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Da Ventotene al Gender Mainstreaming. Percorsi di educazione alla cittadinanza europea in ottica di genere

Immagine generata con l’Intelligenza artificiale

Abstract

Dopo una premessa sulle difficoltà di insegnare le istituzioni europee e un chiarimento sull’approccio metodologico suggerito, l’autrice descrive alcuni percorsi di educazione alla cittadinanza europea in ottica di genere, sulla base della propria esperienza professionale e degli spunti offerti dagli incontri del Corso online Educazione civica europea in ottica di genere organizzato dalla Società italiana delle storiche e da Archivia dal 7 ottobre al 2 dicembre 2022.

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After an introduction on the difficulties of teaching European institutions and a clarification on the suggested methodological approach, the author describes some paths of European citizenship education from a gender perspective, based on her own professional experience and on the insights offered by the meetings of the online course European Civic Education from a Gender Perspective organised by the Italian Society of Historians and Archivia from 7 October to 2 December 2022.

Premessa

Se lo scopo dell’educazione alla cittadinanza europea, in generale e non solo in ottica di genere, prima dello scoppio della guerra in Ucraina era quello di far scoprire i valori fondanti dell’Unione, tra cui quello sommo della pace raggiunta dopo due sanguinose guerre mondiali combattute sul suolo europeo, dopo la decisione dell’Ue di  inviare le armi all’Ucraina  è difficile per una docente che ha cercato di regalare alle classi il dono di una Costituzione e di un progetto europeo di pace, dopo la fine delle ideologie, astenersi dal sottolineare lo scollamento tra quanto l’Unione proclama nei suoi Trattati e nella Carta dei diritti fondamentali e le recenti decisioni Ue. L’organizzazione di un nuovo ordine mondiale è in corso e la discrasia tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere va raccontata alle giovani generazioni, per onestà intellettuale e per far loro capire come sta cambiando il sistema delle relazioni internazionali.

«L’Unione Europea è un oggetto politico non identificato»
Jacques Delors, ex Presidente della Commissione Europea.

L’Unione Europea, questa sconosciuta

Se c’è un tema considerato ostico da insegnare nella scuola italiana, quello è l’Unione Europea. Nella mia lunga carriera di docente di discipline giuridiche ed economiche non sono quasi mai riuscita ad appassionare i colleghi e le colleghe dei Consigli di classe alla costruzione di percorsi interdisciplinari su quella che i media generalisti e i politici si ostinano a chiamare impropriamente Europa. [1]

Spero non suoni come un’espressione di supponenza la constatazione, fatta invece con profonda amarezza e ribaditami recentemente da giovani colleghe, di una grande ignoranza dei e delle docenti, con le dovute eccezioni, su organi, competenze, funzionamento, politiche, atti e diritti nell’organizzazione sovranazionale (ma forse meglio sarebbe dire intergovernativa) di cui facciamo parte. L’ignoranza sull’Unione è rilevata ogni anno dall’Eurobarometro che registra il penultimo posto dell’Italia riguardo alla conoscenza dell’Ue, prima della Romania. Questo dato di fatto rappresenta il primo ostacolo alla realizzazione di un’educazione alla cittadinanza europea, perché coloro che dovrebbero favorirla, oltre a non conoscerla, spesso sono i primi a non essere consapevoli del potenziale che essa rappresenta. Eppure, dall’anno scolastico 2020/2021 l’educazione civica è diventata materia obbligatoria e trasversale, in virtù della legge del 20 agosto 2019 n.92 e l’educazione alla cittadinanza europea ne è uno dei possibili sviluppi. Purtroppo, come tutte le innovazioni nella scuola italiana, anche l’inserimento dell’educazione civica come materia interdisciplinare è stata calata dall’alto e non è stata preceduta da una formazione a tappeto di tutta la classe docente.

L’ottica di genere nell’educazione alla cittadinanza europea

Per questo motivo, nel contributo qui proposto vorrei suggerire alcuni percorsi di educazione europea dedicati alla scuola secondaria di secondo grado, con l’aggiunta e l’arricchimento di un’ottica di genere oggi quanto mai essenziale. Alcuni sono stati stimolati dagli incontri del corso di formazione promosso dalla Società italiana delle storiche e da Archivia[2] Educazione civica europea in ottica di genere,[3] altri erano già stati sperimentati con successo nelle classi, a volte utilizzando le pubblicazioni dell’associazione a cui appartengo. La speranza è di suscitare in tal modo l’entusiasmo di chi vorrà provare a cimentarsi con un argomento, di solito trascurato o “mal-trattato” nella scuola italiana e che invece può offrire a docenti e discenti curiosità e occasioni di approfondimento notevoli. Solo conoscendo i valori su cui si fonda l’Ue e gli strumenti di partecipazione previsti dalla cittadinanza europea si può contribuire ad agire per riportare questa organizzazione nei binari iniziali, evitando atteggiamenti ostili preconcetti e lamentele che non incidono sullo status quo. L’ottica di genere di questi percorsi non è un “pallino” o una fissazione di alcuni docenti, ma si inserisce in quel Gender mainstreaming che è parola chiave all’interno dell’Ue, che, fin dal trattato di Roma, ha fatto propri i valori della parità e delle pari opportunità. Se la conoscenza sull’Ue fosse stata davvero diffusa capillarmente nel mondo della scuola le poche persone che al suo interno in questi anni ne hanno parlato nelle loro lezioni o vi hanno costruito progetti non avrebbero corso il rischio di essere etichettate, con categorie di giudizio obsolete, da chi non ha letto una riga dei trattati o degli atti dell’Ue, come “veterofemministe” o “ideologizzate” (giudizi questi sì fortemente ideologizzati). Purtroppo spesso chi, facendo solo il proprio dovere di insegnante, oltre a formarsi, ha portato questi progetti nelle classi, ha dovuto combattere nei consigli di classe e nei collegi docenti, anche questi pregiudizi fondati sull’ignoranza. Eppure, come ha ricordato Federica Di Sarcina nella lezione tenuta per il corso sopra citato, [4] è stato proprio l’articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza formale e sostanziale, alla cui elaborazione è stato determinante il contributo delle nostre 21 Madri Costituenti, a ispirare il valore delle pari opportunità nel diritto comunitario, che nel tempo si è trasformato, nel Trattato di Lisbona, dall’iniziale concetto della parità retributiva, ancora oggi non pienamente raggiunta, in valore fondativo e obiettivo dell’Ue, che deve essere promosso in tutte le politiche comunitarie (Gender mainstreaming[5]). È questa la premessa di ogni percorso didattico sulla cittadinanza europea.

Il mentoring come metodologia efficace per lezioni sulle istituzioni europee e non solo

Uno spunto per percorsi di cittadinanza europea attraenti e, oserei dire, anche divertenti, è venuto dal Progetto educativo per le scuole «Educare alla cittadinanza europea», creato e coordinato dalla professoressa Laschi.  Questo Progetto, che coinvolge studenti universitarie/i e docenti delle scuole, è stato riconosciuto come best practice dalla Commissione Europea. Gli/le universitarie, dopo essere stati adeguatamente formati, non solo sui contenuti ma anche sulla capacità di parlare in pubblico e di interagire con una classe, vanno nelle scuole a tenere lezioni sull’Unione Europea e sugli strumenti di cittadinanza attiva che questa organizzazione prevede. In base a quanto sostiene la coordinatrice, gli incontri riscuotono sempre un buon successo, come spesso accade quando sono tenuti da persone giovani e che stanno ancora studiando.
Personalmente ho potuto sperimentare in passato l’efficacia di questa metodologia nelle Lezioni di Costituzione attraverso il gioco, un progetto condiviso, a partire dal 1996, con le classi del triennio dell’Istituto tecnico Benini di Melegnano in cui ho insegnato per tutta la mia vita professionale, e con le docenti della scuola primaria di Melegnano, oggi intitolata a Teresa Sarti. I “fratelli” e le “sorelle” maggiori rappresentano un valore aggiunto nelle lezioni per i più giovani, costituendo per loro degli esempi e riuscendo a utilizzare riferimenti e un linguaggio più vicini al loro vissuto, oggi anche con contaminazioni dai social, efficaci se usate in modo intelligente e critico.[6]
Il consiglio, quindi, è quello di organizzare, laddove possibile, la formazione di mentores delle classi del triennio all’interno delle scuole secondarie di secondo grado per realizzare percorsi didattici sull’Unione Europea da proporre alle classi del biennio. In questa fase è indispensabile la collaborazione tra docenti del biennio e del triennio, in un rapporto fruttuoso di scambio reciproco, che può servire anche a mettere in relazione tra loro due mondi che, nella secondaria di secondo grado, difficilmente si parlano. Non è da escludere che le parti dei percorsi assegnate ai mentores e alla peer education possano svolgersi anche in lingue diverse da quella italiana, con il coinvolgimento di eventuali docenti Clil o dei docenti di lingua straniera (quelli che credono nel Clil. Purtroppo, la maggior parte di quelli che ho incontrato si è dimostrata scettica verso questa metodologia e non ha fatto nulla per assecondarla). È opportuno che queste lezioni, coprogettate con i e le docenti dei Consigli di classe, siano seguite dagli insegnanti, in modo che i passaggi più significativi possano essere poi ripresi con gli allievi ogni volta che se ne presenti l’occasione.

La parità di genere in Ue attraverso i quotidiani

Tra gli spunti che il progetto della professoressa Laschi mi ha fornito, c’è stata anche l’idea di proporre alle classi, nella costruzione di un percorso sulle istituzioni europee, una ricerca settimanale su come i giornali e i media italiani veicolano le notizie che le riguardano in relazione alla parità di genere. Il percorso potrebbe intitolarsi proprio «La parità di genere in Ue attraverso i quotidiani». Guidati dal/la docente che aderisce al progetto Quotidiano in classe [7] o che usa autonomamente il quotidiano nelle sue lezioni di educazione civica e non solo, magari anche con il confronto con quotidiani stranieri come quelli francesi spagnoli e tedeschi (ma anche inglesi, proprio per avvicinarsi a una visione dell’Ue diversa), i ragazzi e le ragazze sarebbero invogliati a esplorare un mondo sconosciuto ma ricco di informazioni utili per il loro presente e per il loro futuro e ad accertare autonomamente la diversità della stampa italiana rispetto a quelle di altri Stati Europei, interrogandosi sulle ragioni dell’infelice posizione occupata dall’Italia nella graduatoria della libertà di stampa nel mondo. [8]

Un percorso simile fu sperimentato nella mia scuola (mi si passi il possessivo colloquiale) proprio nel Progetto Quotidiano in classe, realizzato in collaborazione con le docenti di Italiano e storia ed economia aziendale, con risultati soddisfacenti. La classe dell’indirizzo Relazioni internazionali per il marketing cui fu proposto per tutti gli anni del quinquennio ebbe ottimi risultati agli Esami di Stato, proprio perché abituata ad avere a che fare con docenti che lavoravano insieme, si confrontavano sulle valutazioni e su quanto realizzato dalla classe e che cercavano di dare loro quella formazione interdisciplinare che, secondo Edgar Morin, è il compito degli educatori (e delle educatrici n.d.r.) del Terzo millennio, per favorire un’identità terrestre[9]. Questo progetto, declinato in ottica europea di genere, potrebbe prevedere la lettura di molti quotidiani, abituerebbe le classi a ricercare gli articoli dedicati a tematiche e istituzioni europee e li spingerebbe a vedere quanto spazio è dedicato alle donne, quanto alle politiche delle pari opportunità, quanto all’occupazione femminile, al contrasto alla violenza di genere, ecc.

Un’ipotesi di declinazione del percorso

 La creatività delle e dei docenti è la fonte migliore per la costruzione di percorsi didattici interdisciplinari, ma qui provo a suggerirne uno, senza pretese di esaustività. Per quelli che proporrò successivamente lascio la strutturazione delle diverse fasi alla creatività delle/gli insegnanti.
Nella prima parte i mentores, studenti che hanno seguito le lezioni nell’anno precedente e che appartengono quindi a una classe diversa, opportunamente formati sulla cittadinanza europea in ottica di genere e sulle strategie di relazione in aula, dividono la classe in gruppi, spiegando bene loro di che cosa si tratta, quali sono gli scopi di questa attività e a che cosa può servire intraprenderla. Questo passaggio è fondamentale. Ogni gruppo avrà due quotidiani da leggere ogni settimana. Il compito è ricercare articoli che parlino delle istituzioni europee, delle politiche europee in ottica di genere, della lotta agli stereotipi, delle figure femminili, della partecipazione femminile e dell’occupazione maschile e femminile. Potrebbe anche essere utile, per gli articoli in lingua italiana, l’attenzione al linguaggio utilizzato. I portavoce di ogni gruppo hanno il compito di relazionare alla classe sulle tematiche individuate. Successivamente i gruppi sceglieranno insieme una tematica particolare e si confronteranno su come è stata riportata nei diversi quotidiani. Se possibile, sarebbe utile anche il confronto con una fonte straniera, magari reperita dalla newsletter di Radiotremondo, la rassegna della stampa internazionale o dalla rivista Internazionale. Nella discussione mentores e docente avranno il ruolo di stimolare la riflessione con domande, arrivando a focalizzare i passaggi della ricerca contribuendo a definire i concetti principali richiamati negli articoli e il ruolo delle Istituzioni europee. Qui la lezione frontale partecipata e interattiva avrà il suo spazio e sarà utilissima, perché prenderà spunti da quanto autonomamente scoperto dalle e dagli studenti. Ogni mese sul giornalino della scuola o su una radio web si farà una relazione sulle tematiche approfondite per tutta la comunità scolastica. Le competenze stimolate in questo percorso sono molteplici. Ne citerò solo alcune: capacità di ricerca nel web, di reperire statistiche online, di parlare in pubblico ed esprimere il proprio pensiero, capacità critiche, di distinguere tra cronaca e approfondimento, individuazione del punto di vista dell’articolo, capacità di sintesi, e anche di scoprire le proprie inclinazioni, come capacità dialettiche e di persuasione, di mediazione, di iniziativa. Le valutazioni del lavoro degli studenti in questo progetto spetteranno ai/alle docenti coinvolti secondo i criteri che si saranno dati, in un confronto costruttivo e condiviso, e saranno sempre comunicate alle classi e motivate.

Alla scoperta delle donne d’Europa

Un percorso interessante da proporre alle classi è certamente quello sulle donne d’Europa.[10] Uno strumento molto utile per questo percorso è, tra i tanti, Calendaria 2021, pubblicato a cura di Toponomastica femminile, dedicato alle donne d’Europa, oltre a Calendaria 2022 dedicato alle donne d’Europa per gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, tematiche che ben si prestano a rientrare nella nuova disciplina trasversale Educazione civica. Sul sito di Toponomastica femminile  sono reperibili i racconti biografici, in tre lingue, che si riferiscono a 52 donne dell’Unione Europea, 3 per ogni Stato membro, per Calendaria 2021 e 52 donne europee per l’Agenda 2030 per Calendaria 2022.

Sempre sullo stesso sito, nella sezione del Concorso “Sulle vie della parità” [11], si può trovare un percorso che invita le classi ad approfondire le figure di queste donne. La classe alla fine ne sceglierà una o più per un’intitolazione da proporre al Consiglio Comunale del luogo in cui si trova la scuola o al Dirigente scolastico e al Collegio dei docenti in uno spazio della scuola, che potrebbe essere un’aula, il giardino, un corridoio. Questo tipo di percorso ha anzitutto lo scopo di rendere visibile quanto hanno fatto queste donne, spesso poco conosciute a scuola e non solo; attraverso il racconto delle loro vite, poter verificare gli ostacoli che hanno incontrato nel loro cammino, le loro battaglie per i diritti delle donne, la difficoltà di vedere riconosciute le proprie scoperte o le loro riflessioni, le loro conquiste nel campo della scienza, della letteratura, ecc. Attraverso il racconto delle loro vite la classe apprenderà anche molto della storia dei Paesi da cui queste donne provengono e quindi della storia d’Europa. Ma soprattutto potrà apprendere il loro contributo, spesso ignorato, al processo di integrazione europea, quasi sconosciuto nella scuola italiana. Questo percorso, in ottica di genere, affronta i temi chiave dell’Ue e i valori contenuti nei Trattati attraverso le vite e l’attività delle donne che hanno contribuito a proporli e a farli valere. Il percorso potrebbe anche prevedere, in una fase successiva, la formazione di mentores e la proposta del percorso agli studenti e alle studentesse più giovani, potrebbe essere finalizzato a mettere in scena in un reading alcune di queste figure femminili, in uno spettacolo destinato alla cittadinanza, da riprendere in video e condividere con altre classi o scuole, potrebbe collegare ogni donna con un valore della Carta dei diritti fondamentali, dei Trattati e dell’Agenda 2030.[12] In questo percorso le e gli studenti apprenderanno che

le donne sono state protagoniste dell’integrazione europea nei momenti straordinari, di speranza di grandi cambiamenti, nella fase costituente, quando è stato possibile proporre l’idea di un mondo nuovo, in cui le donne potessero vedere riconosciuto il loro ruolo nella società, ma anche in quella dell’elezione diretta del Parlamento Europeo e nella fase, definita «costituzionale», che va dal Trattato di Nizza a quello di Lisbona, per non parlare della Commissione Europea, oggi guidata da Ursula Von der Leyen. Anche di fronte all’accumularsi di tensioni e difficoltà, singole e gruppi sono rimaste a presidiare e a gestire il quotidiano della Comunità Europea, prima, e dell’Unione Europea, poi; sia quelle che stavano dietro le quinte, le funzionarie, preposte agli uffici, sia le politiche. Tutte queste donne si sono occupate, in un percorso di lunga durata, anche e soprattutto di temi che esulavano dalla competenza della Comunità Europea prima e dell’Unione Europea, poi, quindi non solo delle questioni legate alla parità nel lavoro, rientranti nella competenza europea in base all’articolo 119 del Trattato MEC, ma di diritti umani e di diritti delle donne, questioni legate al progetto complessivamente democratico che si stava costruendo in Europa, in questo ponendosi come vere e proprie anticipatrici.[13]

Un ulteriore strumento per arricchire l’unità di apprendimento può essere  Femmes pour l’Europe,( «Femmes pour l’Europe» Rue de Toulouse 47 – 1040 Bruxelles). Gruppo di iniziativa fondato da Ursula Hirschmann e Europhonica, il Progetto promosso dalle radio universitarie europee per informare in modo chiaro sui temi di politica europea. Nel contesto di guerra a distanza che stiamo attraversando questo è il percorso che maggiormente si presta a riflettere sui fondamenti dell’Unione e sul contributo fondamentale delle donne alla costruzione della pace. Parole di pace delle donne d’Europa potrebbe proprio essere il titolo di una pubblicazione o di una presentazione in ppt da realizzare e disseminare al termine del lavoro di ricerca, oppure di un Reading o un video in cui le donne si raccontano in prima persona e diffondono parole di pace.

Dalla parità retributiva alle pari opportunità al gender mainstreaming

Un altro percorso in ottica di genere, con un taglio prevalentemente giuridico-economico (ma non solo) prevede di esaminare il valore della parità dal primo trattato a oggi. Le classi saranno invitate a frequentare il sito Ue e quello dell’Eige (European Institute for Gender Equality) per apprendere sul campo il concetto e le implicazioni del Gender Mainstreaming. Anche qui il lavoro delle e degli studenti potrebbe consistere nell’approfondire parti delle questioni su cui Eige si sofferma, dividendo gli allievi e le allieve in gruppi, che poi relazionerebbero all’intera classe ed eventualmente come mentores a classi diverse, raccontando loro quanto hanno scoperto. Importante sarà anche la ricognizione delle diverse pubblicazioni curate dall’Eige, con uno o più articoli sul giornalino della scuola o con brevi podcast sulla radio web di Istituto. Sarà fondamentale approfondire la Strategia per la parità di genere 2020/2025 che insiste sulla lotta contro gli stereotipi di genere e sul porre fine alla violenza di genere, e il Report on Gender Equality. Utilissima sarà la consultazione delle belle infografiche realizzate, confrontate con le classifiche del Global Gender Gap che ogni anno pubblica il World Economic Forum.

 

Dal sogno di pace di Ventotene all’Unione Europea dei vincoli di bilancio e dell’invio delle armi: il ruolo delle donne.

Si tratta di un percorso che può essere introdotto dal film Un mondo nuovo di Alberto Negrin, in cui sono ben descritte le figure di Spinelli, Rossi, Colorni, Hirschman e Ada Rossi e in cui compaiono anche Pertini e Terracini. Il progetto ha il pregio di far soffermare le classi sul Manifesto di Ventotene e di approfondire il concetto e il valore di nazione di allora, in contrapposizione alla rinascita di questo valore ai tempi nostri, ragionando sui termini sovranità e sovranismo. I giovani saranno guidati alla scoperta dei valori che hanno ispirato la nascita della Comunità europea e in particolare la posizione federalista di Spinelli contrapposta a quella gradualista di Monnet; seguiranno le tappe dell’integrazione e la svolta economicista dell’Ue, influenzata dalle idee neoliberiste. In questo percorso sarà anche possibile affrontare il tema dell’intervento dell’Ue a fianco della Nato nella guerra russo-ucraina, approfondendo l’idea di Europa voluta dalle donne che si sono battute per la sua istituzione e le ragioni del fallimento della politica di difesa europea voluta da Spinelli. I giovani e le giovani potranno interrogarsi sulle conseguenze che l’Ue come la conosciamo ha prodotto sul Welfare State in virtù dei vincoli di bilancio e chiedersi se questa è l’Ue voluta da Hirshmann e Rossi. Il percorso potrebbe concludersi con la realizzazione, da parte delle e degli studenti, di testi per la redazione di mail o petizioni in lingue diverse da inviare ai Commissari europei competenti con proposte su tematiche di genere, sulla promozione della pace, sulla lotta al riscaldamento globale, sulla transizione energetica, sulle politiche per l’occupazione, per l’ambiente, in ottica di genere. In questo modo ragazze e ragazzi “agirebbero” in prima persona il proprio ruolo di attiviste e attivisti di un’Unione europea dei cittadini e delle cittadine e dei popoli, richiamando nei testi realizzati le parole di alcune delle donne d’Europa.

Mi piace a questo punto accennare a un progetto didattico in inglese realizzato per il mio corso di perfezionamento Clil, The European Union and its policies: put your knowledge into action. La prima parte “From the Ventotene Manifesto towards the United States of Europe” analizza il Manifesto di Ventotene e le istituzioni europee, proponendo alle classi attività costruite secondo le metodologie Clil, che sono student-focused, cioè intese a favorire la curiosità dei ragazzi e delle ragazze per l’apprendimento e un loro coinvolgimento attivo attraverso un lavoro di scoperta, mentre la seconda è focalizzata sulle politiche europee e sugli strumenti di cittadinanza attiva. Quest’ultima sezione del progetto, che è stata particolarmente apprezzata dalle classi in cui dal 2016 al 2021 l’ho proposta, aggiornandola, ha fatto scoprire loro i molteplici campi in cui l’Ue interviene e soprattutto gli strumenti di cittadinanza attiva che sono previsti e si è conclusa con la simulazione di una seduta del Parlamento europeo in cui presentare alcune proposte ai/alle politici/he, anche in ottica di genere e una campagna di pubblicità progresso sulla parità di genere.

Le parole del lavoro in Unione Europea, una prospettiva di genere.

Questo percorso ha lo scopo di favorire un’analisi storica delle politiche europee in materia di lavoro e occupazione in ottica di genere, partendo da una serie di parole chiave ed espressioni da approfondire e riempire di contenuto: diritto, protezione, parità, differenza, pari opportunità, divisione sessuale, discriminazione, conciliazione, femminilizzazione, segregazione, soffitto di cristallo, cura, corpo.

 

Il percorso sulla violenza di genere e sul suo contrasto all’interno dell’Ue

Dopo un excursus dal delitto di violenza carnale come reato contro la morale sessuale al delitto di violenza sessuale come reato contro la persona, un approfondimento sul delitto d’onore e sul matrimonio riparatore come causa di estinzione del reato, si potranno utilizzare alcune parti della lezione del corso della Società italiana delle storiche, come il Decalogo contro la violenza di genere,[14] che descrive l’ultimo incontro del corso e la premessa iniziale dell’incontro, che qui riporto, come particolarmente significativa, per riflettere con le classi: «Premesso che la violenza maschile sulle donne è un fenomeno di lunghissima durata, che affonda le radici nella struttura patriarcale delle società, si intreccia con le gerarchie di genere, è radicato nella cultura e collegato ai ruoli e ai modelli sessuali: una certa violenza e forza sono considerati appartenenti al modello maschile; la violenza di genere è trasversale a tutte le classi sociali e a tutti i gruppi etnici; si manifesta in molte forme e declinazioni: violenza sessuale, stupro, stupro coniugale, umiliazioni, violenza psicologica, percosse, ricatto economico, segregazione, limitazione della libertà personale, stupri di guerra, violenza ostetrica (che si manifesta in un certo sadismo nei confronti delle donne che vanno a partorire in ospedale), femminicidio; si tratta di una violenza sottratta alle statistiche, fatta eccezione, per forza di cose, per il femminicidio e poco visibile per molte ragioni. In primo luogo perché poche donne denunciano le violenze che subiscono; in secondo luogo perché spesso le donne stesse non sono consapevoli che quello che subiscono sia violenza; in terzo luogo per la paura che hanno di avere delle ritorsioni e per l’incertezza del futuro dopo una eventuale denuncia; in quarto luogo per quel senso del sacrificio inculcato dall’educazione, secondo cui le donne sarebbero tenute a sopportare tutto in nome del mantenimento dell’unità della famiglia; infine per il senso del disonore legato alla violenza subita, per cui la donna stuprata sarebbe disonorata ed emarginata socialmente. Anche in occasione degli stupri della Prima guerra mondiale, nonostante parroci e sindaci avessero testimoniato la loro natura di eventi di massa, pochissime donne hanno denunciato. Denunciare il proprio violentatore difficilmente significa, per una donna, avere giustizia, mentre il rischio di trasformarsi da vittima a imputata è altissimo».
Dopo questo lavoro preparatorio, l’attenzione delle classi sarà focalizzata sulle prime fonti che hanno affrontato il tema della violenza di genere, dalla Piattaforma di Pechino alla Convenzione di Istanbul, recentemente ratificata dall’Ue e consulteranno le fonti su indicate per apprendere quali siano le misure Ue di contrasto ai vari tipi di violenza di genere. Anche in questo caso, dopo un lavoro di ricerca, le classi, divise in gruppi, si occuperanno di definire i diversi tipi di violenza, da quella fisica ai vari tipi di molestie, a quella psicologica, a quella domestica, a quella economica e alle altre. Dopo avere ricercato fatti e cifre sulla violenza di genere, le infografiche sulla violenza di genere in Unione Europea, gli accordi internazionali e la Strategia per la parità di genere, prepareranno una presentazione in cui relazioneranno agli altri gruppi e poi porteranno il risultato della loro ricerca ai più piccoli, a un Consiglio comunale aperto e all’Assessora alle pari opportunità costruendo dei messaggi di pubblicità progresso da attaccare per le vie della città, pubblicizzando anche il numero europeo di assistenza contro la violenza di genere. Tra i compiti assegnati ci sarà anche un’indagine su che cosa si fa nella propria città per il contrasto alla violenza di genere, sui livelli di violenza di genere in città, e le classi saranno invitate a suggerire soluzioni di cittadinanza attiva in linea con le politiche attuate dall’Ue, creando video o podcast sui vari tipi di violenza di genere e sui modi per combatterla, oltre a podcast di critica a come i media riportano e descrivono i casi di femminicidio e violenza contro le donne. Fondamentali saranno la consultazione del sito https://www.consilium.europa.eu/it/policies/eu-measures-end-violence-against-women/ e del sito di Eige.

Conclusioni

 I percorsi suggeriti sono solo alcuni tra quelli che possono avvicinare le classi a un tema che è considerato noioso e difficile, se non lo si conosce, ma che invece può costituire una fonte inesauribile di approfondimenti in ottica di genere. Qualsiasi percorso si sceglierà di seguire, è importante avere sempre presente il sito https://european-union.europa.eu/live-work-study/participate-interact-vote_it, che indica gli strumenti di partecipazione compresi nello status di cittadina e cittadino europeo/a, da utilizzare soprattutto per sensibilizzare organi, rappresentanti e uffici Ue su questioni di genere e gender mainstreaming. Fondamentali saranno anche

i valori del Manifesto di Ventotene, della Costituzione italiana e del Preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e dall’altro le parole e l’impegno per la pace delle donne per l’Europa.

Percorso didattico n. 1

 

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Percorso didattico n. 2

 

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Note:

[1] Lucio Caracciolo, in più occasioni, contesta l’abitudine di giornalisti e politici di identificare l’Unione Europea (Ue) con l’Europa, tanto è vero che, da ultimo nel suo libro La pace è finita, Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli, Milano, 2022 sceglie di chiamare l’UE come sulla rivista Limes: Leuropa. In effetti l’Ue prende solo una parte dello spazio europeo, la cui estensione è molto più ampia di quella dell’organizzazione sovranazionale che ne prende il nome, come ricordano anche le autrici del libro Pioniere, Le donne che hanno fatto l’Europa, Edizioni Settenove a pagina 8.

[2] https://societadellestoriche.it/; https://www.archiviaabcd.it/,

[3] https://societadellestoriche.it/2022/09/15/educazione-civica-europea-in-ottica-di-genere-corso-di-formazione-online-7-ottobre-2-dicembre-2022/. Toponomastica femminile è un’associazione, costituitasi nel 2014, che vuole rendere visibile il contributo delle donne nella società attraverso l’intitolazione di vie e luoghi a figure femminili locali, nazionali e internazionali. Per fare ciò realizza progetti contro gli stereotipi, sul linguaggio inclusivo e sulle Madri Costituenti, tra gli altri, nelle scuole e corsi di formazione per docenti, collabora con le Università, forma tirocinanti sulla parità di genere, cura Mostre e pubblicazioni. Qui lo Statuto di Toponomastica femminile. https://www.toponomasticafemminile.com/sito/index.php/associazione/documenti

[4] Da Ursula Hirschman a Ursula Von der Leyen, le donne che hanno fatto l’Europa, quinto incontro del Corso Educazione europea in chiave di genere, a cura della Società italiana delle storiche e di Archivia.

[5] Tra le tante definizioni di Gender mainstreaming riporto quella tratta da Osservatorio di genere: «Il gender mainstreaming (o mainstreaming di genere) è un approccio strategico alle politiche che si pone l’obiettivo del raggiungimento dell’uguaglianza di opportunità tra donne e uomini in ogni ambito della società e che prevede l’integrazione di una prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche”.

[6]Il sito dell’Ue ha un kit per gli insegnanti sulle istituzioni (https://learning-corner.learning.europa.eu/learning-materials_it) e su molti altri temi dell’Ue, proposti, spesso ma non solo, attraverso il gioco, kit che può fornire un’utile strumentazione per costruire gli incontri su questi temi, alleggerendone le difficoltà, anche per i docenti.

[7] Il progetto Quotidiano in classe è proposto da molti anni alle scuole dall’associazione Giovani editori. Per informazioni in merito: https://osservatorionline.it/risorse/il-quotidiano-in-classe-anno-scolastico-2022-2023/

[8] https://rsf.org/en/country/italy. L’Italia occupa il 41° posto nella classifica sulla libertà di stampa di Reporters without borders, soprattutto per la proprietà dei quotidiani e degli altri media e per la precarietà che caratterizza la professione dei giornalisti e delle giornaliste.

[9] Per la definizione di identità terrestre si veda Edgar Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001, pagine 63-80.

[10] Ne ha parlato anche Beatrice Pisa nell’ultima edizione del corso ”Educazione alla cittadinanza europea in ottica di genere”, nel suo intervento intitolato Da Ursula Hirschman a Ursula Von Der Leyen: le donne che hanno fatto l’Europa.

[11] Il Concorso “Sulle vie della parità” indetto da Toponomastica femminile, giunto alla sua X edizione è rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, ad atenei e centri di formazione, per riportare alla luce la presenza di donne significative per la storia e la cultura del Paese. L’ultimo Bando è in preparazione e si troverà a breve sul sito di Toponomastica femminile (https://www.toponomasticafemminile.com/sito/index.php/didattica/scuola/concorsi1).

[12] Altri strumenti, oltre a Calendaria 2021 e 2022, potrebbero essere il libro Madri d’Europa di Maria Pia Di Nonno e il recente Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa, edito da Settenove, di Pina Caporaso e Giulia Mirandola con Michela Nanut, Europeana.;  la biblioteca digitale europea di libri, film, dipinti, archivi sonori e archivi e l’Enciclopedia delle donne. Le figure femminili da approfondire sono moltissime: Ursula Hirschman, Simone Veil, Louise Weiss, Sofia Corradi, la Madre dell’Erasmus, Eliane Vogel-Polsky, l’avvocata delle pari opportunità, Fabrizia Baduel Glorioso, Fausta Deshormes La Valle, Ada Rossi, Sophie Scholl, Anna Siemsen e Jo Cox,a cui il libro è dedicato, sono quelle ricordate dalle autrici di Pioniere, ma sul sito di Toponomastica femminile se ne troveranno moltissime.

[13] Citazione dalla relazione di Beatrice Pisa al corso “Educazione alla cittadinanza europea in ottica di genere”.

[14] Il Decalogo contro la violenza di genere è integralmente riportato nell’articolo  pubblicato sul numero 194 della rivista vitaminevaganti a questo link: https://vitaminevaganti.com/2022/11/26/educazione-alla-cittadinanza-europea-in-ottica-di-genere-parte-quinta/