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Alle origini della educazione fisica

Alle origini della educazione fisica

Certificato di affiliazione alla Federazione Ginnastica d’Italia – 11/07/1892.
Foto di Presidente78Own work, CC BY-SA 4.0, Link

Abstract

Si propone uno studio di caso dedicato alla ricostruzione della storia dell’educazione fisica in Italia, in particolare il suo ingresso in ambito scolastico e le declinazioni che ebbe nel corso del periodo postunitario, in cui si contrapposero le scuole di pensiero di Obermann e Baumann, l’una ispirata a principi educativi rigorosamente militareschi, l’altra aperta al concetto di benessere psico-fisico, fino ad arrivare al fascismo, per comprendere le motivazioni che ne hanno determinato l’affermazione, il ruolo formativo che ebbe, l’interpretazione che ne diede il regime fascista nel progetto educativo imposto alla gioventù italiana.

Durata: 4 ore

Indice:

  1. Testo per docenti, con bibliografia e materiali per lo studio di caso.
  2. Testo per studenti
  3. Dossier
  4. Attività didattica

 

Premessa

Questo studio di caso può essere affrontato nell’ultimo anno di scuola secondaria di secondo grado e, con qualche adattamento, anche alla classe finale della scuola secondaria di primo grado all’ultimo anno della scuola secondaria inferiore e della scuola secondaria superiore. Potrebbe interessare, in particolar modo, le scuole ad indirizzo sportivo, che dedicano a questi argomenti particolari attenzioni nei loro approfondimenti L’arco temporale interessato è quello che va dall’Unità d’Italia al fascismo: il percorso didattico trascende la tradizionale scansione temporale dei programmi scolastici per concentrarsi sull’evoluzione di una disciplina che nel tempo è passata, significativamente, dalla definizione di ginnastica a quella di educazione fisica ed attualmente di scienze motorie.. L’idea che sottende è coniugare la storia generale con quella settoriale della ginnastica, vista come un fattore importante della crescita degli italiani, capace di contribuire allo sviluppo culturale, sociale, politico. Pensatori come Gioberti e Rosmini avevano individuato nella disciplina ginnica, già agli inizi dell’Ottocento, un valore fondamentale per l’educazione, considerandola da un punto di vista militare il primo, da un punto di vista morale il secondo.

Proprio le esigenze di tipo militare sono il motore per la nascita di questa disciplina;, ma già nel diciannovesimo secolo la dimensione del benessere psico-fisico concorre, come alternativa, alla sua affermazione . Le diverse scuole di pensiero procedono parallelamente,ma nei periodi caratterizzati da tensioni belliche l’interpretazione militarista ha buon gioco nel prevalere. Con l’instaurazione del fascismo la concezione militarista avrà il primato assoluto anche in tempo di pace, coerentemente con il progetto educativo mirato a formare i giovani come soldati da impiegare nelle guerre che dal 1935 in poi caratterizzeranno la storia nazionale.

Tra i documenti prescelti per sviluppare lo studio di caso ci sono fonti primarie, testi storiografici e brani letterari di Edmondo De Amicis, scrittore che più di altri ha trovato spunti, per le sue opere, nel mondo ginnico-sportivo.

 

Testo per docenti

Le origini della ginnastica

La storia della ginnastica italiana si può inserire in quella più vasta della nascita e dello sviluppo dello stato unitario: dagli albori risorgimentali, quando si affermano le prime scuole ginniche, che sposano, per la maggioranza, l’ideale nazionale, fino all’affermarsi della scuola pubblica nello Stato italiano, che riconosce l’importanza dell’educazione fisica, inserendola nei programmi scolastici, con lo scopo di far crescere dei cittadini più sani. Nel diciannovesimo secolo, come esisteva il problema dell’analfabetismo, sussisteva anche quello del rachitismo, della malaria, della pellagra, della tubercolosi e di tante altre malattie, che minavano i fisici ed erano causate dalle diete povere e dalle cattive condizioni di vita e di lavoro, in un contesto di scarsa o nulla cultura motoria.

Si tratta di leggere come nella storia italiana si sia evoluta, a partire dal deficit di cultura in materia, la cura dell’aspetto psico-fisico e le azioni che ne conseguono.

Le origini della ginnastica sono a Torino, dove esistevano scuole di smaccata impronta militaresca già prima delle guerre d’indipendenza, in cui operarono molti ufficiali e soldati formatisi in queste istituzioni.

La prima scuola ginnica

L’artefice dell’introduzione dell’istruzione ginnica in Italia fu Rudolf Obermann, nato a Zurigo nel 1812, che venne in Italia nel 1833 per curare l’educazione fisica del giovane principe Vittorio Emanuele, futuro re d’Italia. Obermann ebbe l’incarico di preparare anche gli allievi del corpo di artiglieria ed in seguito i bersaglieri di La Marmora: lo scopo era dunque quello di intervenire nella preparazione dell’esercito del piccolo stato piemontese, con grandi ambizioni, come la storia successiva ha dimostrato, introducendo i principi e le tecniche delle scuole di ginnastica tedesche di ispirazione militare.

Obermann fondò, insieme ad alcuni notabili torinesi, il 9 giugno 1844, la prima vera società sportiva italiana, la Reale Ginnastica Torino, ancora in piena attività.

L’educazione fisica a scuola

Dopo i primi tentativi fallimentari, come quello del Generale Menabrea, che in epoca preunitaria tentò di inserire nel sistema scolastico sabaudo la ginnastica come materia scolastica, dopo l’unificazione maturò nelle istituzioni preposte la consapevolezza della necessità di introdurre il nuovo insegnamento, accanto alle materie tradizionali.

La legge Casati, che venne approvata dal parlamento sabaudo il 13 novembre 1959 e dopo l’unificazione fu estesa all’intero territorio nazionale, prevedeva che in tutti gli istituti superiori ci fosse l’insegnamento della ginnastica e degli esercizi militari.

Con il decreto 13 luglio 1861 n. 97 si dispose l’istituzione di un corso magistrale trimestrale, presso la Reale Società Ginnastica di Torino, finalizzato alla formazione degli insegnanti di ginnastica.

Nel 1867, sempre a Torino, fu istituita una scuola normale di ginnastica preparatoria femminile, prima apertura storica in questa direzione.

La legge n. 4442 del 7 luglio 1878, voluta da De Sanctis, introdusse l’insegnamento obbligatorio della ginnastica in tutte le scuole di ordine e grado. Fu la prima legge dedicata per intero a questa materia, con otto articoli ben dettagliati. Le leggi successive avrebbero fatto sempre riferimento ad essa. L’anno successivo nacquero nuove scuole magistrali di ginnastica. Una conquista che probabilmente non si spalmò in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, per mancanza di palestre, insegnanti, fondi.

Dieci anni dopo, il Ministro Boselli fece approvare tre nuovi importanti provvedimenti: fu disciplinato lo status dell’insegnante di educazione fisica, equiparato, da un punto di vista economico-giuridico, agli altri insegnanti; venne ribadita l’importanza pedagogica della disciplina; la scuola di ginnastica di Roma fu trasformata in “Regia Scuola Normale di Ginnastica educativa”.

Nel 1893 il ministro Martini incaricò il senatore Todaro di rivedere i programmi e si provvide a rinominare l’insegnamento della ginnastica, da allora chiamata “educazione fisica”.

Il dibattito tra ginnasiarchi

Nel corso della seconda metà dell’Ottocento si era assistito in Italia ad un acceso dibattito sui principi base della disciplina tra le varie scuole di ginnastica che già operavano,. Proprio nella scuola di Obermann si formarono Emilio Baumann e Costantino Reyer, che furono tra i protagonisti di questa vicenda. Entrambi gli allievi iniziarono un percorso personale che si distanziava da quello del maestro, perché teorizzavano una ginnastica con una vocazione più rivolta al benessere del corpo e meno caratterizzata da obiettivi militari. Baumann, Reyer e Pietro Gallo, che si aggiunse agli altri due e che si era diplomato alla Scuola militare di Torino, rivendicavano anche il diritto di tutte le classi sociali ad avere un’educazione fisica ed avviarono corsi femminili. Costantino Reyer, nato nella Trieste austriaca nel 1838 ma figlio di un’italiana, si può considerare come il protagonista della riforma ginnica in Italia. Con Pietro Gallo fondò il periodico “La Ginnastica”.

Si svilupparono perciò in Italia due tendenze: una facente capo alla scuola di Obermann, sull’asse Torino-Roma (in virtù dello spostamento della capitale), ancorata all’interpretazione militaristica e l’altra sostenuta da Baumann, Reyer, Gallo, nato a Lissaro di Mestrino (allora provincia di Vicenza) nel 1841, che costituiva l’asse Veneto-Emiliano, secondo la quale era più importante la cura dell’aspetto psicofisico. L’asse veneto-emiliano rivendicava un approccio più pedagogico alla disciplina e contemporaneamente contestavano la parzialità nella distribuzione dei fondi statali a favore delle palestre filo-governative.

Sulla base di queste motivazioni, nel 1874 ci fu la scissione all’interno della Federazione Ginnastica Italiana, che era stata fondata a Venezia nel 1869 e nacque la Federazione delle Società ginnastiche d’Italia. La supremazia romana viene riconfermata nel 1881, quando fu istituito il primo ufficio statale, l’Ispettorato centrale della ginnastica, con a capo Felice Valletti, che si era formato a Torino e riconosceva la supremazia del carattere militare.

Nel 1887 ci fu un tentativo di riappacificazione, con la riunione di tutte le federazioni di ginnastica in un’unica Federazione Ginnastica Nazionale (FGN). Vi partecipavano 86 rappresentanti di 58 società. È interessante notare che erano previste rappresentanze dei tre ministeri competenti: Pubblica Istruzione, Guerra e Interni. Erano presenti entrambe le anime del dibattito, quella pedagogica e e quella militare.

L’anno successivo, con il Congresso federale di Modena, si attuò l’unione definitiva perdeva qualche peso l’interpretazione militare, intervenivano nuovi orientamenti nel frattempo consolidatisi, a scapito di una linea precisa.

Alla fine del secolo si assistette all’evoluzione delle società ginniche in società sportive e alla loro specializzazione in varie discipline: nuoto, canottaggio, podismo, ciclismo.

Nel corso del primo ‘900 del Novecento ci fu un’ulteriore divisione delle società: quelle di prevalente vocazione militarista si raggrupparono tra loro, le altre confluirono nel Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), fondato nel 1914.

Edmondo De Amicis

Del dibattito tra le due scuole di pensiero si trova traccia in Edmondo De Amicis, il quale si trasferì in quegli anni a Torino, e conobbel’ambiente della ginnastica. Nel romanzo Amore e ginnastica, del 1892, la protagonista è un’indomita ed appassionata maestra di ginnastica, Maria Pedani, sostenitrice di Baumann e dei suoi principi educativi, che pratica nelle scuole dove insegna.

A Torino De Amicis strinse una forte amicizia con Angelo Mosso, fisiologo e docente dell’Università della capitale sabauda, che è una figura chiave nella storia della ginnastica della Penisola e si è occupato, tra le altre cose, della decadenza corporea degli italiani: era fermamente convinto della necessità dell’educazione fisica. Tracce dei loro dialoghi ci sono probabilmente già nel libro Cuore; ma in Amore e ginnastica, il tema del benessere fisico è centrale.

All’obbligatorietà della disciplina e all’esigenza di formazione degli insegnanti si fa riferimento nel romanzo di De Amicis, Il romanzo di un maestro, del 1886, in cui si fa cenno alle lezioni di ginnastica che alcune suore, dovendo assoggettarsi ai nuovi programmi, seguono per prendere il diploma; tutto ciò in apparente contrasto con i loro obblighi religiosi.

Nel 1897 Edmondo De Amicis scrive Gli azzurri e i rossi, probabilmente la prima opera della letteratura italiana in cui lo sport è il protagonista. Si tratta di uno sport molto famoso allora, il “pallone con il bracciale”, che si giocava negli sferisteri, e che successivamente sarebbe stato abbandonato per gli sport più moderni, come il football e il rugby.

Ci sono bellissime descrizioni dei campioni e anche dei tifosi che seguono assiduamente le partite. È uno sport che probabilmente De Amicis praticò in gioventù, perché è evidente la sua conoscenza delle regole e del mondo che gravita intorno.

Il libro è molto interessante sia per l’aspetto didattico-pedagogico, tipico delle opere del De Amicis maturo, sia per le affascinanti descrizioni degli sferisteri, dell’ambiente della tifoseria, della passione per lo sport e per le scommesse.

Gli inizi del Novecento

Il sentimento nazionalista, che si sviluppò nel primo ‘900 e culminò con la Prima Guerra Mondiale, coinvolse anche l’educazione fisica, convertita a valori patriottici.

Anche nella scuola si registrò il cambiamento: la legge Daneo-Credaro del 26 dicembre 1909 riformò i programmi scolastici, modificando il percorso formativo degli insegnanti e creando tre Istituti di Magistero per l’abilitazione all’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole medie maschili e femminili.

La vocazione militare si rafforzò, soprattutto con lo scoppio della guerra di Libia del 1911, che riproponeva la necessità per lo Stato di avere un esercito ben preparato.

Oltre a questo, a causa del seguito popolare crescente, si stava manifestando una nuova dimensione dello sport, che lo rendeva molto interessante per la propaganda politica.

Questa potenzialità venne intuita da Benito Mussolini, che, appena nominato direttore dell’Avanti, introdusse sul giornale un piccolo spazio per l’informazione sportiva. Allo stupito Turati, che gli chiedeva ragione, fece notare quanta più diffusione avessero i giornali sportivi rispetto all’organo del partito socialista.

Con l’entrata in guerra dell’Italia nel conflitto mondiale, entrambi i fenomeni, di militarizzazione e propaganda, si esasperarono.
Nella scuola, luogo privilegiato per la formazione anche in senso patriottico, l’educazione fisica tornò ad assumere il carattere prevalente dell’addestramento militare.

L’insegnante della materia doveva preparare gli allievi alla guerra, non solo con esercizi corporei, ma anche con passeggiate mirate presso le industrie belliche: attività prevista nella stessa legge “Daneo”. Gli studenti che partirono volontari per la guerra prima dei 18 anni rappresentano, in parte, il frutto e il successo di questa educazione.

Fascismo

Già nel 1922, nella fase precedente alla marcia su Roma, il deputato Benito Mussolini richiese l’istituzione di una Commissione parlamentare per innovare l’educazione fisica.

Una volta divenuto Presidente del Consiglio dei ministri e conquistato il potere affidò a Giovanni Gentile la riforma complessiva del sistema scolastico.

All’interno del progetto complessivo, il 15 marzo del 1923 fu istituito l’Ente Nazionale per l’Educazione Fisica, (ENEF) sotto il comando del generale Saverio Grazioli, che avrebbe dovuto organizzare l’insegnamento della materia in tutte le scuole medie, mentre Convitti nazionali e scuole private avrebbero dovuto gestire in autonomia le lezioni ai propri allievi.

L’Ente ebbe vita breve, sostituito nel 1926 dall’Opera Nazionale Balilla (ONB), fondata il 3 aprile 1926, con ambizioni maggiori perché si poneva l’obiettivo di controllare sia l’educazione fisica che la pratica sportiva dei giovani, con la finalità di formare i fascisti del domani.
Il 3 aprile 1926 nasce l’Opera Nazionale Balilla (d’ora in poi Onb), che ha ambizioni maggiori, perché si pone l’obiettivo di controllare sia l’educazione fisica, sia la pratica sportiva: ha come finalità di creare i fascisti del domani. Tutti i bambini e le furono inquadrati fin da piccoli nei diversi ranghi dell’organizzazione (Figli della lupa, Balilla, Balilla moschettiere, Avanguardisti i maschi; Figlie della lupa, Piccole italiane, Giovani italiane le femmine), dove si praticava un’attività fisica dagli spiccati caratteri militari: tranne i più piccoli che avevano una versione giocattolo, i più grandi dovevano esercitarsi con il moschetto. Va aggiunto che la peculiarità della educazione bellica era rivolta soprattutto alla parte maschile della gioventù; mentre a quella femminile si destinarono attività di taglio e cucito, igiene, pronto soccorso, economia domestica: in realtà anche queste mansioni erano indirettamente finalizzate allo stato di guerra.

Va detto, incidentalmente, che per le ragazze le aperture allo sport verificatesi negli anni Venti si ridussero progressivamente nel decennio successivo.

Il presidente dell’ONB, Renato Ricci, fu il promotore della realizzazione del centro nazionale dello sport denominato Foro Mussolini (oggi Foro Italico). In questo contesto il primo edifico, inaugurato nel 1932, fu quello destinato all’Accademia fascista maschile di educazione fisica, istituto che aveva sostituito la Scuola fascista di educazione fisica, erede, con la Riforma Gentile, degli istituti di magistero creati dalla legge Daneo Credaro.

Il Foro Mussolini rappresentò uno dei fiori all’occhiello della macchina propagandistica fascista, con le architetture che, in coerenza con la retorica del regime, guardavano allo stile romano.

L’ONB prima e la Gioventù del Littorio (GIL), che le subentrò nell’organizzazione della gioventù italiana dal 1937, organizzarono i “Campi Dux”, centri di addestramento paramilitare dove venivano inviati i migliori balilla e avanguardisti. Mentre nella scuola, dove già dall’anno scolastico 1930-31 si era introdotto il testo unico di Stato, sotto il ministero di Giuseppe Bottai si raggiungeva l’apice della fascistizzazione, anche la militarizzazione dell’educazione fisica, assurta da materia scolastica a disciplina educativa finalizzata alla formazione dei giovani soldati pronti alla guerra, trovava il suo apogeo.

 

Bibliografia
  • E. De Amicis, Amore e ginnastica, 1892.
  • E. De Amicis, Il romanzo d’un maestro, 1890.
  • E. De Amicis, Gli azzurri e i rossi, (prima edizione 1897), Limina, Arezzo 2005, con nota introduttiva di Alberto Brambilla.
  • D. Valentini, Amore e ginnastica, Annali d’Italianistica, Vol. 16, Italian Cultural Studies (1998), pp. 103-119.
  • A. Magnanini, Il corpo fra ginnastica e igiene: aspetti dell’educazione popolare nell’Italia di fine Ottocento, Aracne. Ariccia 2005.
  • M. Romanato, Francesco Gabrielli (1857-1899) – Le origini del calcio in Italia: dalla ginnastica allo sport, Antilia, Treviso 2008.
  • S. Giuntini, I calciatori delle palestre – Football e Società ginnastiche in Italia, Bradipolibri, Torino 2011.
  • G. Zaninelli, La Scuola al fronte. L’educazione come strumento di vocazione “patriottica”. Dalle sonnacchiose aule dell’Italietta alla trincea. Il caso senese, in Lo Sport alla Grande Guerra, Quaderni della Società italiana di Storia dello Sport, Nuova immagine, Siena Editrice 2015, pp.313-324.
  • G. Crovato, A. Rizzardini, Costantino Reyer e Piero Gallo – Le origini degli sport moderni a Venezia, Marsilio, Venezia 2016.
  • G. Zanibelli, Scuola e Sport in Italia durante il ventennio fascista. Un profilo storico-istituzionale, in “Intus Legere Historia”, n.1, 2017, pp.75-97.
  • P. Dietschy, S. Pivato, Storia dello sport in Italia, Il Mulino, Bologna 2019.

 

Sitografia

 

Materiali per lo studio di caso

Vengono presentati documenti che intendono suggerire una possibile riflessione su più livelli:

  1. In primo luogo si intende contestualizzare l’argomento con fonti primarie e con approfondimenti storiografici.
  2. In secondo luogo si vuole far lavorare sulle immagini
  3. Infine si vuole integrare con dei testi letterari e con riferimenti all’attualità.

 

Documento 1: Gazzetta ufficiale Regno d’Italia 15 luglio 1878 – Riforma De Sanctis.

Con questa legge si articola bene la riforma della ginnastica nelle scuole e si prevedono, per la prima volta, corsi magistrali per ottenere l’abilitazione all’insegnamento della disciplina.

 

Documento 2: M. Romanato, Francesco Gabrielli (1857-1899) – le origini del calcio in Italia: dalla ginnastica allo sport, Antilia, 2008. L’ introduzione della ginnastica in Italia.

Lo Stato piemontese agli albori dell’unificazione si convince dell’importanza della ginnastica, soprattutto per fini militari. Il modello allora era quello prussiano.

 

Documento 3: G. Crovato, A. Rizzardini, Reyer e Piero Gallo – Le origini degli sport moderni a Venezia, Venezia, Marsilio 2016. Le scuole di ginnastica si dimostrano importanti per la valorizzazione della formazione degli insegnanti.

Francesco De Sanctis è il primo ministro che valorizza l’importanza della formazione per l’insegnamento della ginnastica, riconoscendo il ruolo delle scuole.

 

Documento 4: Quaderno di scuola.

L’immagine degli “esercizi ginnastici” ricorda agli allievi l’importanza della disciplina.

 

Documento 5: Adunata di Balilla.

Giovanissimi Balilla, nonostante l’età, abbracciano un fucile. L’addestramento militare era previsto dal Regime fascista, anche per i più piccoli, che utilizzavano un fucile giocattolo.

 

Documento 6: Foto.

Giovanissimi eseguono esercizi di ginnastica durante il “sabato fascista”. Il sabato era destinato obbligatoriamente alle attività ginniche.

 

Documento 7: Foto.

Ragazzi vengono addestrati durante il “sabato fascista” con l’utilizzo dei fucili. Per i più grandi le esercitazioni erano chiaramente militari.

 

Documento 8: Edmondo De Amicis, Amore e ginnastica, (Prima edizione 1892), Scrivere edizioni 2011, edita da guidaebook.com, servizio di editing digitale. Le due scuole di pensiero relative alla ginnastica nell’Ottocento.

Nel testo, grazie all’indomita maestra Pedani, appare evidente il dibattito in corso in quel momento in Italia tra sostenitori di Obermann e Baumann. Lei sostiene il secondo.

 

Documento 9: Edmondo De Amicis, Il romanzo d’un maestro, (prima edizione 1886), Versione integrale con nota introduttiva, Edizione digitale, proveniente da Wikisource, tratto dall’edizione del 1900, Fratelli Treves editori. Gli insegnanti di ginnastica devono seguire una formazione.

La formazione degli insegnanti di ginnastica al centro del romanzo: anche le suore devono adeguarsi, nonostante i divieti imposti dal loro ordine.

 

Documento 10: De Amicis, Gli azzurri e i rossi, Arezzo, Limina, 2005. Con riproduzione anastatica dell’edizione originale del 1897.

De Amicis spiega il gioco della palla con il bracciale e lo sferisterio, che probabilmente pratica da giovane. Inoltre fornisce indicazioni sul campo da gioco dove si svolgono le partite. Sia il gioco che il tifo permettono di fare dei confronti con gli sport attuali.

 

Documento 11: Disegno del 1898 – Sferisterio di Macerata – dove si giocava Il gioco della palla con il bracciale.

Oggi lo sferisterio ospita concerti.

 

Documento 12: Foto del 1929 – Sferisterio delle Cascine.

Ancora negli anni ’20 del Novecento si giocava.

 

Testo per studenti

Oggi è un’abitudine consolidata frequentare corsi di educazione fisica a scuola e praticare sport durante il tempo libero. Sono attività consigliate per il benessere fisico e per la socialità. Quello che per la nostra epoca è normale, almeno per chi vive nella parte del mondo in pace e con maggior benessere, non lo è stato nei secoli precedenti, e tuttora non lo è in altre parti del pianeta, in società con forti diseguaglianze economico-sociali.

Le attività ginnico-sportive un tempo erano destinate ad un pubblico elitario, che si allargò solo verso la fine dell’Ottocento. Agli inizi del diciannovesimo secolo, in Italia, questo tipo di esigenza si avvertiva soprattutto nell’ambiente militare.
Il Regno di Sardegna, per esempio, per la preparazione fisica dell’esercito, guardando al modello prussiano, chiamò a Torino il ginnasiarca Rodolfo Obermann, cui fu affidato il compito di impartire l’istruzione fisica al futuro re Vittorio Emanuele e di preparare con la ginnastica militare il corpo degli artiglieri e dei bersaglieri del generale La Marmora.

Nel 1844 Obermann estese i suoi insegnamenti ai civili, costituendo la Regia società ginnastica, insieme con notabili torinesi, mantenendo però i caratteri militari delle sue esperienze precedenti.

Dalla scuola di Obermann si staccarono alcuni allievi, come Emilio Baumann, Costantino Reyer e Pietro Gallo, i quali interpretarono la ginnastica come uno strumento per il benessere psicofisico, non più finalizzato solo all’istruzione militare. Sul territorio si potevano così trovare palestre che seguivano i diversi indirizzi.

Anche nel campo dell’istruzione cominciarono ad essere avvertite le esigenze di educare gli studenti al movimento: già nella legge Casati, in vigore nelllo stato sabaudo ed estesa al Regno d’Italia dal 1861, si prevedeva l’insegnamento della ginnastica negli istituti superiori.

Nel 1878 la legge De Sanctis introdusse l’obbligo della ginnastica nelle scuole di ogni ordine e grado. Era la prima legge dedicata per intero a questa materia. Nel 1893, con il Ministro Martini, si introdusse la definizione di “educazione fisica” al posto di “ginnastica”.

Chi, fra gli scrittori italiani del diciannovesimo secolo, mostrò maggiore interesse verso il mondo delle palestre fu Edmondo De Amicis. Amante dell’attività fisica sin da piccolo, grazie ai regali di attrezzi ginnici ricevuti dal padre, successivamente iscritto all’Accademia militare, De Amicis ricevette una formazione ginnica di stampo militare e praticò uno sport molto in voga all’epoca, il pallone col bracciale.

Traccia del suo interesse per le attività ginniche le troviamo in tre romanzi: Amore e ginnastica, in cui centrale è il confronto tra i ginnasiarchi, Il romanzo di un maestro, dove si trae il nuovo ruolo della materia nella scuola italiana, Gli azzurri e i rossi, la prima opera italiana ambientata nel mondo sportivo, quello del pallone col bracciale, appunto.

Nella scuola però la ginnastica fu sempre ispirata a criteri di preparazione militare. Questo avvenne in particolare nei periodi bellici, ma anche in tempo di pace. Con l’avvento del regime fascista, infatti, si attribuì all’educazione fisica il compito di “assicurare la grandezza della Patria” e l’obbligo delle esercitazioni finalizzate ad aumentare lo spirito guerresco uscì dal mondo scolastico e impegnò anche il tempo libero. I giovani erano costretti a frequentare le organizzazioni create dal regime, come l’Organizzazione Nazionale Balilla (ONB), che divideva in base all’età e al sesso (per i maschi la suddivisione era tra figli della lupa, balilla, balilla moschettieri, avanguardisti, per le femmine tra figlie della lupa, piccole italiane, giovani italiane). Anche i più piccoli dovevano familiarizzare con le armi (il moschetto), mentre le ragazze ricevevano insegnamenti di economia domestica finalizzati al supporto bellico. Dal 1935 per tutti vi fu l’obbligo di partecipare al “sabato fascista”, cioè all’addestramento militare pomeridiano obbligatorio che interrompeva la giornata di lavoro o di studio.

Dossier (Vedi sopra allegati)

Documento 1: Gazzetta ufficiale Regno d’Italia 15 luglio 1878 – Riforma De Sanctis

 

Documento 2: M. Romanato, Francesco Gabrielli (1857-1899) – le origini del calcio in Italia: dalla ginnastica allo sport, Antilia, 2008. L’ introduzione della ginnastica in Italia.

 

Documento 3: G. Crovato, A. Rizzardini, Reyer e Piero Gallo – Le origini degli sport moderni a Venezia, Venezia, Marsilio 2016. Le scuole di ginnastica si dimostrano importanti per la valorizzazione della formazione degli insegnanti.

 

Documento 4: Quaderno di scuola.

 

Documento 5: Adunata di Balilla.

 

Documento 6: Foto “sabato fascista” per i bambini.

 

Documento 7: Foto “sabato fascista” per i ragazzi..

 

Documento 8: Edmondo De Amicis, Amore e ginnastica, (Prima edizione 1892), Scrivere edizioni 2011, edita da guidaebook.com, servizio di editing digitale. Le due scuole di pensiero relative alla ginnastica nell’Ottocento.

 

Documento 9: Edmondo De Amicis, Il romanzo d’un maestro, (prima edizione 1886), Versione integrale con nota introduttiva, Edizione digitale, proveniente da Wikisource, tratto dall’edizione del 1900, Fratelli Treves editori. Gli insegnanti di ginnastica devono seguire una formazione.

 

Documento 10: De Amicis, Gli azzurri e i rossi, Arezzo, Limina, 2005. Con riproduzione anastatica dell’edizione originale del 1897.

 

Documento 11: Disegno del 1898 – Sferisterio di Macerata – dove si giocava Il gioco della palla con il bracciale.

 

Documento 12: Foto del 1929 – Sferisterio delle Cascine.

 

Attività didattica

Contestualizzazione

Confrontando il testo con il tuo manuale di storia inserisci le date specificate nel contesto storico generale, individuandole relazioni.

Rapporto fra testo e documenti

Utilizzando i documenti 1, 2, 3 verifica la corrispondenza fra gli enunciati del testo e quanto emerge dalla lettura dei documenti.

Lavoro sui documenti

Elabora un testo descrittivo analizzando le immagini proposte nei documenti 4, 5, 6, 7, evidenziando l’importanza dell’educazione militare nel periodo fascista.

Integrazione del testo

I documenti 8, 9, 10 ti permettono di integrare la storia ricorrendo alle fonti della letteratura, utilizzando i testi di De Amicis, che è il primo scrittore italiano che scrive di sport.

Anche Giacomo Leopardi dedicò un testo poetica “A un vincitore nel pallone”, la cui prima strofa dice

Di gloria il viso e la gioconda voce,
garzon bennato, apprendi,
e quanto al femminile ozio sovrasti
la sudata virtude. Attendi, attendi,
magnanimo campion (s’alla veloce
piena degli anni il tuo valor contrasti
la spoglia di tuo nome), attendi e il core
movi ad alto desio. Te l’echeggiante
arena e il circo, e te fremendo appella
ai fatti illustri il popolar favore;
te rigoglioso dell’etá novella,
oggi la patria cara
gli antichi esempi a rinnovar prepara.

Parafrasi a senso: “Giovane nobile, mostra l’immagine e la felice voce della gloria e quanto la virtù che costa fatica sia migliore dell’ozio femmineo. Impegnati, impegnati, generoso campione (possa la tua virtù contendere il ricordo del tuo nome alla veloce fuga degli anni) impegnati e muovi il cuore verso alti desideri. L’arena e gli spalti pieni di voci e il favore popolare ti chiamano frementi a imprese illustri; oggi la cara patria ti spinge, nel pieno vigore della giovinezza, a rinnovare gli antichi esempi.

Confronta la lirica leopardiana e comparala con le descrizioni letterarie deamicisiane, descrivendo le atmosfere sportive che si ricavano dai testi

Riflessione

I documenti 11 e 12 possono aprire una riflessione sui luoghi utilizzati per lo sport nel passato e nel presente. Che differenza c’è tra quelli utilizzati per il pallone col bracciale e quelli di oggi?

 

 

 

Dati articolo

Autore:
Titolo: Alle origini della educazione fisica
DOI: 10.52056/9791254691090/22
Parole chiave:
Numero della rivista: n.17, giugno 2022
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
, Alle origini della educazione fisica, Novecento.org, n.17, giugno 2022. DOI: 10.52056/9791254691090/22

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