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Introduzione al dossier “Sul confine”

Introduzione al dossier “Sul confine”

Il lago di Resia

L’Alto Adige è una piccola provincia di poco più di mezzo milione di abitanti. Il suo peso politico, economico, demografico è del tutto marginale, ma non per questo può ritenersi una provincia qualsiasi. Il suo essere collocata al confine tra mondo di lingua italiana e mondo di lingua tedesca, il suo essere abitata da popolazioni di lingua diversa, il suo essere stato un territorio conteso ne fanno un caso particolarmente interessante nella storia del Novecento europeo.

Le sue vicende incrociano appieno alcune delle dinamiche più significative della storia contemporanea: il dispiegarsi dello scontro nazionale in territori plurilingui a cavallo tra Ottocento e Novecento; il ridisegno dei confini al termine della prima guerra mondiale e in seguito al dissolvimento dei grandi imperi; il fascismo e le sue politiche oppressive e di omogenizzazione della società; la seconda guerra mondiale voluta dai fascismi tedesco e italiano, alleati ma anche parzialmente concorrenti nei loro progetti espansionistici; le manifestazioni plurali della Resistenza al nazi-fascismo; la costruzione dell’Italia democratica, anche sulla base di sensibilità nuove verso le aree di confine; il contrastato cammino del processo di unificazione europea. Nel suo piccolo, le vicende dell’Alto Adige, o Südtirol, o Sudtirolo o provincia di Bolzano (bastano i diversi modi con cui lo si può chiamare, per coglierne la complessità) sono state manifestazioni esemplari di dinamiche di carattere generale. Il suo essere collocato su una delle faglie linguistiche e nazionali d’Europa, ha fatto sì che in più momenti fosse investito in pieno dalle tensioni più significative che si sviluppavano a livello continentale. Le sue vicende, pertanto, da una parte sono state pesantemente influenzate dal contesto internazionale, dall’altra sono state esse stesse capaci di influenzarlo, in particolare in riferimento ai rapporti non sempre facili tra Italia, Germania e Austria.

Nonostante ciò, a differenza del confine orientale, la storia del confine settentrionale d’Italia è ancora oggi poco conosciuta. Fuori dall’Alto Adige, molti ignorano gli eventi che lo hanno caratterizzato nel corso del Novecento. Eppure, su quel confine sono state scritte pagine importanti dell’Italia contemporanea: dalla Grande guerra alle politiche d’italianizzazione forzata imposta agli abitanti di lingua tedesca e ladina, dalla presenza di un forte nazionalismo fascista agli accordi tra Hitler e Mussolini sulle opzioni di cittadinanza, dalle drammatiche vicende legate all’annessione di fatto di quel territorio al Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale alla presenza del famigerato lager di Bolzano. Non meno importanti sono stati gli avvenimenti e le tensioni del dopoguerra che, dopo frangenti anche drammatici, come la stagione delle bombe, hanno condotto all’autonomia speciale a favore della provincia di Bolzano.

Per colmare questo deficit di conoscenze al di fuori dei confini regionali, l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, insieme con la Libera Università di Bolzano, ha voluto organizzare dal 27 al 30 ottobre 2021 a Bolzano e Merano un seminario residenziale dal titolo “Sul confine. L’Alto Adige/Südtirol nella storia del Novecento”. L’iniziativa rientrava nella serie degli incontri intitolati “Nei luoghi della storia”, un progetto che vuole fare conoscere siti storici ed approfondire le vicende che hanno contribuito a farli diventare luoghi di memoria. Quello sul confine settentrionale è stato il secondo appuntamento: il primo è stato dedicato al confino politico e si è svolto nell’ottobre 2020 a Ventotene. La formula di questo progetto prevede che gli operatori culturali locali, non solo accompagnino i corsisti alla scoperta dei luoghi, dei monumenti, delle mostre e dei musei, ma spieghino anche come sono stati realizzati, allestiti e resi fruibili al pubblico. Nelle visite viene ricostruito anche il dibattito politico e culturale che ha accompagnato la loro realizzazione e si mostra come possono essere utili per realizzare eventuali percorsi didattici. Alla conoscenza dei segni di memoria presenti sul territorio si accompagnano seminari e, dove possibile, laboratori su alcuni temi di contesto o su eventi specifici. A lato di queste attività sono organizzati anche spettacoli musicali, teatrali o proiezioni di film o documentari. Inoltre, la comunità locale viene coinvolta nel fornire delle testimonianze non solo su singoli accadimenti, ma anche su aspetti che possono riguardare la cultura culinaria del territorio, gli usi, i costumi, la musica e le tradizioni popolari. “I luoghi della storia” è un progetto flessibile che intende anche favorire lo scambio di idee e il contatto con chi vi abita per meglio comprendere il contesto locale. Questo modo di procedere favorisce la costruzione di una rete, sia tra i partecipanti che con le istituzioni e i centri di ricerca. La possibilità di poter realizzare tutte le attività o solo alcune di esse, dipende dalle disponibilità di tempo, di risorse e da come gli eventi possono interagire con gli obiettivi pianificati a monte del progetto.

L’iniziativa “Nei luoghi della Storia” del 2021 ha potuto tenersi interamente in presenza, approfittando di una fase relativamente favorevole nel decorso della pandemia ed è stata seguita da un buon numero di persone iscritte, la maggior parte insegnanti di tutti gli ordini di scuola. Durante le quattro giornate del corso vi sono state relazioni tenute da studiosi e studiose che hanno trattato il tema del confine settentrionale da diversi punti di vista, prima di tutto storico, ma anche linguistico e letterario. Il risultato è stato un affresco ricco sulla storia del Novecento in quest’area di confine, con considerazioni e riflessioni che giungono fino all’attualità, alle virtù e ai limiti della soluzione altoatesina del lungo conflitto etnico. I giudizi molto positivi espressi da chi ha potuto seguire i lavori ci hanno spinto a riproporre qui in forma scritta i contenuti delle relazioni.

Durante il corso, alle relazioni si sono alternate visite di approfondimento storico alle città di Bolzano e Merano. Nel capoluogo ci si è concentrati sui numerosi segni materiali, architettonici e odonomastici, lasciati dal fascismo e ancora oggi ben visibili. L’attenzione si è rivolta in particolare su due manufatti che sono stati oggetto di recenti interventi di contestualizzazione storica, volti a trasformarne il significato e a farne occasione di riflessione e approfondimento. Mi riferisco al Monumento alla Vittoria, realizzato da Marcello Piacentini tra 1926 e 1928 e all’enorme fregio monumentale rappresentante il duce a cavallo e il cosiddetto “trionfo del fascismo”, opera dello scultore sudtirolese Hans Piffrader, collocato sulla facciata della casa del fascio eretta tra 1939 e 1942[1]. Sempre a Bolzano, guidati dall’Archivio storico della città, si è visitato anche il campo di concentramento, entrato in attività nell’estate del 1944 e divenuto un luogo della memoria, non solo per Bolzano. Nel 2019, il Comune vi ha realizzato l’installazione commemorativa intitolata Passaggio della Memoria, visitata nel novembre dello stesso anno dai Presidenti della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e della Repubblica Austriaca Alexander Van der Bellen, ennesima dimostrazione del significato tutt’altro che locale della storia di questo territorio e dei segni materiali che vi ha lasciato.

A Merano, invece, la visita ha toccato il Museo delle donne, che ospita un’esposizione permanente sulla storia della cultura e della vita quotidiana dal punto di vista femminile. I partecipanti sono stati poi condotti in una visita ai luoghi più significativi della storia del Novecento nella città lungo il Passirio, che ha messo in evidenza soprattutto lo sviluppo significativo dell’industria turistica tra Ottocento e inizio Novecento, con un apporto centrale della numerosa comunità ebraica, annientata durante l’occupazione nazista. Su quest’ultimo aspetto, grazie all’associazione Tangram e alla impeccabile guida di Pietro Fogale e Antonella Tiburzi, è stato possibile visitare i luoghi della deportazione degli ebrei meranesi e avere l’opportunità anche di conoscere quali sono state le politiche della memoria che le istituzioni e la comunità locale hanno costruito dal dopoguerra ad oggi. Sempre a Merano ci siamo immersi nella cultura culinaria altoatesina/sudtirolese grazie al pranzo organizzato dall’Istituto alberghiero Savoy. Mentre a Bolzano l’Azienda di soggiorno ha organizzato un apposito tour per la città che ha consentito ai partecipanti di conoscere la sua storia architettonica, le complesse vicende legate allo sviluppo economico e alla convivenza tra le due principali comunità di lingua italiana e tedesca. Queste due ultime esperienze hanno dato l’opportunità ai partecipanti di comprendere come grazie alla valorizzazione della storia locale e con la costruzione di specifici percorsi formativi questo territorio è riuscito a creare un valido circuito turistico.

Le buone pratiche messe in atto durante le giornate di studio sono state apprezzate e documentate dalla giornalista della sede RAI di Bolzano Alessandra Tortosa. I suoi servizi sono andati in onda lunedì 3 e 10 gennaio in due puntate radiofoniche della trasmissione Post It e possono essere riascoltati accedendo alla Mediateca di Rai Alto Adige.

Nell’attesa che si possa realizzare un nuovo progetto “Nei luoghi della Storia”, ringraziamo di cuore le autrici e gli autori di questo dossier, le tante persone che hanno frequentato il corso e contribuito ai vivaci dibattiti che vi si sono tenuti e tutti coloro che hanno dato il loro fondamentale contributo, organizzativo e di contenuto, alla riuscita dell’iniziativa.

 


Note:

[1] Sulle vicende dei due monumenti e dei relativi interventi di storicizzazione si rimanda a Andrea Di Michele, Storicizzare i monumenti fascisti. Il caso di Bolzano, “Geschichte und Region/Storia e regione“, a. XXIX, 2020, n. 2, pp. 149-167, scaricabile liberamente dal sito https://storiaeregione.eu/it/rivista/leggi/zeit-und-region-tempo-e-regione

 

Dati articolo

Autore: and
Titolo: Introduzione al dossier “Sul confine”
DOI: 10.52056/9791254691090/01
Parole chiave:
Numero della rivista: n.17, giugno 2022
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
and , Introduzione al dossier “Sul confine”, Novecento.org, n.17, giugno 2022. DOI: 10.52056/9791254691090/01

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