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Guerra e pace nei manuali scolastici italiani

Guerra e pace nei manuali scolastici italiani
Abstract

Questo articolo riassume i risultati di una ricerca presentata a Friburgo (Svizzera) in occasione della Deuxième Conferénce de l’Association Internationale de Recherche en Didactique de l’Histoire et des Sciences Sociales – AIRDHSS, Guerres et paix: enjeux éducatifs (11-13 settembre 2014) e condotta da alcuni collaboratori degli istituti storici della rete INSMLI (Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia): Francesco Monducci (direttore della ricerca), Lidia Gualtiero, Gian Luigi Melandri, Marinella Sarti, Cinzia Venturoli e Agnese Portincasa.

Premessa: il manuale nella scuola italiana

Per introdurre la ricerca si ritiene opportuno ricordare come nella tradizione pedagogica italiana, che combina umanesimo e storicismo, alla storia sia assegnato un ruolo formativo centrale. Se in passato le finalità del suo insegnamento erano soprattutto identitarie (la formazione degli italiani come nazione), oggi, come gli esiti della ricerca dimostrano, i suoi obiettivi consistono soprattutto nel formare cittadini consapevoli e forniti di strumenti di analisi critica della realtà in cui vivono. Il cambiamento di finalità è stato accompagnato da innovazioni nello stile di insegnamento (anche se alcune pratiche di didattica attiva sono ancora oggi quasi esclusive della scuola primaria o della scuola secondaria di primo grado), che faticano però a radicarsi nei licei o negli istituti tecnici e professionali[1], dove la pratica didattica più comune rimane ancora la lezione magistrale, dove il compito del docente consiste nello spiegare il manuale (ciò che normalmente significa sottolineare i concetti fondamentali ed approfondire alcuni temi, ma si può anche arrivare, nel caso di un notevole divario tra la lingua del manuale e il livello degli studenti, alla parafrasi pura e semplice del testo), che rimane lo strumento di base per l’apprendimento. In Italia gli allievi studiano sul manuale con l’ausilio degli appunti presi durante le lezioni (particolare di non poco conto per la comprensione della comparazione con i manuali francesi).

È, dunque, necessario tenere a mente il ruolo centrale attribuito ai libri di testo, se si vogliono correttamente comprendere i contenuti e la loro organizzazione.

Motivazioni e finalità della ricerca

Guerra e pace sono temi tanto sensibili quanto decisivi quando si parli di un apprendimento della storia che abbia come obiettivo non solo la trasmissione di conoscenze ma anche la formazione di uno spirito critico e l’educazione alla cittadinanza.

Ecco il motivo per cui si è voluto analizzare come la guerra e la pace sono trattati nei manuali scolastici italiani delle scuole secondarie di secondo grado (licei, istituti tecnici e professionali).

Per il tema guerra si è fatto riferimento ai conflitti del XX secolo (in particolare alla Prima e alla Seconda guerra mondiale, alla guerra del Vietnam, alle guerre nella ex Jugoslavia). Attraverso l’analisi dei libri di testo più comuni, abbiamo cercato di verificare se e come sono stati assimilati i contributi della più recente ricerca storiografica, quali aspetti sono messi in evidenza, quali punti di vista; ancora, se si ponevano domande su argomenti sensibili, come l’identità nazionale, la memoria collettiva e il suo uso, la presenza di memorie plurali; infine, se, attraverso questi temi, si aprivano percorsi di educazione alla cittadinanza e alla gestione dei conflitti. Un confronto con alcuni manuali francesi e greci ha permesso un breve approfondimento di tipo comparativo.

Il campione preso in esame e il metodo di schedatura

Il campione comprende sette manuali per la scuola superiore di secondo grado tra i più comuni, che coprono circa il 70% del mercato[2]. Per l’analisi è stata elaborata una scheda comprendente i dati identificativi del testo, più una sezione per l’analisi quantitativa (dove l’argomento viene inserito nel manuale, il numero di paragrafi e pagine che gli sono dedicate, quale spazio è riservato al contesto internazionale e quale spazio all’Italia, ecc…) e una parte di analisi dettagliata (rilevamento di riferimenti a tesi storiografiche precise, presenza di temi identitari o di altri argomenti “sensibili” e modalità della loro presentazione, presenza di domande sulla memoria collettiva, apertura di percorsi di educazione alla cittadinanza).

Analisi quantitativa: quanto spazio è riservato ai temi della guerra e della pace nei manuali italiani?

Il numero di pagine è un dato rilevante: può suscitare sorpresa e meraviglia la dimensione dei libri recensiti che superano sempre le 600 pagine, fino ad arrivare alle 924 pagine del manuale più corposo. Va detto che negli ultimi anni i manuali italiani si sono evoluti e sono cambiati più per giustapposizione che per sostituzione. Pur mantenendo la loro struttura di fondo, costituita di un’esposizione di storia generale organizzata principalmente attorno agli aspetti politici, si sono arricchiti – per seguire le indicazioni ministeriali o le innovazioni educative – di temi d’attualità[3], d’imponenti apparati di approfondimento e problematizzazione (schede informative, dossier di documenti, dossier storiografici, ecc…), nonché di esercizi di ogni tipo (questionari e esercizi strutturati, guide all’analisi dei documenti, esercitazioni di preparazione all’esame, ecc…), ciò che conferisce loro un marcato carattere ipertestuale.

L’introduzione del materiale on-line (a partire dall’anno accademico 2012-13 la forma mista, digitale e cartacea, è obbligatoria per tutti i libri di testo[4]) non ha quasi apportato modifiche degne di nota: insegnanti e studenti hanno semplicemente ulteriore materiale aggiuntivo disponibile in rete.

La storia politica costituisce ancora l’asse centrale della narrazione storica ed è anche alla base della sua periodizzazione. In questo contesto, le guerre – in modo particolare le due guerre mondiali – rappresentano punti di svolta fondamentali. Ciò che riserva loro sezioni specifiche (“moduli” o “unità”) cui è mediamente dedicato 1/8 delle pagine totali, compresi gli apparati di approfondimento e di verifica.

Un discorso a parte riguarda la guerra del Vietnam: lo spazio accordatole dipende molto dal fatto che l’esposizione comprenda anche i suoi antecedenti (la Guerra d’Indocina) e soprattutto le sue ripercussioni sulle lotte per i diritti civili negli Stati Uniti e sui movimenti del ’68 in Europa (da qualche paragrafo a un intero modulo[5], nella parte dove si tratta della Distensione o, più in generale, della Guerra fredda).

Quanto alle guerre nella ex-Jugoslavia, esse hanno diritto a uno spazio più limitato (un capitolo o qualche paragrafo nella parte finale dei manuali) dedicato normalmente alla presentazione dei diversi aspetti del nuovo ordine (o disordine) mondiale dopo la fine della Guerra fredda. In un caso viene affrontata in modo più approfondito la guerra del Kosovo (per le sue implicazioni internazionali e il contestato intervento della NATO); in un altro, la dissoluzione della ex Jugoslavia è semplicemente citata, senza ulteriori dettagli.

Per quanto riguarda il tema della pace, in un primo momento si erano presi in esame i soli trattati di pace susseguenti ai conflitti. In questo caso gli unici trattati affrontati in maniera esauriente sono apparsi quelli successivi alla Prima guerra mondiale, con paragrafi specifici alla fine del modulo, o dell’unità, dedicato a tale conflitto. Un manuale in particolare consacra un intero capitolo a questi trattati: qui, il discorso viene allargato anche alla dissoluzione dell’Impero Ottomano e alla nascita dei primi movimenti indipendentistici nelle colonie.

In un secondo momento è parso più interessante, oltre che maggiormente coerente con lo spirito della ricerca, analizzare in quale misura era affrontato l’argomento della costruzione della pace, in particolare attraverso l’azione delle organizzazioni internazionali. Così si è potuto constatare che la maggioranza dei manuali esaminati parla dell’azione dell’ONU; uno in particolare dedica un intero modulo alla sua nascita – introducendo un paragone con la SDN – alla sua azione, ai suoi problemi attuali[6].

Passiamo ora ad analizzare i dati qualitativi.

I manuali italiani sono aggiornati rispetto alla ricerca storiografica? Presentano un’esposizione obiettiva?

Tutti i manuali, nel loro approccio di storia generale, privilegiano il contesto internazionale nella trattazione degli argomenti studiati. L’esposizione è obiettiva[7], e tiene generalmente conto degli apporti della storiografia più recente. Se consideriamo le due guerre mondiali, si può affermare che il concetto di guerra totale sia stato ormai acquisito, con la conseguenza che, per quanto riguarda la Prima guerra mondiale, l’esposizione si estende fino a trattare del suo impatto sulla società, del ruolo della tecnologia, delle condizioni di vita (e di morte) dei soldati nelle trincee.

Quanto alla Seconda guerra mondiale si sottolineano sempre i suoi aspetti ideologici, soprattutto con riferimento al Nuovo ordine imposto dalle potenze dell’Asse nei territori occupati; inoltre, è sempre esaminato in modo approfondito il coinvolgimento delle popolazioni civili, sia nei suoi aspetti “passivi” (le violenze subite, fino al genocidio degli Ebrei, tema al quale tutti i manuali dedicano un modulo o un capitolo specifico) sia in quelli “attivi” (collaborazionismo e Resistenza). Il carattere obiettivo e la pluralità dei punti di vista sono inoltre rafforzati dalla presenza costante di raccolte di documenti e di testi storiografici, che ci forniscono spesso delle prospettive in contrasto fra loro[8].

Tornando alla Prima guerra mondiale, tutti i manuali esaminati fanno riferimento alle tesi dello storico Eric Hobsbawn e giudicano questa guerra come punto di svolta della storia, momento di rottura che inaugura un periodo con caratteri nuovi. Si sottolinea sempre l’inumanità della guerra delle trincee, nei suoi diversi aspetti e conseguenze (ad esempio, la diffusione delle patologie psichiche dovute ai traumi di guerra) e non sono taciuti gli episodi di ammutinamento.

Per venire a un tema sensibile, si nota che tutti i manuali dedicano delle raccolte di documenti o delle schede di approfondimento al genocidio degli Armeni. Quanto alla memoria e al suo uso pubblico, un soggetto ugualmente affrontato da tutti i manuali è quello della nascita del culto del “Milite ignoto” e della diffusione dei monumenti ai caduti.

Se veniamo alla Seconda guerra mondiale, e in modo specifico alla Shoah[9] e alla sua interpretazione, è interessante notare che almeno due manuali presentano della schede-glossario, in cui si confrontano le diverse espressioni “genocidio”, Olocausto”, “Shoah”, e che tutti i manuali, nelle loro ricostruzioni della persecuzione e del genocidio degli Ebrei, fanno regolarmente riferimento agli apporti di Hilberg, Browning e Goldhagen.

Tutti i manuali ricordano che le persecuzioni naziste non hanno coinvolto soltanto gli Ebrei, e due affrontano il tema sensibile del “negazionismo”.

Scheda-glossario

Scheda-glossario in cui si tratta criticamente dell’uso dei termini «sterminio», «genocidio», «olocausto», «shoah» (Dialogo con la storia e l’attualità, pag.375)

Nei manuali italiani quale spazio è riservato al contesto internazionale e quale all’Italia? Affrontano temi “sensibili”? Presentano percorsi d’educazione alla cittadinanza o alla pace?

Considerando la parte dedicata all’Italia e al ruolo del nostro Paese, non si può che confermare in generale il carattere obiettivo dell’esposizione. Per la Prima guerra mondiale non si nascondono mai i contrasti fra neutralisti e interventisti, né le motivazioni contraddittorie del nostro intervento o gli errori della strategia elaborata dal generale Cadorna e dagli alti comandi dell’esercito. Si mostra, spesso con l’ausilio di dossier di documenti[10], l’opposizione fra la rappresentazione (e la memoria) ufficiale della guerra, e la dura realtà delle trincee.

Tutti i manuali sottolineano che il bilancio insoddisfacente dei trattati di pace non fu dovuto all’arroganza delle altre potenze (da cui il mito della “Vittoria mutilata”), ma soprattutto all’inettitudine dei nostri diplomatici, e, cosa più importante, tutti i manuali sottolineano i legami fra la guerra e la nascita del Fascismo.

Un po’ più contrastato è, invece, il bilancio intorno alle pagine in cui si parla dell’Italia durante la Seconda guerra mondiale. E’ vero che nessun manuale nasconde le responsabilità e gli errori della politica di Mussolini, ma è ancora difficile che sia affrontato il tema dei crimini di guerra commessi dagli Italiani. Più facile che si trovino paragrafi o schede dedicate a tale argomento nei capitoli dove si tratta delle guerre coloniali italiane (Libia ed Etiopia), mentre solo due manuali[11] osano affrontare la questione in relazione con la Seconda guerra mondiale.

Affrontare il tema dei crimini commessi soprattutto nei Balcani, significherebbe fare chiarezza su una questione divenuta di grande attualità dopo l’istituzione del “Giorno del Ricordo”[12] e che molto spesso diventa oggetto di manipolazioni politiche. Anche se tutti i manuali affrontano oggi l’argomento del confine orientale italiano, nella maggioranza dei casi si limitano a parlare delle uccisioni delle foibe e della volontà di annessione da parte degli Jugoslavi, animati da uno spirito di rivincita, non sempre debitamente spiegato[13].

La Resistenza resta argomento molto approfondito (è il solo caso dove il numero di pagine dedicate ai fatti italiani supera le pagine dedicate allo stesso argomento nel contesto internazionale) e l’esposizione segue solitamente l’interpretazione più recente dello storico Claudio Pavone[14] che distingue nella Resistenza italiana una guerra di liberazione, una guerra civile, una guerra di classe. Si può perfino dire che l’idea di guerra civile è spesso privilegiata rispetto a quella, più tradizionale, di guerra di liberazione. La Resistenza resta un tema sensibile cui ancora oggi fanno riferimento memorie opposte; situazione che continua a suscitare polemiche e discussioni anche politiche e che si riflette sui manuali: in tutti è affrontata, infatti, la questione del “lato oscuro” della Resistenza.

Presentazione della Resistenza in Italia nel manuale Millennium

Presentazione della Resistenza in Italia nel manuale Millennium (pag. 387).

Ugualmente sensibile è l’interpretazione di certi episodi della Resistenza: spiace constatare che il termine “rappresaglia” venga utilizzato sia per il massacro delle Fosse Ardeatine – perpetrato in seguito all’attentato di via Rasella a Roma – sia per designare i massacri della popolazione civile a Marzabotto o a Sant’Anna di Stazzema, cosa che può generare malintesi: si tratta infatti di situazioni ben diverse, poiché i massacri di Marzabotto e di Sant’Anna di Stazzema non sono stati la risposta ad azioni di partigiani, ma operazioni attuate da reparti speciali di SS, con lo scopo di mettere in sicurezza il territorio prossimo alle linee di difesa tedesche.

Tuttavia, in termini generali, il tema della Resistenza è trattato in modo obiettivo, col supporto di raccolte di documenti o di testi storiografici che mirano a mettere in una prospettiva critica l’argomento. Nella maggior parte dei manuali, infine, si valorizza il legame fra il patrimonio di valori della Resistenza e la Costituzione repubblicana, ciò che consente di aprire approfondimenti sulla cittadinanza.

Un’ultima annotazione positiva: tutti i manuali riconoscono oggi le responsabilità specifiche del regime fascista nella Shoah e, con riferimento alle leggi razziali del 1938, tutti ne sottolineano i caratteri di originalità e non di pura e semplice imitazione delle leggi naziste.

Le guerre “minori”

Per quanto riguarda la guerra del Vietnam e le guerre nella ex Jugoslavia esse sono state scelte per le vaste ripercussioni internazionali che hanno avuto nelle proprie epoche. Nel caso di questi conflitti non ci sono implicazioni dirette per l’Italia (e tuttavia almeno un manuale[15] cita il dibattito politico avvenuto nel nostro Paese in occasione dell’intervento della NATO in Kossovo).

La guerra del Vietnam fornisce l’occasione per mostrare in quale modo decolonizzazione e Guerra fredda possano incrociarsi e sovrapporsi, così come le contraddizioni e i limiti della Distensione e della politica estera americana in tale periodo. E’ interessante notare come tutti i manuali presi in considerazione sottolineino gli stretti legami fra questa guerra e le lotte per i diritti civili negli Stati Uniti e il ruolo simbolico da essa assunto nella cultura dei giovani, protagonisti delle contestazioni del ’68. Da questo punto di vista si hanno riferimenti ai fatti italiani (soprattutto con documenti scritti e iconografici: discorsi dell’epoca, foto di manifestazioni, ecc.).

Quanto alle guerre nella ex-Jugoslavia, benché trattate in modo piuttosto diseguale nei vari manuali, forniscono spesso il pretesto per parlare di temi sensibili, come i nuovi nazionalismi o la violenza contro le donne; per discutere dei concetti di etnia, popolo e nazione; per porsi questioni di attualità, come la crisi del diritto internazionale e del ruolo dell’ONU, le nuove forme di guerra, o il fenomeno crescente dei rifugiati.

Non tutti questi temi sono sviluppati nello stesso manuale, ma è importante che le guerre nella ex Jugoslavia non siano mai trattate in un orizzonte chiuso, o come semplice esempio della crisi del mondo comunista.

Il tema della pace e della sua costruzione

Abbiamo ricordato il ruolo dell’ONU in relazione alla crisi della ex Jugoslavia, ciò che ci permette di passare all’altro tema della ricerca: quello della pace. Come già accennato, è un tema che occupa uno spazio più ristretto nei manuali, soprattutto se ci si limita a considerare solo i trattati seguiti ai conflitti. Da questo punto di vista si nota un’esposizione dettagliata dei trattati di pace della Prima guerra mondiale, dei quali si evidenziano regolarmente i limiti e le contraddizioni.

Un solo manuale parla in modo approfondito della dissoluzione dell’Impero Ottomano[16], mentre i trattati successivi ad altre guerre sono invece solo citati o addirittura ignorati.

La questione assume un aspetto differente, se si fa invece riferimento al tema della costruzione della pace e in particolare all’opera delle organizzazioni internazionali. Si parla della SDN, ma soprattutto dell’ONU: dell’organizzazione e delle finalità. In numerosi manuali questo argomento è affrontato a più riprese: nelle sezioni in cui si parla del nuovo ordine del mondo dopo la Seconda guerra mondiale e nelle pagine dedicate ai nuovi conflitti dopo la fine della Guerra fredda quando si mettono in evidenza i nuovi problemi che l’Onu deve affrontare (guerre civili, terrorismo internazionale, moltiplicazione dei rifugiati, problemi di finanziamento e di rappresentatività delle sue istanze).

Tale argomento, oggi sensibile, è affrontato di solito col supporto di schede di approfondimento o di raccolte di documenti, in modo da favorire la discussione.

Se passiamo dalla pace al pacifismo è infine interessante notare come tutti i manuali dedichino qualche paragrafo e qualche documento all’opera di Gandhi e di Martin Luther King.

I manuali italiani: riepilogo

I manuali italiani sono generalmente aggiornati rispetto alla ricerca storiografica. La presentazione di argomenti come la guerra e la pace è approfondita e dettagliata, condotta sempre a partire dal contesto internazionale e non sono omessi aspetti contraddittori o che sono oggetto di discussione o testimoniano memorie opposte.

Dal punto di vista didattico solo alcuni manuali presentano schede o dossier di documenti riferiti in modo esplicito all’educazione alla cittadinanza e in risposta alle sollecitazioni del Ministero dell’Istruzione che ha istituito questa disciplina a partire dall’anno scolastico 2008/2009[17].

Nessun manuale propone percorsi o pratiche specifiche di educazione alla pace e alla gestione dei conflitti. Per altro, la formazione di una coscienza critica di fronte alle guerre e alle loro cause o alla difficoltà di costruire e mantenere la pace è favorita dal tono obiettivo dell’esposizione e dalla presenza di dossier di documenti a partire dai quali l’insegnante può costruire percorsi di apprendimento atti a suscitare riflessione e discussione.

Certo il ruolo dell’insegnante rimane decisivo: tocca a lui scegliere – nell’offerta imponente del suo manuale – il materiale più interessante per costruire percorsi di apprendimento efficaci e adatti a far acquisire agli allievi non soltanto conoscenze, ma anche vere competenze di cittadinanza.

Uno sguardo all’estero: Francia e Grecia

Cosa accade in Francia e in Grecia, Paesi vicini e tuttavia diversi dall’Italia, per cultura e tradizione pedagogica?

Per quanto riguarda la Francia, si nota subito un’importante differenza nelle dimensioni dei manuali francesi rispetto a quelli italiani: i manuali francesi sono infatti molto più “magri” (i testi esaminati non superano mai le 400 pagine).

La spiegazione si collega tanto ai contenuti quanto alla funzione. Gli studenti francesi lavorano principalmente sugli appunti presi durante la lezione del loro insegnante, mentre al manuale spetta il ruolo complementare di fornire esposizioni sintetiche dei diversi argomenti e dossier di documenti, “studi di caso”, sui quali gli allievi esercitano competenze e approfondiscono conoscenze. Questo carattere “utilitaristico” dei manuali francesi è evidenziato anche dai loro titoli generici: nessun titolo “immaginativo” come riscontrato nei manuali italiani, ma la semplice indicazione della disciplina, “Storia”, con l’indicazione della classe scolastica cui sono destinati; in genere, li si identifica attraverso gli autori o la casa editrice.

Per i contenuti, i manuali francesi seguono in modo fedele le indicazioni ministeriali (sempre citate nelle prime pagine), indicazioni che hanno conosciuto un’evoluzione significativa nel corso degli ultimi anni. E’ stata sempre più privilegiata l’acquisizione di competenze di analisi e comprensione dei documenti, così come di riflessione e problematizzazione, fino a sacrificare la continuità dell’asse cronologico a favore di una forte tematizzazione del programma (ad esempio, colonizzazione e decolonizzazione costituiscono un solo tema, esattamente come le guerre nel XX secolo).

La precedenza accordata alla riflessione e alla comprensione del mondo attuale ha modificato in modo radicale il curricolo, di modo che oggi il XX secolo è oggetto soprattutto del programma di 1ère (penultima classe), mentre la classe di Terminale (ultima classe) affronta temi-chiave per la comprensione della realtà attuale, ivi compresa una lettura storica delle memorie[18].

Bisogna inoltre sottolineare che il programma di storia è sviluppato in sinergia con quelli di geografia e di educazione civica, disciplina cui è affidata in gran parte l’educazione alla cittadinanza.

Dato che i manuali francesi sono fedeli ai programmi ufficiali e si differenziano fra loro solo per la qualità dei dossier di documenti, si è limitato il nostro campione a un solo manuale, per le classi rispettivamente di 1ère e Terminale: Histoire pour 1ère L, ES, S, Collection Guillaume Le Quintrec, Nathan, Paris 2011, et Histoire pour les Terminales L, ES, Collection Le Quintrec, Nathan, Paris 2012.

Come anticipato, l’argomento delle guerre nel XX secolo costituisce un unico tema affrontato in modo globale e unitario: esso corrisponde infatti al secondo tema proposto dai programmi per la classe di 1ère, dove sono presentati in tre capitoli tutti i principali conflitti del secolo passato: Prima e Seconda guerra mondiale, Guerra fredda, nuove conflittualità nate dopo la fine della Guerra fredda. Insieme alle guerre si trova in questa parte anche il tema della pace, sul quale si torna più volte: si parla infatti della nascita della SDN dopo la Prima guerra mondiale, delle sue azioni e del suo fallimento, capitolo seguito da un dossier di documenti.

Dell’ONU, della sua organizzazione e delle sue finalità si parla in un capitolo specifico, che segue quello dedicato alla Seconda guerra mondiale, e su tale organizzazione internazionale si torna in alcuni paragrafi dedicati alle nuove conflittualità.

I conflitti vengono trattati da un punto di vista generalmente internazionale, benché l’esposizione sia spesso molto essenziale; alla Francia sono dedicati capitoli specifici nella parte del manuale riservata alla storia nazionale[19] , che viene tenuta distinta.

Si affrontano la Prima e la Seconda guerra mondiale – come per i manuali italiani – con il concetto di “guerra totale”, che costituisce, anzi, la chiave di lettura privilegiata. Per la Prima guerra mondiale, troviamo molto sviluppato l’argomento della condizione dei soldati nelle trincee (si citano anche gli ammutinamenti del 1917) e si parla anche del genocidio degli Armeni. Per la Seconda guerra mondiale, si approfondisce il tema del coinvolgimento delle popolazioni civili e del “nuovo ordine” imposto dai nazisti.

Un capitolo a parte, così come un dossier specifico, è dedicato al “genocidio degli Ebrei e degli Zingari” (titolo, quest’ultimo, molto interessante: nei manuali italiani si citano di solito le altre vittime della volontà di sterminio nazista, ma non sono mai collocate da “protagoniste”). La questione della Resistenza e del collaborazionismo è invece trattata da un punto di vista essenzialmente francese nei capitoli già citati riservati alla storia francese.

Della Guerra del Vietnam si tratta nei capitoli dedicati alla Guerra fredda (mentre la Guerra d’Indocina è invece citata nella sezione dedicata alla decolonizzazione), soprattutto per le sue ripercussioni sull’opinione pubblica americana (nessun riferimento, invece, là dove si parla delle contestazioni del ’68 in Francia).

Delle guerre nella ex-Jugoslavia si tratta nel capitolo dedicato alle nuove conflittualità dopo la fine della Guerra fredda: conflitti, come la Prima guerra del Golfo o gli attentati dell’11 settembre 2001 che consentono di aprire la riflessione sul nuovo “disordine” mondiale, sulle sue sfide e i suoi “enjeux”, nonché sulla crisi delle organizzazioni internazionali.

L’innovazione più interessante si trova nel manuale per la classe di Terminale, in particolare nella sezione intitolata “Il rapporto delle società con il loro passato”. In questa parte sono sviluppati due temi: il primo, la relazione fra patrimonio e storia, nel quale si sottolinea il carattere plurale del patrimonio (materiale e immateriale) e il fatto che costituisca una realtà viva, sottoposta a uso e ri-uso, e che possa essere al centro di conflitti, soprattutto quando sia collegato a un’identità (sono proposti, a scelta, i casi di tre città: Parigi, Roma e Gerusalemme); il secondo, la delicata questione delle memorie plurali e conflittuali (ancora a scelta, si propone lo studio delle diverse memorie della Seconda guerra mondiale in Francia, oppure il confronto delle memorie in conflitto fra loro a proposito della Guerra d’Algeria).

È apprezzabile il coraggio della scuola francese nel proporre temi delicati e “sensibili” in modo diretto ed esplicito. Se i manuali italiani hanno il pregio di proporre una visione più allargata e dettagliata degli eventi nel contesto internazionale, quelli francesi affrontano di petto questioni vitali e fondamentali per la società, per offrirli alla riflessione dei giovani, affinché essi stessi possano prendere parte per costruire una cittadinanza attiva e consapevole.

Una situazione diversa abbiamo invece per la Grecia, così come si evince esaminando il manuale di storia destinato ai licei. In questo Paese, in base a una legge del 1946 ancora in vigore, i manuali per tutti gli ordini di scuola sono pubblicati dallo Stato e distribuiti gratuitamente. Nessuna scelta, dunque, né per gli insegnanti né per gli studenti. I programmi prevedono che l’insegnamento della storia cominci nella scuola primaria (nella terza classe): tre cicli di storia generale si ripetono fino al liceo, con la riproposizione degli stessi contenuti, progressivamente arricchiti e approfonditi. Al liceo, in un manuale separato, si introducono temi specifici, con riferimento soprattutto a questioni della storia greca (ad esempio, la questione della Macedonia, o la “diaspora” greca all’estero).

Il manuale in uso presso l’ultima classe del liceo, Istorìa tou neoterou kaì tou synchronou kosmou (apò 1815 eos semera) – Storia del mondo moderno e contemporaneo (dal 1815 ai nostri giorni), consta di 253 pagine, di cui 166 dedicate alla storia generale e le restanti a storia dell’arte, della letteratura, delle scienze.

La sezione storica si compone di sette capitoli, di cui due dedicate alle guerre mondiali. Ogni capitolo, introdotto da un breve riassunto, si articola in paragrafi accompagnati da questionari di comprensione. Alcuni documenti, per lo più scritti, arricchiscono la trattazione.

La trattazione delle due guerre mondiali occupa un posto di rilievo e comprende anche temi sensibili. Per la Prima guerra si tratta della “coda” costituita dalla Guerra greco-turca (vi prevale una prospettiva piuttosto nazionale con la valorizzazione dell’episodio del “genocidio” dei Greci di Smirne); per la Seconda guerra si tratta del tema della Resistenza, questione difficile da affrontare in Grecia, essendo legata a una vera guerra civile, scoppiata alla fine del conflitto mondiale fra partigiani monarchici e comunisti (conflitto trattato in sole poche righe, accompagnate dalle foto dei comandanti delle due fazioni in lotta fra loro).

Viene ricordato anche lo sterminio degli Ebrei, con un’attenzione particolare al caso di Salonicco, ma l’espressione “Shoah” non è utilizzata, preferendole quella di genocidio.

Molto breve la trattazione sulla Guerra del Vietnam nella parte dedicata alla Guerra fredda; appena menzionate le guerre nella ex Jugoslavia, nell’ultimo capitolo del manuale.

L’analisi restituisce il quadro di un manuale tradizionale, attento soprattutto alla storia nazionale, e ancor più a evitare certi temi suscettibili di creare discussioni e divisioni.

Ci troviamo dunque all’opposto di una pedagogia che miri alla partecipazione degli studenti e alla formazione di uno spirito critico, ciò che porta a ritenere che in Grecia il ruolo degli insegnanti sia molto più importante che altrove, al fine di aprire delle prospettive critiche nei loro studenti.

Bibliografia:

Paolo Bernardi e Francesco Monducci (a cura di), Guida alla didattica del laboratorio storico, Seconda edizione, UTET Universitaria, De Agostini, Novara 2012

Lidia Gualtiero, Gian Luigi Melandri, Francesco Monducci, Maria Paola Morando, Davide Pizzotti, Giulia Ricci, Marinella Sarti, Cinzia Venturoli, Paola Zagatti, C’è manuale e manuale. Analisi dei libri di storia per la scuola secondaria, Sette Città, Viterbo 2010

Sitografia:

http://www.aie.it/

http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/index.html

http://www.education.gouv.fr/

Manuali esaminati:
  • Antonio Brancati, Trebi Pagliarani, Dialogo con la storia e l’attualità, 3, La Nuova Italia, Milano 2012
  • Pietro Cataldi, Ennio Abate, Sara Luperini, Lidia Marchiani, Cinzia Spingola, Di fronte alla storia. Eventi, persone, luoghi tra passato e presente. Corso di storia per il triennio della scuola secondaria di secondo grado, 3, G.B. Palumbo & C. Editori, Palermo 2009
  • Giovanni De Luna, Marco Meriggi, Giuseppe Pontoni, La storia al presente, Vol. 3, Paravia, Torino 2008
  • Francesco Maria Feltri, in collaborazione con Manuela Bertazzoni e Franca Neri, ChiaroScuro, Vol. 3, Nuova edizione secondo i nuovi programmi, SEI, Torino 2012
  • Francesco Maria Feltri, in collaborazione con Manuela Bertazzoni e Franca Neri, La torre e il pedone, 3, SEI, Torino 2012
  • Gianni Gentile, Luigi Ronga, Anna Rossi, Storia e geostoria del mondo dall’anno Mille ai giorni nostri, Corso di storia per il secondo biennio e il quinto anno, Vol. 3, La Scuola, Brescia 2012
  • Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Il mosaico e gli specchi, 5, Laterza, Bari 2006
  • Guillaume Le Quintrec (sous la direction de), Histoire 1ère L, ES, S, Nathan, Paris 2011
  • Guillaume Le Quintrec (sous la direction de), Histoire Terminale L, ES, Nathan, Paris 2012
  • Koliopoulos, K. Svolopoulos, E. Xatzivasileiou, T. Nimas, X. Skolinaki-Xelioti, Istorìa tou neoterou kaì tou synchronou kosmou (apò 1815 eos semera), Organismos Ekdoseos Didaktikon Biblion, Athena 2007

Note

[1]             Le indicazioni ministeriali, anche se con qualche contraddizione, spingono in questa direzione, o lasciano comunque molta libertà alle scelte pedagogiche dell’insegnante. Le più recenti fanno riferimento alla riforma generale dell’insegnamento, che data del 2010 (DPR 89/2010), comunemente chiamata “Riforma Gelmini.

[2]             Informazioni fornite dal sito dell’Associazione Italiana Editori – AIE – http://www.aie.it/; per la lista dei manuali esaminati, cfr. l’elenco dei manuali esaminati in Bibliografia.

[3]             E’ il caso di certi temi, come la questione della frontiera orientale italiana, o il «lato oscuro» della Resistenza, che sono oggetto di polemiche politiche prima ancora che storiografiche.

[4]                       Circolare ministeriale n° 18 del 3 febbraio 2012.

[5]             Quest’ultimo è il caso di un manuale, Di fronte alla storia, che vorremmo citare, perché è il solo, che, pur nel rispetto dell’asse cronologico e della periodizzazione tradizionali, si caratterizza per un’organizzazione dei contenuti abbastanza innovativa, di tipo modulare : ogni periodo, infatti, dopo una scheda di presentazione generale, è affrontato attraverso una serie di moduli tematici di varia tipologia (zoom sugli avvenimenti principali, le figure sociali, le istituzioni, ecc.), cosa che permette all’insegnante di costruire agevolmente dei percorsi d’apprendimento coerenti.

[6]             E’ il caso del già citato Di fronte alla storia.

[7]             Possiamo qui ricordare che fra gli autori di manuali abbiamo spesso storici di chiara fama, come Giovanni De Luna (La storia al presente) o Giovanni Sabbatucci (Il mosaico e gli specchi).

[8]             Ad esempio, il manuale Dialogo con la storia presenta un dossier storiografico sulla Prima guerra mondiale, dove troviamo testi di Fritz Fischer, su Le responsabilità della Germania nello scoppio della guerra, di David Stevenson, su Le responsabilità collettive delle grandi Potenze, e di Paul Kennedy, su Le radici della rivalità fra Gran Bretagna e Germania.

[9]             Lo spazio accordato al tema della persecuzione degli Ebrei ha conosciuto una crescita progressiva, soprattutto a partire dagli anni ’90. Lo studio della Shoah si accompagna inoltre a tutta una serie di attività parascolastiche, organizzate in particolare in occasione della “Giornata della memoria” (il 27 gennaio, data anniversario della liberazione di Auschwitz). Questa solennità, istituita dalla legge 211/2000, dichiara ufficialmente il “dovere di memoria” non soltanto per le vittime della Shoah, ma anche per tutti i deportati e per tutti coloro che hanno cercato di opporsi al progetto nazista di sterminio. In occasione di questa data, infatti, si organizzano cerimonie, incontri e momenti di riflessione. Collegata alla commemorazione della Shoah, è inoltre l’organizzazione dei “treni per Auschwitz”, che coinvolge ogni anno numerose scuole.

[10]           Per esempio, confrontando i testi originali di alcuni canti militari con le loro versioni ufficiali “ripulite”.

[11]           Di fronte alla storia e ChiaroScuro.

[12]           Il “Giorno del Ricordo” è una solennità civile italiana, celebrata ogni anno il 10 febbraio. Istituita dalla legge n° 92/2004, commemora le vittime dei massacri delle “foibe” e l’esodo della popolazione italiana dell’Istria e della Dalmazia.

[13]           Un manuale soltanto, ChiaroScuro, dedica un “ipertesto” alla storia della frontiera orientale italiana, dal 1918 fino alla Seconda guerra mondiale.

[14]           Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati-Boringhieri, Torino 1991.

[15]           Di fronte alla storia.

[16]           Dialogo con la storia e l’attualità.

[17]           La disciplina Educazione alla cittadinanza e alla Costituzione, istituita con la legge n° 169/2008, sostituisce la vecchia Educazione civica. E’ una materia priva di ore e voti specifici, ma che deve avere uno «spazio adeguato», in particolare nell’ambito dell’insegnamento della storia nei licei (DPR n° 89/2010), nonché delle discipline giuridico-economiche negli istituti tecnici e professionali (DPR n° 88/2010).

[18]           Gli ultimi programmi di Storia sono stati pubblicati, per la classe 1ère delle “séries générales” (letteraria, scientifica, economico-sociale), sul B.O. Spécial n° 9 del 30/09/2010; hanno poi subito alcune modifiche (B.O. n° 46 del 13 dicembre 2013); per la classe di Terminale L e ES sul B.O. n° 8 del 13 ottobre 2011(anch’essi hanno subito qualche modifica, cfr. B.O. n° 42 del 14 novembre 2013); per la classe di Terminale S la Storia tornerà ad essere disciplina obbligatoria a partire dall’anno scolastico 2014/2015, dopo essere diventata facoltativa negli ultimi anni, ma avrà comunque un programma semplificato (J.O. del 23 gennaio 2013). I programmi delle “séries technologiques” sono a loro volta diversi, più tradizionali sul piano della periodizzazione, ma con temi incentrati maggiormente su questioni sociali, come, ad esempio, “Le donne nella società francese” (B.O. Spécial n° 3 del 17 marzo 2011 per la classe di 1ère e B.O. Spécial n° 33 del 13 settembre 2012 per la classe di Terminale).

[19]           Anche questa parte è in realtà abbastanza tematizzata, e affronta la storia francese soprattutto dal punto di vista delle relazioni fra istituzioni repubblicane e società francese. Per esempio, si affronta, altro tema non trascurabile, l’argomento della laicità dello Stato (le sue origini e la sua evoluzione).