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1958-1968. I tanti filoni della musica degli anni ’60, la stagione dei giovanissimi

Abstract

Nei primi anni ’60 si ebbero due grandi novità nel campo della musica e delle mode giovanili: l’enorme dilatazione del mercato musicale, sia sul versante della produzione che del consumo; e il fatto che quella dilatazione riguardò soprattutto i giovani. Ne derivarono molteplici filoni e mode musicali, di grande
significato per le trasformazioni sociali e culturali di quegli anni.

musica anni 60

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Testo per i docenti

[NB: le canzoni proposte come fonti, in video, sono sottolineate]

Un mercato di milioni di dischi

I primi anni ’60 furono caratterizzati, per quanto riguarda la storia culturale italiana, da due novità straordinarie:

1) l’enorme aumento nella produzione e nel consumo di musica;

2) il fatto che quell’aumento ebbe come protagonisti i giovani, sia come cantanti sia come fruitori di musica.

Le vendite di dischi passarono dai 18 milioni di 45 giri del 1959 ai 44 milioni del ’69. Già nel 1960 un’inchiesta accertò che il 40% degli acquirenti di dischi aveva meno di 20 anni, e che per loro era normale acquistare mediamente un 45 giri alla settimana. Ancora una volta, si trattava di un fenomeno già verificatosi negli Stati Uniti alcuni anni prima. Le case discografiche furono le prime a rendersene conto e a riprodurlo, cioè a “inventare” i giovani come specifica e lucrosissima fascia di consumatori. Può non piacere (agli psicologi e soprattutto ai giovani), ma il fenomeno dei teenagers fu in gran parte creato in quegli anni dal mercato.

La dilatazione del mercato riguardò anche gli adulti, che non avevano affatto smesso di ascoltare canzoni, canticchiarle o fischiettarle, ballarle. L’anno d’oro della musica italiana fu il 1964, quando vennero censiti in Italia 1.230 cantanti, 111 case discografiche, 770 dancing e night, 6.200 tra complessi e orchestrine. All’epoca, un disco di successo vendeva un milione di copie (il paragone col presente sarebbe falsato dal crollo del mercato discografico, sconvolto da internet; per fornire comunque un termine di paragone, oggi è considerato un successo che un disco venda 30.000 copie). Per portare in giro la musica, e magari ascoltarla in spiaggia o in festini all’aperto improvvisati, nacque allora il mangiadischi, un giradischi portatile per 45 giri, per alcuni anni molto in voga tra i giovani. Nel 1959 sui settimanali iniziò la Hit parade (la classifica dei 10 dischi più venduti, nata in America nel 1936), e nel 1967 ne iniziò la versione radiofonica, ascoltatissima dai teenager.

Le tante forme del consumo giovanile

L’enorme dilatazione del consumo di musica, soprattutto giovanile, avvenne in forme diverse. Eccole in sintesi.

1) Esplose la mania dei festival e dei concorsi canori, che si svolgevano a centinaia, nelle più remote località: i più noti furono il festival delle voci nuove a Castrocaro; il Cantagiro (dal 1962 al ’70, una specie di “giro d’Italia” della canzone: vedi canzone n.10 della prima parte); il Festivalbar (basato sul juke-box); il Disco per l’Estate (e dal 1957 lo Zecchino d’oro, riservato ai bambini). I festival favorivano lo spirito di competizione tra “urlatori” e “melodici”, costruito ad arte dalle case discografiche, dai rotocalchi e dalla TV [vedi prima parte dello studio di caso]. Anche la canzone tradizionale continuava infatti ad avere un pubblico appassionato, tra i meno giovani ma anche tra i giovani; e nuovi interpreti, come Orietta Berti, Nicola di Bari, Massimo Ranieri.

2) Negli anni in cui iniziò il turismo di massa, nacque il filone delle “canzoni da spiaggia”: lo inaugurò Legata a un granello di sabbia, cantata da Nico Fidenco nel 1961, la prima canzone a superare il milione di dischi venduti; poi lo “specialista” divenne Edoardo Vianello, con pezzi cadenzati e molto orecchiabili come Con le pinne il fucile e gli occhiali, Abbronzatissima, La tremarella, i Watussi e altri. Nel genere si cimentarono anche Mina, che interpretò Stessa spiaggia stesso mare di Piero Focaccia, e Gino Paoli (del quale riparleremo tra poco) con Sapore di sale. Ad eccezione di quest’ultima, le “canzoni da spiaggia” non erano certo di eccelso valore, ma conferirono alla musica degli anni ’60 la sua inconfondibile atmosfera di spensieratezza e di gioiosa vitalità.

3) Le canzoni da spiaggia erano quasi sempre associate a nuovi balli giovanili, almeno uno nuovo ogni anno: limbo, calypso, cha cha cha, hully gully, yéyé, surf, shake ma soprattutto il twist (vedi 4: mix twist). Nato negli Stati Uniti nel 1960, il twist segnò una svolta, perché lo si ballava in gruppo, non in coppia. Non venne meno, però, lo spazio per il “lento”, cheek to cheek, che accomunava giovanissimi (es: Il ballo del mattone, Legata a un granello di sabbia) e adulti, rimasti legati alle atmosfere dei night (come E la chiamano estate di Sergio Martino o Una rotonda sul mare di Fred Bongusto). Fu allora che i locali da ballo per i giovani (che dai ’70 si chiameranno discoteche) si differenziarono da quelli per gli adulti. Fino agli anni ’50, adulti e giovani ascoltavano e ballavano la stessa musica negli stessi locali, dai sofisticati night alle popolari “balere” per il “liscio”.

4) Le case discografiche imposero l’identificazione tra la canzone e il/la cantante che la lanciava, mentre fino agli anni ’50 la stessa canzone era interpretata indifferentemente da diversi cantanti. Questa personalizzazione dilatò sia il fenomeno del divismo canoro, sia la moda dei teen-idols, i cantanti-ragazzini coetanei del loro pubblico di fans. Dopo Mina e Celentano, nel 1962 apparvero Rita Pavone e Gianni Morandi, entrambi lanciati a 17 anni nella trasmissione televisiva “Alta pressione”, sul neonato secondo canale della Rai. Oltre ad essere giovanissimi, avevano in comune un modo di cantare su un unico timbro, senza estensione, che si prestava perfettamente alla nuova tecnica discografica di incidere separatamente la base musicale e la voce, che occupava così le frequenze medie. Erano dunque i prodotti perfetti da lanciare sul mercato musicale.

Rita Pavone (Datemi un martello in mix twist, e Il ballo del mattone) conobbe un successo strepitoso ma breve, al contrario di quello di Morandi. Oltre a loro due, ci furono molti altri cantanti-ragazzini di successo, come Little Tony, Bobby Solo, Gigliola Cinquetti, Patty Pravo, Dino, Michele, Massimo Ranieri. Morandi e alcuni altri divennero anche improvvisati protagonisti dei “musicarelli”, i film musicali di infimo livello, girati in poche settimane, nei quali giovani cantanti di successo recitavano se stessi (vedi In ginocchio da te). Oltre ai “musicarelli” nacquero allora i “cinebox”, antenati degli attuali videoclip. In diversi casi, questi giovani che cantavano per i giovani fecero dell’essere giovani il tema stesso delle loro canzoni, con un’orgogliosa affermazione di identità generazionale (vedi L’esercito del surf, Bandiera gialla, Ragazzo triste, Prendi la chitarra e vai).

5) Per quanto riguarda l’identità di genere, le cantanti protagoniste di quella stagione ne proponevano molte varianti, adatte alle più diverse fasce di pubblico: le intellettuali e sofisticate Milva e Ornella Vanoni (Senza fine, di Gino Paoli); la monella ribelle Rita Pavone di Datemi un martello; la “ragazza acqua e sapone” Gigliola Cinquetti che cantava Non ho l’età; l’indipendente Caterina Caselli di Nessuno mi può giudicare e la trasgressiva Patti Pravo di Ragazzo triste (diventate celebri come “le ragazze del Piper”, un locale da ballo per giovani nato a metà dei ’60 a Roma); le più tradizionali Iva Zanicchi e Orietta Berti (vedi Io tu e le rose).

6) Tipico degli anni ’60 fu il fatto che molti celebri cantanti stranieri venivano a cantare in Italia in italiano, attirati da un mercato musicale così vasto e recettivo, e dalla passione tutta italiana per i festival canori (ad esempio Dalida, Francoise Hardy, Catherine Spaak; Paul Anka, Gene Pitney, Rocky Roberts). L’interscambio tra canzone italiana e internazionale era strettissimo, e anche molto “disinvolto”, perché non ci faceva scrupolo di copiare di sana pianta successi internazionali, con traduzioni chiamate cover: lo era un altissimo numero di grandi successi di quegli anni. (*)

7) A metà dei ’60 iniziò la musica della beat generation, anch’essa proveniente dal mondo anglosassone, da esperienze molto diverse: i due grandi folksinger americani Bob Dylan e Joan Baez, e i “complessi” (così erano allora chiamati i gruppi musicali), a partire dai Beatles e dai Rolling Stones in Inghilterra. Sulla loro scia, anche in Italia si moltiplicarono i complessi: sia quelli stranieri che venivano a cantare in Italia in italiano (come I Rockes, I Motown), sia quelli nostrani: Equipe 84, Nomadi, Ribelli, Giganti, Camaleonti, Dik Dik, Pooh, New Trolls (Una miniera). (*)

Il fenomeno dei cantautori

Tutt’altro mondo era quello dei cantautori degli anni ’60, appartati e lontani dal gusto del grande pubblico. Intellettuali prima che cantanti, si ispiravano al jazz, alla musica francese e alla filosofia esistenzialista; erano alternativi nei valori e negli stili; nelle loro canzoni denunciavano il conformismo e l’ipocrisia della società borghese, oltre a toccare temi più intimi, come la difficoltà della relazione, il “male di vivere”; le loro canzoni adottavano la lingua parlata del quotidiano, disadorna, spesso cruda nei termini; per la prima volta, alcuni dei loro testi abbandonavano la rima e altre convenzioni poetiche consolidate: insomma, erano l’opposto delle superficiali “canzonette” all’italiana, anche di quelle delle nuove generazioni.

Esponenti della cosiddetta “scuola genovese” furono Gino Paoli (Il cielo in una stanza, Sapore di sale), Luigi Tenco (Io sono uno), Fabrizio De André (Bocca di rosa), Sergio Endrigo (Teresa). Le loro opere, di altissimo spessore poetico, trovarono inizialmente poco ascolto presso il grande pubblico: Paoli e De André divennero famosi per l’interpretazione che Mina diede ad alcune delle loro prime canzoni (vedi sopra, Il cielo in una stanza; De André, La canzone di Marinella), mentre l’incomprensione del pubblico contribuì alla tragica fine di Tenco.

Dall’ambiente del teatro politico milanese emersero Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, che dopo avere esordito in coppia come cantanti rock (vedi Una fetta di limone, nel mix twist) proseguirono separatamente, ciascuno con uno stile originalissimo, ma entrambi nella direzione di canzoni con forte significato politico e sociale (Gaber, sue canzoni dei primi ’60 in duetto con Mina e La libertà; Jannacci, L’Armando e Ho visto un re ).

Le originali ballate folk del cantautore modenese Francesco Guccini erano poesie o racconti in musica, anch’esse spesso politicamente impegnate (Auschwitz, Dio è morto), inizialmente affidate all’interpretazione dei complessi, modenesi e reggiani, con cui collaborò (Equipe ’84 e i Nomadi).

Una esperienza di musica alternativa e politicamente impegnata fu il gruppo torinese di “Cantacronache”. Al suo interno, Fausto Amodei compose nel 1960 la più bella canzone politica del dopoguerra: Per i morti di Reggio Emilia. Celebrava le cinque vittime dell’eccidio compiuto dalla polizia contro la manifestazione popolare del 7 luglio (evento che contribuì alle dimissioni del governo Tambroni e alla nascita dei governi di centro-sinistra). “Cantacronache” si fuse poi con un gruppo milanese di ricerca sul canto e le tradizioni popolari, e ne nacque “Il nuovo canzoniere italiano”, del quale fecero parte Giovanna Marini, Ivan della Mea e Paolo Pietrangeli. Quest’ultimo compose Contessa, la più celebre canzone della contestazione studentesca del Sessantotto, scritta nel 1966 in occasione della prima occupazione studentesca dell’università di Roma. Celebre divenne anche Una miniera del gruppo New Trolls.

(*) i due punti contrassegnati da asterischi (6. i cantanti stranieri in Italia; 7. la canzone beat e i complessi) non saranno toccati nello studio di caso, per non appesantire troppo il lavoro. Per lo stesso motivo, non è stato neppure citato un fenomeno meno vistoso ma di primaria importanza, che potremmo indicare come “il backstage” delle canzoni: ovvero il ruolo fondamentale che nella musica di quegli anni ebbero compositori e arrangiatori di straordinario valore, quali Ennio Morricone, Nino Rota, Luis Enriquez Bacalov; e parolieri, che a volte erano anche talent-scout, come Franco Migliacci, Giancarlo Bigazzi, Mogol (e diversi altri). Il nome di Mogol richiama quasi inevitabilmente quello di Lucio Battisti, con il quale Mogol stabilì uno straordinario sodalizio artistico. Di Lucio Battisti non si parla qui perché, pur esordendo come cantante nel ’68-’69, la sua carriera di cantautore si sviluppò negli anni ’70 e ’80, quando fu in assoluto il più grande personaggio della canzone italiana.

Bibliografia e sitografia
  1. Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Roma-Bari, Laterza 1985
  2. Silvio Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana, Venezia, Marsilio 1992
  3. Guido Crainz, Storia del miracolo italiano, Roma, Donzelli 2003
  4. Leonardo Colombati (a cura di), La canzone italiana 1861-2011, Milano, Mondadori 2011
  5. Alberto De Bernardi, Un paese in bilico, Roma-Bari, Laterza 2014
  6. Guido Crainz, Storia della repubblica, Roma, Donzelli 2016
  7. Cesare Grazioli, L’Italia in musica, sul sito dell’Università di Lione, all’indirizzo:
    http://cle.ens-lyon.fr/italien/l-italia-in-musica-indice-162864.kjsp?RH=CDL_ITA110500

Dossier dei documenti: le canzoni
  1. Edoardo Vianello, Pinne fucile ed occhiali (1961) https://www.youtube.com/watch?v=7cXbcoyoutubeD698M
  2. Mina, Stessa spiaggia, stesso mare (di Piero Focaccia, 1963) https://www.youtube.com/watch?v=24pBdjenmWs
  3. Gino Paoli, Sapore di mare (1963) https://www.youtube.com/watch?v=MoJOREXYq4
  4. Mix twist: Vianello, Morandi, Jannacci e Gaber, Little Tony, Fidenco, Pavone, Celentano https://www.youtube.com/watch?v=EJAyjbXxl5s
  5. Catherine Spaak, L’esercito del surf (di Mogol-Pattacini, 1964) https://www.youtube.com/watch?v=TfCBhqr8LYo
  6. Gianni Pettenati, Bandiera gialla (1966, cover di Pied Piper) https://www.youtube.com/watch?v=aMFzlJiJtyU
  7. Motown, Prendi la chitarra e vai (1967) https://www.youtube.com/watch?v=hcOAsrVF5fk
  8. Gianni Morandi, In ginocchio da te (1964, testo di Migliacci, qui in musicarello omonimo) https://www.youtube.com/watch?v=cRTLSBlrj2A
  9. Rita Pavone, Il ballo del mattone (1963) https://www.youtube.com/watch?v=CX1BzZ_8ShA
  10. Gigliola Cinquetti, Non ho l’età (1^ a Sanremo e all’Eurofestival 1964, di M. Panzeri) https://www.youtube.com/watch?v=0bTv1-fb61U
  11. Orietta Berti, Io tu e le rose (1967, Panzeri-Pace) https://www.youtube.com/watch?v=8r0yi4oUmjY
  12. Caterina Caselli, Nessuno mi può giudicare (Sanremo 1966, di Panzeri-Pace, in un musicarello) https://www.youtube.com/watch?v=R8XAHNbyWIs
  13. Patty Pravo, Ragazzo triste (Piper 1966, cover di Bono, testo di G. Boncompagni) https://www.youtube.com/watch?v=LgOhkh6dOrg
  14. Luigi Tenco, Io sono uno (1966) https://www.youtube.com/watch?v=J8wW8_8-smI
  15. Sergio Endrigo, Teresa (1966) https://www.youtube.com/watch?v=3Zr286oLrB4
  16. Fabrizio de Andrè, Bocca di rosa (1967) https://www.youtube.com/watch?v=JrFjFOjxYyA
  17. Enzo Jannacci, L’Armando (1964) https://www.youtube.com/watch?v=985ll33DMfs
  18. Enzo Jannacci, Ho visto un re (1968, testo di Dario Fo) https://www.youtube.com/watch?v=EMT7-W1OVX4
  19. Giorgio Gaber, I suoi primi successi, in duetto con Mina https://www.youtube.com/watch?v=uN72WTM3Qfg
  20. Giorgio Gaber, La libertà (1972) https://www.youtube.com/watch?v=j3vowbyQBiQ
  21. Fausto Amodei, Per i morti di Reggio Emilia (1960) https://www.youtube.com/watch?v=xJKz_jdRyg8
  22. Paolo Pietrangeli, Contessa (1966, qui con Giovanna Marini) https://www.youtube.com/watch?v=zmdKDf5tjjI
  23. Francesco Guccini, Auschwitz (1967, con Caterina Caselli) https://www.youtube.com/watch?v=DERu9RCvFo0
  24. New Trolls, Una miniera (1969) https://www.youtube.com/watch?v=V6HA35UtaVU

Alcune spiegazioni sui documenti

Sono state proposte canzoni rappresentative dei filoni sui quali gli studenti saranno chiamati a lavorare (vedi sotto, testo per gli studenti e didattica) e significative per la loro popolarità e per la rilevanza degli interpreti. L’alto numero di canzoni, e di cantanti, impedisce di darne conto singolarmente, e nel Testo per il docente le canzoni stesse vengono già espressamente accorpate per filoni. Per la realizzazione dello studio di caso si consiglia questa sequenza: 20 minuti di lezione preliminare; 1 ora per l’ascolto delle canzoni, durante il quale si catalogano le canzoni e si prendono note su quelle di propria pertinenza, da parte di ciascun gruppo; poi 15- 20 minuti in gruppo per scegliere; infine 20 minuti.

Testo per gli studenti

La musica degli anni ’60, la stagione dei giovanissimi

Ora ascolterete e vedrete una ventina di canzoni, comprese tra l’inizio e la fine degli anni ’60.

Prima, però, sarà necessario fornirvi alcune informazioni sulla musica di quegli anni.

In primo luogo, due punti-chiave, legati tra loro e dai quali tutti gli altri aspetti derivano:

1) Nei primi anni ’60 ci fu un enorme aumento della produzione e del consumo di musica: perciò di dischi, in un’epoca in cui non esistevano né internet né video e audio-cassette;

2) Negli stessi anni ci fu la “nascita dei giovani”, ovvero la novità dei giovani come mondo separato da quello degli adulti per gusti (musicali e non), vestiario, modi di vita e luoghi di ritrovo.

Questo fenomeno era iniziato in America negli anni ’50 e aveva trovato come sua prima espressione il rock’nd roll. All’inizio dei ’60 quei giovani costituirono, anche in Italia, la parte più ampia del mercato discografico. Bisogna inoltre considerare che essi erano “tanti” perché costituivano la generazione del cosiddetto “baby-boom” post-bellico.

Quell’enorme dilatazione della produzione e del consumo di musica riguardava dunque in gran parte i giovani e i giovanissimi (i teenagers); coinvolse però anche gli adulti, in una società nella quale, per la prima volta, si stavano espandendo i consumi di massa.

Fu un fenomeno fatto di tanti aspetti e filoni, che qui non possiamo certo esaminare per intero. Metteremo in primo piano tre filoni, ciascuno articolato al suo interno:

1) La nascita delle cosiddette “canzoni da spiaggia”, che venne favorita dall’esplosione, proprio in quegli anni, del turismo di massa; e il moltiplicarsi dei balli giovanili, in primo luogo il twist ma anche diversi altri (hully gully, surf, shake, je je, cha cha cha, più di uno a stagione), che venivano quasi sempre associati alle “canzoni da piaggia”. A questo filone di canzoni è legata l’atmosfera di vitalità e di gioiosa spensieratezza che si è soliti attribuire ai “favolosi anni ‘60”.

2) L’identità generazionale e l’identità di genere. Celentano e Mina (vedi prima parte) furono gli apripista di un gran numero di teen-idols, cioè cantanti giovanissimi, coetanei dei teenagers ai quali si rivolgevano, e che in essi si riconoscevano. Non sorprende perciò che l’essere giovani diventò anche il tema stesso di molte canzoni, come una orgogliosa rivendicazione di identità generazionale. Tra i molti giovani cantanti, molte erano donne, che proposero diversi modelli di identità di genere, tanti modi di essere donna: l’intellettuale e sofisticata; la monella ribelle; la ragazza “acqua e sapone”; la giovane indipendente e orgogliosa di esserlo; quella spregiudicata e trasgressiva; o l’immagine tradizionale, “rassicurante” agli occhi degli uomini.

3) La canzone impegnata dei cantautori, alternativa alle superficiali “canzonette” all’italiana, anche a quelle delle nuove generazioni. Era una canzone alternativa in primo luogo sul piano formale: alcuni cantautori adottarono la lingua parlata del quotidiano, disadorna, spesso cruda nei termini, e in qualche caso abbandonarono la rima e altre convenzioni formali. Alternativi erano anche, e soprattutto, i contenuti affrontati: temi esistenziali come il disagio di vivere, la difficoltà di comunicare, di vivere la relazione d’amore; ma anche, in alcuni, temi di denuncia politica e sociale, ad esempio contro la guerra, o con storie di emarginati quali prostitute, barboni, disadattati. Questo filone si intrecciò perciò, almeno in parte, con quello della canzone politica, che emerse soprattutto nella seconda metà del decennio, a ridosso del Sessantotto.

I documenti: le canzoni
  1. Edoardo Vianello, Con le pinne fucile ed occhiali (1961)
  2. Mina, Stessa spiaggia, stesso mare (di Piero Focaccia, 1963)
  3. Gino Paoli, Sapore di mare (1963)
  4. Mix twist: Vianello, Morandi, Jannacci e Gaber, Little Tony, Fidenco, Pavone, Celentano
  5. Catherine Spaak, L’esercito del surf (di Mogol-Pattacini, 1964)
  6. Gianni Pettenati, Bandiera gialla (1966, cover di Pied Piper)
  7. Motown, Prendi la chitarra e vai (1967)
  8. Gianni Morandi, In ginocchio da te (1964, testo di Migliacci, qui in musicarello omonimo)
  9. Rita Pavone, Il ballo del mattone (1963)
  10. Gigliola Cinquetti, Non ho l’età (1^ a Sanremo e all’Eurofestival 1964, di M. Panzeri)
  11. Orietta Berti, Io tu e le rose (1967, Panzeri-Pace)
  12. Caterina Caselli, Nessuno mi può giudicare (Sanremo 1966, di Panzeri-Pace, in musicarello)
  13. Patty Pravo, Ragazzo triste (Piper 1966, cover di Bono, testo di G. Boncompagni)
  14. Luigi Tenco, Io sono uno (1966)
  15. Sergio Endrigo, Teresa (1966)
  16. Fabrizio de Andrè, Bocca di rosa (1967)
  17. Enzo Jannacci, L’Armando (1964)
  18. Enzo Jannacci, Ho visto un re (1968, testo di Dario Fo)
  19. Giorgio Gaber, I suoi primi successi, in duetto con Mina
  20. Giorgio Gaber, La libertà (1972)
  21. Fausto Amodei, Per i morti di Reggio Emilia (1960)
  22. Paolo Pietrangeli, Contessa (1966, qui successiva, cantata con Giovanna Marini)
  23. Francesco Guccini, Auschwitz (1967, con Caterina Caselli)
  24. New Trolls, Una miniera (1969)

Didattica

1) Rapporti tra le fonti e tra le fonti e il testo

Gli studenti leggono rapidamente il testo; poi, dopo la lezione introduttiva del docente (sulla dilatazione del mercato musicale durante gli anni ’60 e sulle sue conseguenze, in circa 20’), la classe si divide in tre gruppi, ciascuno dei quali si occuperà di uno dei tre filoni:

  • il gruppo A si concentrerà sul filone 1) canzoni da spiaggia e balli giovanili;
  • il gruppo B si concentrerà sul filone 2) identità giovanile e identità femminile;
  • il gruppo C si concentrerà sul filone 3) cantautori e canzone politica.

Dopo aver visto rapidamente i video di tutte le canzoni, e i gruppi le catalogano sulla base dei tre filoni. Ogni gruppo esamina le canzoni che fanno riferimento al proprio filone di interesse.

Ogni gruppo sceglie, tra le canzoni del proprio filone, quella che appare la più significativa come fonte storica (quella, in sostanza, che fa capire meglio i fenomeni sociali). Presenta alla classe la sua scelta e la motiva.

2) Rapporto tra le fonti e il contesto storico generale

Come consegna domestica, gli studenti scriveranno un testo nel quale spiegheranno l’importanza delle canzoni come fonte storica, con esempi tratti dal lavoro del proprio e degli altri gruppi.

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Dati articolo

Autore:
Titolo: 1958-1968. I tanti filoni della musica degli anni ’60, la stagione dei giovanissimi
DOI: 10.12977/nov197
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Numero della rivista: n.8, agosto 2017
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
, 1958-1968. I tanti filoni della musica degli anni ’60, la stagione dei giovanissimi, Novecento.org, n. 8, agosto 2017. DOI: 10.12977/nov197

Dossier n. 8, agosto 2017

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