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La didattica della memoria nella scuola di oggi

La didattica della memoria nella scuola di oggi

Foto di sconosciutoUSHMM, Pubblico dominio, Collegamento

Abstract

Riflessioni sulle potenzialità e possibilità della didattica della memoria alla secondaria di primo e secondo grado.

Cosa significa lavorare sul tema della memoria a scuola?

La lettura in classe del testo Hanna non chiude mai gli occhi di Luigi Ballerini nasce dalla volontà di mantenere vive in ambito didattico la conoscenza, l’educazione e l’assimilazione delle tematiche sulla Memoria e la celebrazione di quest’ultima, affinché le giovani generazioni possano farne tesoro per la propria crescita e per la propria formazione. Negli ultimi anni, il Ministero dell’Istruzione in collaborazione con gli Istituti Storici della Resistenza, i Memoriali, i Musei e i luoghi della memoria presenti sul territorio ha promosso la formazione dei docenti sul tema della Memoria, affinché diventino essi stessi veicolo di trasmissione e interiorizzazione delle tematiche presenti in un segmento di storia complesso come quello della Shoah.

La necessità di avviare un percorso di educazione alla memoria appare quanto mai utile se guardiamo la realtà che ci è intorno, i fatti che riempiono le pagine dei giornali, le dinamiche interne ad una classe. Il negazionismo, l’uso di simboli e atteggiamenti propri del periodo nazifascista, eventi di straordinaria gravità come i raduni di giovani in occasione di date significative del nazismo, la difficoltà sempre crescente ad accettare e convivere con lo straniero, non possono non interpellare la coscienza dell’educatore e dell’insegnante che, a sua volta preparato e sensibilizzato sulle tematiche connesse agli eventi appena enunciati, ha il dovere di essere una “sentinella della memoria” e fare anch’egli, in prima fila, tutto quello che è possibile perché certi orrori non si ripetano più.

Il ruolo dell’insegnante

L’insegnante viene investito del grande ruolo di accompagnare i giovani per mano verso percorsi opposti a quelli dell’indifferenza, della mancanza di un pensiero civico e di una personalità forte che pensa, dell’edificazione di uno Stato che può arrivare a programmi politici di isolamento, espulsione e stermino. Ma come fare per opporsi e prendere le distanze da un’ideologia forte e persuasiva? Per resistere all’omologazione, alla dittatura, alla violenza? E soprattutto, come si fa a rompere il silenzio della complicità e il muro dell’indifferenza, a disobbedire alla legge che ordina di discriminare e di perseguitare, e prestare soccorso ai perseguitati? In sintesi, come si fa a scegliere il bene e ad agire con responsabilità politica e morale, a non essere indifferenti di fronte al male, a maturare la capacità di indignarsi? E tutto questo, che significato ha per noi oggi che viviamo in una società in cui i valori di democrazia, diritti umani e libertà vengono spesso e ancora violati e ignorati?

Il ruolo della scuola

La scuola ha la responsabilità di educare le nuove generazioni a costruire una società che poggia sui cardini della pace, della tolleranza e dell’accettazione dell’altro.

La riflessione sulle questioni sopra accennate mi ha portato in questi anni a farmi promotrice, all’interno delle scuole in cui ho lavorato, di iniziative sul tema della Memoria inserendole spesso in un più ampio progetto sui diritti umani che prevedeva varie forme di sensibilizzazione all’interno delle mura scolastiche e utilizzando le strategie didattiche più differenziate.

Nella scuola secondaria di I grado, per qualche anno, in occasione della celebrazione del 27 gennaio, ho preparato le classi terze alla realizzazione di una performance teatrale serale e aperta al pubblico di studenti, genitori ed insegnanti. La rappresentazione teatrale era la traduzione, in forma drammatizzata, dei contenuti che i ragazzi avevano appreso su testi letterari e non riguardanti la Shoah. Spesso tali rappresentazioni sono state proposte al pubblico arricchite di video, canzoni, interviste volute, cercate e realizzate dai ragazzi stessi.

Inserire le celebrazioni in un contesto più ampio

Ma la celebrazione del 27 gennaio, proprio perché inserita sempre in un progetto più ampio sui diritti umani, non è mai stata intesa come un’esperienza isolata nel percorso scolastico. Durante l’anno, ci sono stati momenti che hanno mantenuto viva la sensibilizzazione su questi temi in altre forme. I ragazzi sono stati invitati ad ascoltare testimonianze di persone che avevano vissuto in prima persona la violazione dei diritti umani (Vera Vigevani Jarach[1], Franco Debenedetti Teglio[2]); assistere a spettacoli teatrali che riprendevano il tema della memoria (Il diario di Anna Frank, Il popolo ebraico e la Shoah[3]) in forma drammatizzata; partecipare a interventi di storici ed esperti che attraverso veri e propri laboratori didattici hanno trasmesso contenuti storici e nello stesso tempo hanno dato la possibilità ai ragazzi di interagire condividendo esperienze personali e attuali (Elena Mastretta e Giovanni Cerutti[4] dell’Istituto storico della resistenza “Piero Fornara” di Novara); ad ascoltare esperienze forti di chi oggi dedica il proprio tempo libero alla sensibilizzazione su questi temi (Giovanni Bosisio, il ciclista della Memoria); viaggiare nei luoghi della memoria come la Risiera di San Sabba.

Queste attività didattiche hanno tradotto gli obiettivi di apprendimento che all’interno dell’istituto scolastico ci siamo dati e che sono:

  • Celebrare in modo critico e consapevole la Giornata della Memoria
  • Conoscere un segmento particolare della storia del Novecento attraverso la biografia di uomini e donne che hanno rischiato la propria vita e messo in gioco le proprie passioni per fare resistenza contro il nazifascismo.
  • Educare le giovani generazioni a sviluppare una coscienza politica e l’impegno civile
  • Sensibilizzazione a tutti gli aspetti del tema della memoria: focalizzare non solo il tema dello sterminio e sul solo rapporto vittima/carnefice, ma fornire esempi concreti di possibilità di reazione al totalitarismo attraverso le vicende di salvatori e salvati, fino alle figure dei Giusti delle Nazioni, a partire dal tema dell’esclusione.
  • Creare un percorso di continuità con le manifestazioni e le attività sul tema della memoria organizzati dell’anno scolastico precedente
  • Avviare percorsi multidisciplinari e transdisciplinari che possano coinvolgere un numero sempre maggiore di discipline scolastiche nell’ottica di attuazione dell’insegnamento trasversale di cittadinanza e costituzione
  • Aiutare i giovani a guardare con obiettività storica gli eventi contemporanei caratterizzatiti dai flussi di popoli e guardare con positività le differenze culturali politiche, economiche.

Gli obiettivi di apprendimento sopra esposti sono stati declinati a partire dalle competenze-chiave per l’apprendimento permanente dell’Unione Europea. In particolare si fa riferimento alla competenza-chiave numero 6 dove si dice che La competenza civica si basa sulla conoscenza dei concetti di democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili, anche nella forma in cui essi sono formulati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e nelle dichiarazioni internazionali e nella forma in cui sono applicati da diverse istituzioni a livello locale, regionale, nazionale, europeo e internazionale. Essa comprende la conoscenza delle vicende contemporanee nonché dei principali eventi e tendenze nella storia nazionale, europea e mondiale. Si dovrebbe inoltre sviluppare la consapevolezza degli obiettivi, dei valori e delle politiche dei movimenti sociali e politici.[…]

Un’esperienza didattica: la lettura di un libro

All’inizio dello scorso anno scolastico ho iniziato la mia esperienza didattica in una scuola secondaria di II grado dove ho voluto rimettere in gioco il bagaglio di esperienze che avevo acquisito nella scuola precedente proponendolo immediatamente alla Dirigenza. Ho individuato le classi più adatte a lavorare su questi contenuti e ho deciso di proporre loro la semplice lettura e rielaborazione di temi di un libro che parlasse della Shoah.

In questo articolo, in particolare vorrei dunque condividere l’esperienza didattica in cui sono stati coinvolti, l’anno scorso, i ragazzi di due classi seconde dell’istituto tecnico in cui lavoro, l’IIS Geymonat di Tradate, che organizza ogni anno un evento di commemorazione della Giornata della Memoria. Quando sono arrivata in questa scuola ho accolto con piacere l’invito di condividere e quanto avevo maturato in questo campo precedentemente proprio per pianificare delle attività di riflessione e di coinvolgimento degli alunni sul tema della Shoah.

Come effettuare la scelta?

Come sempre nel momento in cui si sceglie di iniziare un percorso come questo, ci si trova di fronte al grande dilemma su quale possa essere il libro migliore sull’argomento, quel libro che nello stesso tempo abbia un linguaggio comprensibile per ragazzi di quell’età, che presenti spunti diversi per introdurre temi come quello della Shoah e che sia anche coinvolgente per i ragazzi.

Si tratta di un’operazione solo apparentemente semplice; in realtà la scelta è complicata, perché da un lato deve rispondere agli obiettivi didattici coerenti con il programma da svolgere durante l’anno, dall’altro deve tener conto dell’identità del gruppo classe e delle singole individualità. La lettura di un libro scatena sempre emozioni più o meno forti in questa fascia d’età così fragile e così assetata di risposte e bisogna sempre tenere conto anche di questo aspetto.

Il connubio perfetto per rispondere a queste molteplici esigenze mi è sembrato di trovarlo nel libro di Luigi Ballerini dal titolo Hanna non chiude mai gli occhi suggeritomi dalla responsabile della sezione didattica[5] dell’Istituto storico Piero Fornara di Novara che proprio l’anno scorso, tra l’altro, ha partecipato all’assegnazione allo scrittore del Premio Fenice, svoltasi a Losanna.

Perché proprio questo libro? Perché sentivo la necessità di presentare in modo diverso il tema della Shoah sul quale sapevo anche di dover successivamente proporre iniziative per la ricorrenza dl 27 gennaio rivolte alla scuola nel suo complesso.


Note:

[1] Vera Vigevani Jarach, una delle fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo, ”militante della Memoria” incontra spesso i ragazzi delle scuole durante i suoi viaggi in Italia. È stata presso l’IIS Geymonat di Tradate il 6 ottobre 2016.

[2] Franco Debenedetti Teglio ha incontrato le classi quinte dell’IIS Geymonat di Tradate a fine gennaio 2017. Il suo intervento è stato, allo stesso tempo, una lezione sulle leggi razziali italiane e una testimonianza come “Hidden child”.

[3] Gli spettacoli sulle tematiche della Shoah sono stati realizzati in collaborazione con l’Associazione teatrale Progetto Zattera di Varese.

[4] Giovanni Cerutti, direttore dell’Istituto Fornara di Novara, ha pubblicato il dossier “La svastica allo stadio” presentato anche durante la conferenza che ha tenuto con gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Venegono Superiore nel 2014.

[5] Elena Mastretta, con cui ho condiviso diverse esperienze di formazione sulla shoah, in particolare la I edizione del Rethinking and Teaching Nazism Advanced Teacher Seminar for Italian speaking teachers and educators e la

III edizione dell’Università italiana al Mémorial de la Shoah di Parigi, seminario permanente Pensare e insegnare la Shoah e con cui dal 2013 collaboro per organizzare attività sul tema della memoria anche partecipando al gruppo di lavoro didattico sulla memoria da lei coordinato in seno all’Istituto Storico Piero Fornara.

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Dati articolo

Autore:
Titolo: La didattica della memoria nella scuola di oggi
DOI: 10.12977/nov235
Parole chiave: , ,
Numero della rivista: n.9, febbraio 2018
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
, La didattica della memoria nella scuola di oggi, Novecento.org, n. 9, febbraio 2018. DOI: 10.12977/nov235

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