scolastico e consenta un approccio di analisi critica ai documenti fornendone gli strumenti adatti.

[Il testo che segue è stato elaborato da Laboratorio Lapsus (nella fattispecie Greta Fedele e Sara Troglio), associazione culturale che da oltre dieci anni si occupa di didattica della storia, ricerca e public history.]

 

Introduzione: oltre al manuale

Laboratorio Lapsus viene da una lunga esperienza nei contesti didattici ed educativi fatta di attività laboratoriali con studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e di secondo grado. L’impianto delle attività proposte si basa su percorsi di approfondimento storico a partire dai problemi impellenti della contemporaneità. Questa impostazione ha permesso di imparare moltissimo rispetto a quali possono essere le curiosità, i dubbi e le questioni sentite vicine dai e dalle giovani ma anche dai loro insegnanti. In questo contesto è da tempo aperto un confronto, sia all’interno che all’esterno di Laboratorio Lapsus, sul manuale scolastico[1]: uno strumento che dovrebbe fungere da guida per la costruzione di percorsi di analisi e comprensione delle vicende del passato ma che, ancora oggi, non di rado, è la principale interfaccia di chi si avvicina alla storia. Una buona didattica della storia, invece -ed è ormai opinione largamente diffusa tra i docenti- dovrebbe essere anzitutto in grado di fornire a studenti e studentesse la cassetta degli attrezzi necessaria per analizzare e leggere il passato e i suoi legami con il presente, per saper comprendere e posizionare nello spazio e nel tempo gli eventi individuandone nessi logici, cause e conseguenze, per imparare quindi a contestualizzare, acquisire una visione complessa e complessiva sui fatti, sviluppare capacità critiche di selezione e di analisi, e infine dare spazio all’interpretazione oltre che alla memorizzazione.

Ma come cercare di ottenere nella pratica quanto detto? Quali strumenti e quali possibilità esistono per giungere a soluzioni concrete e sostenibili in classe?

La risposta qui proposta risiede nell’uso delle fonti, nel lavorare sull’oggetto che sta al cuore del mestiere di storico e che non per forza deve rimanere esclusivo appannaggio di specialisti e specialiste. In un presente dove ogni giorno si sperimenta una sovrabbondanza di informazioni, diventa ancora più impellente la necessità di saper maneggiare i documenti, di qualsiasi natura essi siano, di riconoscerne autori, eventuali falsificazioni e mistificazioni[2].

Obiettivo di questo articolo è quindi supportare gli e le insegnanti proponendo percorsi didattici – modulabili e integrabili – che abbiano al centro le fonti, documenti di diversa natura, linguaggi e media. In questo senso riteniamo che i kit didattici su specifici temi possano svolgere un ruolo estremamente utile sia nella didattica in classe che a distanza, nonché servire da supporto per formatori e formatrici nei percorsi paralleli di insegnamento – siano essi legati a materie altre rispetto alla storia o a contesti di educazione informale – ed educazione civica.

Il kit – o risorsa didattica – è un percorso costruito attorno alle fonti, siano esse testimonianze orali, documenti d’archivio, oggetti multimediali, materiale iconografico. Ed è proprio su questa antologia di elementi che studenti e studentesse sono chiamate a lavorare, analizzando, costruendo e decostruendo, interpretando grazie alla presenza di domande didattiche che guidano il lavoro e stimolano la discussione in classe e la riflessione critica sugli argomenti trattati. A ciò si accompagnano sempre ulteriori spunti di approfondimento e di ricerca e una sitografia e bibliografia mirata, oltre a banche dati e archivi online che mettono a disposizione risorse digitali – fotografie, interviste, manifesti, documenti originali – utili per strutturare ulteriori percorsi sul tema. Infine, a corredo si fornisce una scheda insegnante dove reperire le coordinate storiche e storiografiche rispetto ad alcuni fatti ed eventi chiave relativi al tema trattato. I kit sono pensati sia per la didattica in presenza con la scelta di una grafica che permetta di stampare senza eccessivo consumo di inchiostro, che ottimizzati per quella a distanza e la lettura da smartphone con un’attenzione particolare e accorgimenti specifici per la fruibilità da parte di chi è affetto da difficoltà di lettura; inoltre i kit sono scaricabili gratuitamente con licenza Creative Commons.

Consapevoli del tempo limitato a disposizione di chi insegna storia e del grande carico di lavoro che deve affrontare, crediamo che il kit didattico pensato su temi specifici permetta di spezzare una didattica frontale in cui il passaggio delle conoscenze avviene in modo unidirezionale, favorendo invece il lavoro pratico e diretto sui documenti, una metodologia in grado di alimentare la capacità di analisi e di critica che sono essenziali per la comprensione del passato e del presente.

La Seconda guerra mondiale: tre esempi di kit didattico

Di seguito si riportano tre esempi di kit didattico attorno al vasto tema della Seconda guerra mondiale. In tutti i casi Laboratorio Lapsus ha collaborato con altri enti e istituzioni, lavorando in team e coniugando punti di vista differenti.

 

Why do they bomb us? – Perché ci bombardano?[3]

A settembre 2020 è stato pubblicato il primo kit didattico di Laboratorio Lapsus, realizzato in collaborazione con l’Università di Lincoln e l’International Bomber Command Centre Digital Archive[4]. Si tratta di una risorsa didattica bilingue – italiano e inglese – che raccoglie oltre 60 fonti primarie sul tema dei bombardamenti alleati sull’Italia durante la Seconda guerra mondiale, evidenziandone il loro lascito controverso e la loro difficile memoria. L’obiettivo è restituire la complessità della guerra aerea indagando e mostrando non tanto la dimensione bellica tradizionalmente intesa – gli schieramenti, gli armamenti e gli equilibri politici internazionali, già ampiamente esplorati da qualsiasi pubblicazione manualistica – quanto piuttosto la dimensione privata della guerra, con un’enfasi particolare sulla sfera psicologica: il trauma dei civili ma anche degli equipaggi, la superstizione nel rapporto con il rischio e con la morte, il senso di colpa, la percezione dell’altro, l’elaborazione di quanto vissuto e la costruzione della memoria attorno a quei fatti – da entrambi i fronti coinvolti.

Il kit nasce nell’ambito del progetto di creazione di un archivio digitale del Bomber Command della Royal Air Force portato avanti dall’Università di Lincoln. L’archivio, liberamente consultabile, raccoglie fonti inedite relative alla guerra aerea in Europa (1939-1945), costituite perlopiù da interviste ai testimoni, archivi personali e oggetti presenti in collezioni private; ad oggi conserva oltre 100.000 items. L’IBCCDA ha seguito una politica di digitalizzazione ad ampio raggio operando oltre le frontiere nazionali – Gran Bretagna e Italia – muovendosi lungo il crinale di una tematica che presenta ancora una natura fortemente problematica in entrambi i contesti nazionali: se in Italia associare agli Alleati e ai liberatori la devastazione e la morte causata dai bombardamenti ha fin da subito creato problemi di conciliazione di narrazioni, in Gran Bretagna non era proprio possibile inserire i bombardamenti strategici sui civili all’interno della retorica della “guerra giusta” contro il nemico assoluto del nazismo; ciò ha inevitabilmente portato a rimozioni e silenzi. Si parla in questi casi di difficult and contested heritage – concetto introdotto dalla sociologa inglese Sharon Macdonald[5] riguardo al passato nazista – ossia di uno specifico passato e della sua memoria legato a un determinato gruppo o società che, benché ne costituisca parte integrante, è difficile inserire nell’identità del gruppo stesso. La grande sfida dell’IBCCDA e del kit didattico, è stata quella di rapportarsi con queste memorie problematiche e divise cercando un approccio inclusivo che desse voce attraverso le testimonianze a chi bombardava e a chi veniva bombardato, con lo scopo di cogliere le molteplici e contraddittorie sfumature e mostrare l’irriducibile complessità morale della guerra di bombardamento.

Why do they bomb us? nasce come un percorso attorno alle parole e agli oggetti dei testimoni, raccolte sia sul territorio italiano che su quello inglese permettendo di vedere in contesto l’uno accanto all’altro documenti e testimonianze. Il kit è composto da diverse sezioni tematiche ognuna costruita attorno a una serie di fonti di diversa tipologia: ad esempio è possibile osservare il libretto di volo di un pilota alleato, decifrarne le annotazioni missione per missione, così come leggere le lettere di giovani piloti in cui parlano dell’esperienza dei bombardamenti sui siti industriali italiani, vedere quali portafortuna accompagnavano scaramanticamente gli equipaggi in cabina in ogni missione, osservare i dipinti fatti da un artista testimone oculare dei bombardamenti, ma il patrimonio più vasto è rappresentato dalle fonti orali sia di equipaggi e personale di terra, sia di civili bombardati tutte ascoltabili integralmente sul sito dell’IBCCDA. L’ordine sequenziale delle fonti raccolte nel kit può essere scomposto e ricomposto secondo le diverse esigenze, poiché i singoli capitoli possono essere usati autonomamente. Questa scelta è stata fatta per rendere la risorsa adatta a diversi contesti educativi e didattici.

Lavorare su fonti provenienti da diversi contesti nazionali e renderle disponibili per altrettanti pubblici ha rappresentato sicuramente una sfida: ci si è confrontati infatti con la difficoltà di mantenere la testimonianza originale e tradurla nel modo più fedele possibile; in alcuni casi ci si è posti il problema di preservare tutte le forme espressive locali (dialetti, slang, linguaggio militare) o idiomatiche. Le parole dei testimoni sono ascoltabili nella loro lingua originale: questa natura bilingue del kit lo rende particolarmente utile per le formule di insegnamento CLIL.

Considerare questa parte della storia contribuisce molto a dare tridimensionalità all’evento bellico, aggiungendo complessità al fenomeno e mettendo sotto stress le polarizzazioni più stereotipate (come, ad esempio, il ruolo delle vittime contrapposto a quello dei carnefici o la sovrapposizione e apparente contraddizione tra alleati e nemici). Le domande didattiche che accompagnano le fonti e gli approfondimenti permettono a studenti e studentesse di comprendere la complessità del fenomeno, senza mai cadere nell’errore di equiparare le narrazioni!

La fonte qui riportata è un gioco da tavolo sviluppato dall’Unpa (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) negli anni ‘30 e si inserisce all’interno della propaganda del regime fascista sulla minaccia dell’uso di armi chimiche. Questa fonte, insieme ad altre, fa parte di un capitolo dedicato alla vita e alle esperienze di bambini e bambine durante la guerra

 

Reprimere obbedire deportare. Dal Tribunale Speciale alla Repubblica Sociale[6]

Il secondo kit didattico di Laboratorio Lapsus esce nel 2022 in collaborazione con ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti) e si concentra sulla storia della Repubblica sociale italiana e dei suoi rapporti con i comandi nazisti nell’operare le repressioni, i rastrellamenti e le deportazioni. Anche in questo caso si tratta di una risorsa digitale versatile, adatta sia alla didattica in presenza che da remoto, corredata da 15 fonti orali e documentarie con cui approfondire cosa è stata e come era organizzata la macchina repressiva fascista durante il regime, quali continuità e rotture esistono tra la repressione del Ventennio e quella della Repubblica sociale e come avvenivano le deportazioni politiche nei territori della RSI dopo l’8 settembre 1943. Le fonti e i materiali didattici aiutano ad affrontare e analizzare le linee di continuità che esistono tra il Ventennio e la RSI, il coinvolgimento diretto di questa nei rastrellamenti e nelle deportazioni, il rapporto tra il cosiddetto “bravo italiano” e il “cattivo tedesco”. Il kit è in dialogo con la risorsa digitale “Storia e memoria delle deportazioni”[7] realizzata da ANED e Lapsus e disponibile sulla piattaforma Eduopen: nelle pagine del kit sono presenti rimandi diretti ai link dei video del corso, per creare ulteriori piste di approfondimento. L’obiettivo del kit è quindi quello di costituire uno strumento per affrontare questa parte di storia d’Italia, uscendo da una retorica pubblica fortemente connotata ancora dalla rimozione e problematizzando gli eventi. Se, infatti, la ricerca storiografica molto ha prodotto negli ultimi decenni sulle responsabilità degli italiani e della RSI[8], al contrario il discorso pubblico e la didattica scolastica presentano gravi lacune, imprecisioni e – a volte – mistificazioni: non c’è infatti abbastanza corrispondenza e dialogo tra i due mondi e questo lascia aperti degli spazi che questo kit ha l’ambizione di provare a colmare.

Le fonti selezionate comprendono sentenze di condanna del Tribunale Speciale a militanti antifascisti, alcune interviste a deportati e deportate, alcuni documenti d’archivio, diari e memorie, pagine di giornale; il tutto accompagnato da infografiche, brevi paragrafi di spiegazione, approfondimenti e spunti per stimolare il confronto e la discussione all’interno della classe. Anche in questo caso, le schede delle fonti possono essere utilizzate in modo versatile. È possibile seguire lo schema proposto oppure strutturare un proprio percorso specifico – cronologico o tematico – che meglio risponda alle necessità di insegnamento. All’interno del kit sono proposti alcuni esempi di attività didattiche da poter sviluppare partendo dalle fonti presenti. Ad esempio, un capitolo è dedicato agli organi che operavano le repressioni sul territorio della RSI e a partire da questo si può costruire un’attività di geolocalizzazione e ricerca sui luoghi. Osservando il proprio territorio si può individuare e riflettere sui luoghi che sono stati sede della repressione e delle deportazioni e sul loro uso successivo: sono diventati sede memoriale? Sono stati destinati ad un altro uso? Si è tenuta traccia di quella memoria? Questo spinge la classe all’osservazione dei luoghi che ogni giorno abitiamo, a leggere le tracce del passato e a interpretare il senso socio/politico con cui sono entrati o meno nel panorama memoriale e come si sono ricreati.

La proposta del kit è quindi provare ad approfondire la riflessione sul passato partendo dalla verifica e/o confutazione della narrazione attiva nel presente, fornendo a studenti e studentesse molteplici fonti storiche con cui affrontare il discorso politico.

Esempio p.10-11 Capitolo “chi operava le repressioni” – esempio di obiettivo didattico] [Didascalia: Ogni capitolo si apre con un obiettivo didattico che guida l’insegnante all’interno delle attività proposte.

 

Ho fatto la partigiana”. Vita e militanza di Franca Sosi Turra nella Bolzano in guerra[9]

Questo kit differisce dai precedenti due in quanto si concentra non più su aspetti generali relativi alla Seconda guerra mondiale, bensì su una biografia: si articola infatti attorno alla figura di Franca Sosi Turra alias Anita, partigiana attiva nella Bolzano occupata dai nazisti. Obiettivo primario del kit è offrire ai e alle insegnanti uno strumento per lavorare con la classe direttamente sulle fonti costruendo percorsi didattici critici e articolati che permettano di far emergere la complessità e le sfaccettature della storia collettiva e generale a partire dalla storia al singolare. Altro scopo fondamentale del kitè fornire una panoramica sulla situazione di un territorio complesso come quello di Bolzano, sull’occupazione tedesca, sulla presenza del lager nazista di via Resia e sul movimento di resistenza che attorno ad esso si è sviluppato e ha operato, partendo e invitando a lavorare proprio sulle carte conservate dalla stessa partigiana Anita.

Il kit Ho fatto la partigiana” è interamente costruito attorno a pacchetti di documenti con fonti di diversa tipologia – lettere, cartoline, documenti ufficiali, biglietti clandestini, fotografie – relativi alla biografia di Franca Turra. All’interno si trovano informazioni, riferimenti, cenni a eventi che hanno coinvolto il territorio italiano e non solo: guerra civile spagnola, invasione del Regno d’Etiopia, i diversi fronti della Seconda Guerra Mondiale, l’occupazione di Bolzano, le fasi delle deportazioni sul territorio italiano. Attraverso domande di stimolo che ile la docente può rivolgere alla classe per favorire l’analisi dei documenti, l’obiettivo è quello di ricostruire la storia del singolo e parallelamente individuare le coordinate che ricorrono, o attorno alle quali si sviluppa, l’esperienza dell’individuo in relazione al contesto della Storia collettiva. Spazio centrale assume così l’analisi, la contestualizzazione e la verifica incrociata delle fonti. La classe è spinta a dedurre le concatenazioni generali tra la vicenda di Franca e la storia generale, validando o scartando le ipotesi interpretative che emergono nel corso dell’attività. In questo modo si vuole spingere il gruppo a considerare le singole storie e le vicende generali come una concatenazione inscindibile, stimolando studenti e studentesse a vedere nella storia “maiuscola” del manuale le storie di uomini e donne come loro, che influirono sugli eventi, modificandoli attraverso le scelte, i drammi, i sogni e le passioni che li muovevano.

L’attività qui proposta si affianca al lavoro sulle fonti e vuole indagare la memoria dei luoghi delle deportazioni in e dall’Italia. La classe, divisa in gruppi, dovrà svolgere una ricerca sui campi di internamento e prigionia presenti sul territorio italiano con lo scopo preciso di indagare cosa è successo a quei luoghi dopo la fine della guerra.

 

Conclusione

Quelli riportati in questo articolo sono degli esempi di sperimentazione didattica. Nel corso della sua attività, Laboratorio Lapsus ha sempre cercato di far seguire alle proposte laboratoriali dei momenti di valutazione e di raccolta di opinioni da docenti, ragazzi e ragazze con cui si è portato avanti il percorso. Crediamo infatti che la voce e l’opinione di chi tutti i giorni vive il mondo dell’apprendimento sia una guida fondamentale per poter valutare i risultati delle proposte, sperimentarne di nuove e scegliere con consapevolezza le strade più efficaci[10].


Note:

[1] Laboratorio Lapsus, Dal testo al pensiero. Alcune considerazioni sull’uso del manuale scolastico nell’insegnamento della storia, https://fondazionefeltrinelli.it/manuali-storia/; C. Marcellini e A. Portincasa, Insegnare gli ultimi settant’anni. Una panoramica sui manuali di storia per la scuola secondaria di secondo grado, in “Novecento.org”, n. 14, agosto 2020, DOI: 10.12977/nov335; M. Pentucci, Il manuale scolastico e la trasposizione dei saperi storici. Un esempio di analisi, in “Novecento.org”, n. 12, agosto 2019, DOI: 10.12977/nov293; C. Tombola, presentazione, https://www.fondazionemicheletti.eu/didattica/ventisei-lezioni-novecento/volume/download/26-lezioni_QR_vol-1.pdf.

[2]  Si consiglia il manuale di Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico, su come riconoscere false notizie e manipolazioni storiche presenti in rete. https://www.wumingfoundation.com/NB_Questo_chi_lo_dice_032018.pdf.

[3] https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/why-do-they-bomb-us.

[4] G. Fedele, Z. Gaiaschi, H. Hughes, A. Pesaro, Public History and Contested Heritage: Archival Memories of the Bombing of Italy in “Public History Review”, 27, 2020, pp. 1-18 https://epress.lib.uts.edu.au/journals/index.php/phrj/article/view/7088.

[5] Sharon Macdonald, Difficult Heritage. Negotiating the Nazi Past in Nuremberg and Beyond, Routledge, 2008.

[6] http://www.deportati.it/wp-content/static/EDU-KIT-Aned-Repressione-fascista-RSI.pdf.

[7] https://medium.com/@Lapsus/strumenti-di-didattica-digitale-on-line-il-corso-storia-e-memoria-delle-deportazioni-3cedbdf5119d.

[8] Non solo in termini di deportazione: basti pensare all’Atlante delle stragi naziste e fasciste (www.straginazifasciste,it).

[9] https://deportati.it/wp-content/static/EDU-KIT-Aned-FRANCA_compressed.pdf.

[10] Per questo motivo, il gruppo di storiche e storici di Laboratorio Lapsus sarà molto interessato ad ascoltare opinioni e consigli da chi – dopo aver letto questo contributo – avrà portato questi kit in classe. Potete scrivere a info@laboratoriolapsus.it.