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La storia di Lilli

La storia di Lilli

Donne e bambini in attesa vicino ai vagoni.
Foto contenuta nel cosiddetto “Auschwitz album”, conservato presso Bundesarchiv, Bild 183-N0827-318 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, Collegamento

Abstract

“La storia di Lilli” è un percorso didattico relativo alla storia della Shoah in Italia è indirizzato agli alunni delle classi IV e V della scuola primaria. In un momento in cui, da più parti, si riflette sui possibili effetti indesiderati di un eccesso di memoria e sul rischio dello scivolamento in una dimensione ritualistica e retorica del Giorno della memoria, si propone un recupero della dimensione storica della Shoah anche per un ordine di scuola come la primaria, dove questo approccio è poco praticato. Si individua come obiettivo l’indicazione delle fondamentali coordinate spazio-temporali dell’evento, la costruzione di un vocabolario minimo preciso e un lavoro di contestualizzazione, chiarimento e sistemazione delle suggestioni che disordinatamente sono giunte ai discenti. In accordo con l’approccio metodologico di Yad Vashem per l’insegnamento della Shoah agli alunni della scuola primaria, si è scelto di affrontare l’argomento storico, evitando di indugiare su brutalità, orrori e tragedie che rischiano da un lato di traumatizzare, di creare assuefazione e quindi indifferenza. Il percorso che si propone non è una struttura rigida, ma può essere articolato, sia rispetto ai tempi che ai contenuti che alle modalità di svolgimento, a seconda del contesto in cui si svolgerà, nella consapevolezza che ogni gruppo classe costituisce un mondo diverso da tutti gli altri, ragione per cui risulta irrealistica l’idea di un modello rigido e definitivo valido per tutte le situazioni.

Presentazione

Tornare alla storia

Questo progetto nasce dalla constatazione “sul campo”[1] di un profondo bisogno e, non raramente, di un’esplicita richiesta di storia da parte degli studenti delle classi primarie rispetto al tema della Shoah che viene, di contro, sovente trattato – in questo ordine di scuola – nelle forme di un racconto, che rischia di essere percepito come poco realistico a causa del medium impiegato (film, cartoni animati) o dell’utilizzo della narrativa o della sua riduzione a parabola moralistica.

A vent’anni dall’istituzione del Giorno della memoria da molte parti si lamenta una certa stanchezza per la ripetitività di quello che pare essere diventato un rituale incapace di suscitare un reale interesse nei ragazzi e di costituire una significativa occasione di educazione alla cittadinanza. Se è vero che un “eccesso” di memoria può avere prodotto un effetto paradosso di indifferenza e, talvolta, persino rigetto verso il tema, il recupero della dimensione storica, anche in questo ordine di scuola, può forse costituire una risposta a questa disaffezione. Ritornare alla storia, ovvero alle fonti, ai documenti, alla contestualizzazione degli eventi, sottraendoli alla dimensione moralistica del paradigma vittimario, si ritiene possa contribuire a restituire sostanza e contenuto a questa tragica pagina della nostra storia contemporanea[2]. Per quanto riguarda l’educazione alla cittadinanza, i parallelismi con il presente e la generalizzazione delle fondamentali questioni che la Shoah comporta (razzismo, antisemitismo, democrazia, diritti, pluralismo, e così via), possono essere suggeriti durante il percorso, ma senza eccessiva insistenza, lasciando questo compito al lavoro quotidiano degli insegnanti e alla sensibilità degli alunni cui analogie e universalizzazioni verranno suggeriti dalla stessa conoscenza della vicenda storica.

Questo recupero della dimensione storica deve essere naturalmente calibrato sull’età e l’ordine di scuola degli alunni: nella scuola primaria si individua come obiettivo l’indicazione delle fondamentali coordinate spazio-temporali dell’evento, la costruzione di un vocabolario minimo preciso e un lavoro di contestualizzazione, chiarimento e sistemazione delle suggestioni che disordinatamente sono giunte ai discenti.

 

Perché Lilli

La testimonianza di Lilli della Pergola è raccolta nel libro a cura di Chiara Bricarelli “Le persone possono anche non tornare”.[3] La scelta di utilizzare la storia della protagonista di questo testo è motivata da quattro ordini di ragioni: la prima è che si tratta di una vicenda accaduta nella stessa città[4] in cui il percorso è stato proposto, con al centro una bambina,[5] coetanea rispetto agli alunni della V classe primaria, fattori che possono favorire la comprensione del contesto e facilitare il legame empatico con la protagonista. Si tratta, inoltre, di una storia particolarmente avvincente, ricca di colpi di scena e di situazioni avventurose che pare adatta a tenere vivo l’interesse dei ragazzi; il terzo motivo della scelta è costituito dal fatto che questa storia offre molte opportunità di introdurre temi centrali nella storia della Shoah, in particolare sono presenti numerose figure sia di benefattori, sia di persecutori tra i concittadini della famiglia Della Pergola (circostanza che ci consente di introdurre il tema della responsabilità degli  italiani e di svolgere l’argomento dei giusti in modo problematico e non oleografico). Infine, si tratta di una storia “a lieto fine”, non eccessivamente straziante o violenta. Infatti, In accordo con l’approccio metodologico di Yad Vashem per l’insegnamento della Shoah agli alunni della scuola primaria[6], si affronta l’argomento storico, evitando di indugiare su violenze, orrori e tragedie che rischiano da un lato di traumatizzare, dall’altro di creare assuefazione e quindi indifferenza.

 

Flessibilità

Il percorso che si propone non è una struttura rigida, ma può essere articolato, sia rispetto ai tempi che ai contenuti che alle modalità di svolgimento, a seconda del contesto in cui si svolgerà, nella consapevolezza che ogni gruppo classe costituisce un mondo diverso da tutti gli altri, ragione per cui risulta irrealistica l’idea di un modello rigido e definitivo valido per tutte le situazioni.

 

Obiettivi didattici

Cognitivi: leggere e interpretare un documento storico, utilizzare un documento per la ricostruzione di un evento storico, contestualizzare gli eventi storici, acquisire un vocabolario corretto rispetto ad alcuni temi chiave della storia della Shoah, collocare gli eventi storici su una linea del tempo, leggere una cartina geografica, comprendere un testo e dividerlo in sequenze, rielaborare un testo in forma di fumetto.

Etici/pratici: riflettere sul tema del razzismo e dell’antisemitismo; attualizzare la lezione della Shoah applicandola alla realtà che viviamo oggi; costruire il rispetto per l’altro a prescindere dalla sua appartenenza religiosa, nazionale, etnica o di genere; costruire una reale consapevolezza dell’importanza dei diritti e della loro tutela; riflettere sul concetto di democrazia e sui pericoli che comporta la sua soppressione.

Affettivi/relazionali: discutere in gruppo, ascoltando il punto di vista degli altri ed esponendo il proprio nei tempi e modi adeguati al gruppo; partecipare a una discussione in cui vengono esposte idee diverse ed eventualmente contrastanti, accettando e gestendo il conflitto e imparando a esporre e difendere il proprio punto di vista; lavorare in piccoli gruppi; cooperare coi compagni per un obiettivo comune contribuendo ciascuno con le proprie particolari attitudini

 

Il progetto nelle aule 

Feedback

Questo percorso è stato realizzato, negli anni scorsi – dal 2013 al 2019 – (quali ?indicare), in diverse classi quarte e quinte di scuole genovesi, differenti tra loro per collocazione (quartieri centrali, periferici e residenziali), per caratteristiche culturali e socio-economiche delle famiglie utenti, per composizione di classi (numerose o meno, con presenza da massiccia a nulla di bambini di origine straniera e di bambini portatori di disabilità o di bisogni educativi particolari -DSA e BES – eccetera), per offerta formativa delle scuole. Il feedback è stato in tutti casi positivo, pur con alcune differenze dovute principalmente a due fattori: il precedente lavoro svolto dagli insegnanti di classe sui temi storici e civili che vengono affrontati dal progetto e l’accoglienza del progetto da parte dei docenti di classe. Quest’ultimo è forse ancora più significativo del primo, poiché quando i ragazzi si accorgono che gli adulti intorno a loro e la scuola come istituzione riconoscono importanza e manifestano interesse per il progetto, tendono maggiormente ad accostarvisi con curiosità e attitudine positiva. Per quanto riguarda il primo aspetto, invece, è anche capitato che alunni poco preparati dimostrassero viva curiosità per un approccio e per temi nuovi e, viceversa, che classi a cui erano stati proposti argomenti simili, reagissero con maggiore stanchezza.

 

Una piccola sorpresa

Contrariamente a quanto a quanto si legge spesso rispetto ai limiti dell’insegnamento trasmissivo, si è riscontrato molto frequentemente da parte degli alunni una consistente domanda di lezione frontale; nel senso che molti ragazzi, suggestionati da film, fumetti, romanzi, servizi televisivi e così via, accoglievano con grande interesse un inquadramento delle vicende che contestualizzasse le loro conoscenze pregresse; non raramente i momenti di lezione frontale sono stati prolungati per richiesta degli alunni che desideravano ricevere maggiori informazioni sul tema.

 

Le classi multiculturali: una porta aperta su nuove prospettive

In conclusione, mi pare interessante riferire l’esperienza del gennaio 2019 in una classe quinta di un quartiere periferico della città, in cui i ragazzi di origine straniera erano 18 su un totale di 21 alunni; di questi 15 provenivano da continenti diversi dall’Europa – Asia e America del Sud – e tre da paesi dell’Europa orientale. Questa particolare composizione della classe ha suggerito, anche in seguito a considerazioni emerse dai discenti durante il brain storming, di dedicare spazio anche ai teatri di guerra extraeuropei (in particolare, all’occupazione della Cina da parte delle truppe giapponesi nel corso della seconda guerra cino-giapponese) e all’occupazione tedesca, alla resistenza e alla Shoah nell’Est Europa. La classe ha reagito con grande partecipazione e interesse al progetto, realizzando alla fine un fumetto tratto dalla storia di Lilli che è stato esposto in una mostra di lavori delle classi dell’Istituto comprensivo.

è divertente, ma anche significativo il fatto che la tavola realizzata da una bambina originaria dello Sri Lanka ritraesse un sacerdote genovese vestito con un abito Tamil da cerimonia. Lungi dal costituire un limite o una barriera rispetto alla comprensione degli eventi, la presenza di alunni stranieri ed extracomunitari, ha arricchito il percorso, facendo sì che si affrontassero aspetti meno frequentati e dando ai ragazzi la possibilità di osservare un evento storico da prospettive differenti tra loro.

 

Struttura e tempi

Materiali

  • Riduzione del racconto di Lilli Della Pergola tratto da C. Bricarelli (a cura di), Una gioventù offesa, La Giuntina, Firenze. 2002.
  • Cartellone bianco grande
  • Copia documenti conservati presso Archivio di Stato e Archivio della Comunità Ebraica.
  • Mappa di Genova/se disponibile una lim utilizzare google map
  • Fogli bianchi da disegno e cartellone colorato
  • Materiali utili alla costruzione della linea del tempo: cartellone lungo bianco e pennarelli grandi
  • Cartina geografica dell’Europa con indicati i nomi degli stati e delle capitali

 

 

IL PERCORSO DIDATTICO

1. IL BRAIN STORMING

La maggior parte dei bambini possiede un bagaglio di informazioni relative alla Shoah proveniente da agenzie diverse dalla scuola, principalmente dai media; queste informazioni costituiscono sovente un insieme disordinato che necessita di essere contestualizzato e sistematizzato. Inoltre, la visione di film, documentari e immagini dei campi di sterminio o la mera conoscenza dell’esistenza di luoghi e strumenti finalizzati alla distruzione di esseri umani può ver generato timori e raccapriccio o all’opposto, morbosa curiosità. Inoltre, a partire da ogni bambino, variano le conoscenze pregresse, i retroterra culturali, le sensibilità, il grado di maturità e così via; pertanto è necessario un primo momento dedicato a “tastare il polso” della classe per capire quali sono le domande e gli interessi dei discenti e come calibrare il percorso sulla classe reale che si ha di fronte. Per fare emergere i background degli alunni e i potenziali problemi connessi si propone di cominciare il progetto con un brainstorming: dopo aver attaccato al muro un grande foglio bianco si può iniziare una libera discussione tra i ragazzi, guidata e moderata da chi conduce il percorso, in modo che, rispettando i turni di parola e ascoltando il punto di vista degli altri senza prevaricazioni, distrazioni e toni accesi, tutti i discenti riescano a esprimere le proprie opinioni, perplessità ed emozioni e a condividere informazioni e credenze. Il moderatore segnerà sul foglio bianco le parole chiave, i concetti ricorrenti e quelli più problematici inoltre guiderà la conversazione, modellandola in modi diversi a seconda del gruppo che si troverà di fronte, ma cerando di toccare i seguenti punti:

  • Chi sono gli ebrei, secondo te?
  • Cosa significa “antisemitismo”?
  • Cosa è stato il nazismo? E il fascismo?
  • Sai cosa sono le leggi razziali?
  • Cosa conosci della Seconda guerra mondiale?
  • Perché gli ebrei sono stati perseguitati?
  • Quando e dove è avvenuta la Shoah?
  • Chi sono stati gli autori dello sterminio (quale il ruolo del fascismo)?

 

2. IL LAVORO SUI DOCUMENTI

Come prima cosa, si comunica agli alunni che il lavoro da fare insieme consiste nella scoperta della storia di una bambina ebrea, Lilli, loro coetanea e vissuta in un tempo in cui in Italia gli ebrei venivano perseguitati; il primo passo per ricostruire questa storia è esaminare i documenti che parlano di lei. Dopo aver diviso la classe in piccoli gruppi, si procede con la distribuzione a ogni gruppo di un documento riprodotto che riguarda Lilli o un altro membro della sua famiglia. Si forniscono ai ragazzi alcune informazioni sui documenti: di che tipo di documento si tratta, da chi è stato prodotto con quale finalità, dove si trova oggi e perché è stato conservato, accogliendo quindi le eventuali ulteriori domande della classe. A questo punto i discenti esamineranno per qualche minuto i documenti consultandosi all’interno del gruppo per tentare di ricavare qualche informazione sui protagonisti della storia che trascriveranno su un foglio di appunti; in seguito, ogni gruppo condividerà con la classe le informazioni che ha ricavato dal suo documento. Infine, si tenterà tutti insieme di accrescere le informazioni incrociando le diverse informazioni di cui ogni gruppo dispone, si costruirà un piccolo albero genealogico della famiglia di Lilli e si metteranno a fuoco le domande e le lacune che emergono rispetto alla sua storia.

 

3. IL RACCONTO DI LILLI

Lacune e domande avranno suscitato nei ragazzi il desiderio di saperne di più della storia di Lilli e della sua famiglia; a questo punto quindi è il momento di cedere la parola alla protagonista, leggendo ai ragazzi un riassunto del racconto che Lilli ha scritto della sua vicenda. Per prima cosa sarà opportuno mostrare ai bambini il libro, spiegare che è la bambina protagonista ad aver scritto la storia e sottolineare che si tratta della testimonianza di una persona reale, che ora è una nonna, vive a Genova e così via.

Fare quindi sedere i bambini in cerchio e leggere loro la storia, invitandoli a fermare la lettura per chiedere spiegazioni o per condividere commenti pertinenti. Se in aula è presente la Lim, sarà possibile aprire la pagina di Google map e andare a cercare in Genova i tanti luoghi nominati nella storia (la scuola di Lilli, ancora esistente, la via in cui lavorava il padre, le ubicazioni dei vari nascondigli, la sede della Curia e della comunità ebraica)

 

4. IL FUMETTO

Terminata la lettura, si procederà a costruire uno schema dell’esatta successione delle sequenze narrative; il lavoro sarà svolto collettivamente da tutta la classe e guidata dal somministratore del percorso che alla lavagna scriverà le sequenze numerandole, man mano che i ragazzi le avranno enunciate, sostenendoli e indirizzandoli nella fase di verbalizzazione.

Una volta costruita la sequenza si divideranno gli alunni in coppie e si realizzerà un lavoro di accorpamento o sdoppiamento sullo schema in modo che risultino tante sequenze quante sono le coppie. Ad ogni coppia verrà dato un foglio bianco e assegnata una sequenza da cui trarre la propria vignetta: un bambino disegnerà la scena rappresentativa della propria sequenza e l’altro scriverà la didascalia. Al termine del lavoro, i bambini incolleranno le vignette in ordine sul cartellone colorato, creando così la versione a fumetti della storia di Lilli.

 

5. SPAZIO E TEMPO

A questo punto si inviteranno i ragazzi a utilizzare le informazioni ricavate dalla storia e dai documenti precedentemente esaminati per costruire una cronologia della Shoah in Italia e per individuare alcuni luoghi fondamentali sia della storia di Lilli, sia dell’evento storico. Per la realizzazione di questo step sarà necessario dividere la classe in 3 gruppi: uno si occuperà della costruzione della linea del tempo, uno della mappa di Genova e il terzo della mappa dell’Europa. Inoltre, sarà utile integrare le informazioni in possesso dei ragazzi con ulteriori nozioni che si legano alla storia raccontata. Per esempio, quando si parla della perdita del lavoro da parte del padre si può fare riferimento brevemente al tema del lavoro coatto e indicare l’anno della sua istituzione per gli ebrei; o ancora, parlando dell’angoscia provata dai genitori di Lilli riguardo al loro futuro, suggerire che era possibile che essi avessero qualche vaga contezza dell’entità della minaccia che incombeva, spiegando che, sebbene in Italia non fosse ancora attiva la macchina dello sterminio, nei paesi occupati dai Nazisti essa era già in funzione.

Il gruppo addetto alla linea del tempo dovrà quindi, con l’aiuto di tutta la classe, inserire in una linea del tempo in cui saranno segnati gli anni dal 1943 al 1945 i fatti salienti, come nell’esempio

Esempio di linea del tempo.

Tutto il gruppo classe collaborerà inoltre con gli addetti alla costruzione della carta geografica al fine di identificare sulla mappa dell’Europa i luoghi cardine della storia della Shoah. Si ritiene opportuno l’utilizzo di una carta attuale, davanti alla quale si spiegherà poi ai ragazzi quali paesi hanno cambiato denominazione e quali confini sono stati modificati nel tempo; la carta attuale favorisce una maggiore vicinanza dei ragazzi agli eventi e aumenta il “realismo” di questi ultimi, inoltre, in presenza di alunni provenienti da altri paesi europei – penso soprattutto all’Est Europa – il ritrovare nomi di città e nazioni conosciute può facilitare il loro coinvolgimento.

 

 6. CONCLUSIONI

È giunto il momento di riprendere il cartellone su cui avevamo segnato i punti salienti del brainstorming iniziale. Come ci sentiamo rispetto alle cose che leggiamo? Quanta strada abbiamo fatto da allora! Una nuova discussione collettiva ci aiuterà a ripensare e a correggere il nostro cartellone- aggiungendo e cancellando e modificando le scritte, a fissare meglio le cose che abbiamo imparato e a sistematizzare i concetti fondamentali.

A conclusione di questo lungo lavoro, i ragazzi verranno invitati a produrre in totale libertà un elaborato in cui verbalizzeranno le emozioni provate, le riflessioni che il percorso ha fatto scaturire, tutte le considerazioni, i commenti e magari gli ulteriori interrogativi che desiderano esprimere.

 

Bibliografia

  • Research in Teaching and Learning about the Holocaust: a Dialogue Beyond Borders, Metropol Verlag, Berlin, 2017.
  • M. Bacchi, Cercando Luisa. Storie di bambini in guerra 1938-1945, Sansoni, Milano, 2000.
  • L. Beccaria Rolfi e B. Maida, Il futuro spezzato. I nazisti contro i bambini, Giuntina, Firenze, 1997.
  • M.P. Bernicchia (a cura di), I 20 bambini di Bullenhuser Damm, Proedi Editore, Milano, 2005.
  • D. Bidussa, Dopo l’ultimo testimone, Torino, Einaudi, 2009.
  • C. Bricarelli (a cura di), Una gioventù offesa, La Giuntina, Firenze, 1995.
  • C. Brizzolari, Gli ebrei nella storia di Genova, Sabatelli, Genova, 1971.
  • N. Caracciolo, Gli ebrei e l’Italia durante la guerra 1940-45, Roma, Bonacci Editore, 1986.
  • J.-M. Chaumont, La concurrence des victimes. Génocide, identité, reconnaissance, Paris, Seuil, 1997.
  • F. Colombo, A. De Luca, V. Pavoncello, Il paradosso del giorno della memoria, Mimesis, Sesto San Giovanni, 2014.
  • P. Cowan, H. Maitles, Understanding and Teaching Holocaust Education, SAGE, London, 2017
  • G. De Luna, La repubblica del dolore. Le memorie di un’Italia divisa, Feltrinelli, Milano, 2006.
  • C. Dogliotti, La Comunità ebraica di Genova. Gli sviluppi demografici e sociali tra Otto e Novecento, le persecuzioni e la rinascita, in E. Tonizzi, P. Battifora (a cura di), Genova 1943-1945, Rubettino, Soveria Mannelli, 2015, pp. 265-90.
  • L. Fleischmann, Un ragazzo ebreo nelle retrovie, Giuntina, Firenze, 1999.
  • S. Jona, La persecuzione degli ebrei di Genova, in «Genova», 1965, pp. 3-15.
  • D. Levi, Vuole sapere il nome vero o il nome falso?, Il Lichene Edizioni, Padova, 1995.
  • E. Loewenthal, Contro il Giorno della memoria, Add Editore, Torino, 2014.
  • B. Maida, 1938. I bambini e le leggi razziali in Italia, Giuntina, Firenze, 1999.
  • B. Maida, La Shoah dei bambini. La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia (1938-1945), Einaudi, Torino, 2013.
  • T. Marrone, Meglio non sapere, Laterza, Roma-Bari, 2003.
  • P.V. Mengaldo, La vendetta è il racconto: testimonianze e riflessioni sulla Shoah, Torino, Bollati Boringhieri, 2007.
  • R. Modiano, Di razza ebraica, Libri Scheiwiller, Milano, 2005.
  • E. Pacifici, «Non ti voltare». Autobiografia di un ebreo, Giuntina, Firenze, 1993.
  • L. Parodi, Gli ebrei di Genova nel 1938. Demografia di una comunità, in «La rassegna mensile di Israel», n. 1988, pp. 305-333.
  • D. Schiffer, Non c’è ritorno a casa…Memorie di vite stravolte dalle leggi razziali, 5 Continents Editions, Milano, 2003.
  • T. Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Milano, Garzanti, 2001.
  • T. Todorov, Gli abusi della memoria, Roma, Meltemi, 2018.
  • E. Traverso, Il secolo armato, Feltrinelli, Milano, 2012.
  • L. Treves Alcalay, Con occhi di bambina (1941-1945), Giuntina, Firenze, 1994.
  • K. Voight, Villa Emma: ragazzi ebrei in fuga, 1940-1945, La Nuova Italia, Firenze 2002.
  • A. Wieviorka, L’era del testimone, Milano, Cortina ed., 1999.
  • A. Zargani, Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua 1938-1945, Il Mulino, Bologna, 1995.

 

Apparato critico

  • Documenti conservati prodotti dallo Stato civile del Comune e conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Genova:
  • ASCGe, Stato Civile, Cartellini anagrafici
  • ASCGe, Stato Civile, Censimento 1938
  • ASCGe, Stato Civile, Denunce di appartenenza alla razza ebraica
  • Documenti conservati prodotti dalla Prefettura della Rsi e conservati presso l’Archivio di Stato di Genova:
  • ASGe, Prefettura di Genova, 192, Rubrica A
  • ASGe, Prefettura di Genova 182, Lista elettorale 1936
  • ASGe, Prefettura di Genova, 183, Lista elettorale 1937
  • ASGe, Prefettura di Genova, 191
  • Documenti prodotti dalla Comunità ebraica di Genova e ivi conservati:
  • CEGe, Registro della popolazione, 1931
  • CEGe, Lista elettorale, 1939
  • CEGe, Lista elettorale, 1934
  • CEGe, Ruolo dei contribuenti, 1928

 


Note:

[1] Ho presentato questo progetto a diverse classi I e V di scuole genovesi, in alcuni casi si trattava di classi di cui ero docente, in altri di un intervento da esterna Come esterna per quale ente? Nell’ambito di quale progetto?

[2] Per il dibattito sul Giorno della memoria, sul paradigma vittimario e sul rapporto tra storia e memoria cfr. D. Bidussa, Dopo l’ultimo testimone, Torino, Einaudi, 2009; A. Cavaglion, Gli Ebrei tra memoria e storia: un piccolo decalogo, in L. Di Michele, L. Gaffuri, M. Nacci, Interpretare la differenza, Liguori Editore, Napoli, 2014; J.-M. Chaumont, La concurrence des victimes. Génocide, identité, reconnaissance, Paris, Seuil, 1997; F. Colombo, A. De Luca, V. Pavoncello, Il paradosso del Giorno della memoria, Mimesis, Sesto San Giovanni, 2014; G. De Luna, La repubblica del dolore. Le memorie di un’Italia divisa, Feltrinelli, Milano, 2006; E. Loewenthal, Contro il Giorno della memoria, Add Editore, Torino, 2014; A. Margalit, L’etica della memoria, Il Mulino, Bologna, 2006; P.V. Mengaldo, La vendetta è il racconto: testimonianze e riflessioni sulla Shoah, Torino, Bollati Boringhieri, 2007; T. Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Milano, Garzanti, 2001; T. Todorov, Gli abusi della memoria, Roma, Meltemi, 2018; E. Traverso, Il secolo armato, Feltrinelli, Milano, 2012; A. Wieviorka, L’era del testimone, Milano, Cortina ed., 1999.

[3] C. Bricarelli (a cura di), Una gioventù offesa, La Giuntina, Firenze, 1995. Una sua intervista è presente anche nel volume di Nicola Caracciolo: N. Caracciolo, Gli ebrei e l’Italia durante la guerra 1940-45, Roma, Bonacci Editore, 1986.

[4] Per una panoramica sulla persecuzione antiebraica a Genova cfr. C. Brizzolari, Gli ebrei nella storia di Genova, Sabatelli, Genova, 1971; C. Dogliotti, La Comunità ebraica di Genova. Gli sviluppi demografici e sociali tra Otto e Novecento, le persecuzioni e la rinascita, in E. Tonizzi, P. Battifora (a cura di), Genova 1943-1945, Rubettino, Soveria Mannelli, 2015, pp. 265-90; S. Jona, La persecuzione degli ebrei di Genova, in «Genova», 1965, pp. 3-15; L. Parodi, Gli ebrei di Genova nel 1938. Demografia di una comunità, in «La rassegna mensile di Israel», n. 1988, pp. 305-333.

[5] Per quanto riguarda il tema dell’infanzia segnata dalla Shoah si veda B. Maida, La Shoah dei bambini. La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia (1938-1945), Einaudi, Torino, 2013. Numerosi volumi riportano – direttamente o a cura di altri autori, le testimonianze di chi fu bambino vittima della Shoah in Italia: L. Fleischmann, Un ragazzo ebreo nelle retrovie, Giuntina, Firenze, 1999; D. Levi, Vuole sapere il nome vero o il nome falso?, Il Lichene Edizioni, Padova, 1995; B. Maida, 1938. I bambini e le leggi razziali in Italia, Giuntina, Firenze, 1999; T. Marrone, Meglio non sapere, Laterza, Roma-Bari, 2003; R. Modiano, Di razza ebraica, Libri Scheiwiller, Milano, 2005; E. Pacifici, «Non ti voltare». Autobiografia di un ebreo, Giuntina, Firenze, 1993; D. Schiffer, Non c’è ritorno a casa…Memorie di vite stravolte dalle leggi razziali, 5 Continents Editions, Milano, 2003; L. Treves Alcalay, on occhi di bambina (1941-1945), Giuntina, Firenze, 1994; A. Zargani, Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua 1938-1945, Il Mulino, Bologna, 1995. Riordiamo infine i testi che ricostruiscono storie di bambini e adolescenti colpiti dalle persecuzioni in Italia: M. Bacchi, Cercando Luisa. Storie di bambini in guerra 1938-1945, Sansoni, Milano, 2000; L. Beccaria Rolfi e B. Maida, Il futuro spezzato. I nazisti contro i bambini, Giuntina, Firenze, 1997; M.P. Bernicchia (a cura di), I 20 bambini di Bullenhuser Damm, Proedi Editore, Milano, 2005; K. Voight, Villa Emma: ragazzi ebrei in fuga, 1940-1945, La Nuova Italia, Firenze 2002. A partire dal libro di Maria Bacchi è stato ideato un interessante ed efficace percorso didattico rivolto agli alunni della scuola primaria, a cura di Nadia Olivieri.

[6] Sull’approccio proposto da Yad Vashem si veda https://www.yadvashem.org/education/other-languages/italian/approach.html. In generale sulla didattica della Shoah in Italia, cfr. lee linee guida del Miur (https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+guida+nazionali+per+una+didattica+della+Shoah+a+scuola.pdf/98d90ec7-0e36-40cf-ba67-4d79836186a8?version=1.0&t=1531153062490); il volume prodotto dall’International Holocaust Remebrance Alliance, Research in Teaching and Learning about the Holocaust: a Dialogue Beyond Borders, Metropol Verlag, Berlin, 2017. Sulle questioni relative alla didattica della Shoah in generale cfr. il numero monografico dedicato alla didattica della Shoah di «Didactica Historica»: «Didactica Historica» 5/2019, Einsegner la Shoah; P. Cowan, H. Maitles, Understanding and Teaching Holocaust Education, SAGE, London, 2017.