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Wikipedia e le regole per la scrittura delle voci di storia

Tecnologia e socialità nella produzione di contenuti1

Abstract

Nell’analizzare il fenomeno Wikipedia è bene che l’attenzione non si concentri solo sulla questione, certamente fondamentale, dell’attendibilità/affidabilità dei contenuti, ma si rivolga anche alle “pratiche di scrittura” attivate dall’enciclopedia digitale. L’articolo vuole offrire un contributo allo studio di quella che può essere definita una “scrittura collettiva e stratificata”, prendendo in esame, singolarmente e nelle loro interazioni, il software wiki, i principi ispiratori che governano l’enciclopedia e le regole pratiche che gli autori dovrebbero seguire nella stesura delle voci (in particolare di quelle attinenti alla storia). La tecnologia e la socialità (e il loro intreccio) sono i due aspetti/punti di vista che vanno tenuti costantemente presenti per comprendere il fenomeno Wikipedia. La tecnologia wiki è quella che permette di gestire la “scrittura collettiva e stratificata” delle voci enciclopediche, mentre la socialità dei lettori-autori, che danno vita alla “comunità virtuale” dei wikipediani, costituisce il presupposto e la ragione di essere dell’enciclopedia.

wikipedia progetto storia

La pagina del “Progetto Storia” in Wikipedia

Come è noto, Wikipedia (l’enciclopedia elettronica online, multilingue, ad accesso gratuito, scritta dagli stessi lettori-utilizzatori) ha basato il proprio progetto editoriale sulla tecnologia wiki. I wiki sono software che nelle loro molteplici applicazioni permettono a più persone, tramite un web browser (navigatore), di scrivere ed elaborare congiuntamente (con facilità, senza dover ricorrere a complessi linguaggi di programmazione) singoli testi digitali e specifiche pagine web, dando vita in modo collaborativo e volontario a siti per la condivisione di informazioni/conoscenze, generalmente accessibili e modificabili in Rete da qualunque lettore-visitatore a cui viene accordata, di regola, la facoltà sia di cancellare che di aggiungere liberamente testi e pagine (o loro porzioni/elementi)2. Caratteristiche fondamentali e comuni alla maggior parte dei wiki sono, in particolare, la registrazione degli “autori”, tramite indirizzi IP (Internet Protocol address) o e-mail, nickname (pseudonimi) o veri nomi, a cui vengono associati i relativi contributi-apporti, e la tenuta di una “cronologia delle modifiche” (contenente, per ogni contributo-apporto, l’indicazione della data-ora di pubblicazione e il riferimento all’autore), che consente in qualsiasi momento di visionare ed eventualmente ripristinare, in tutto o in parte, le precedenti versioni dei testi/pagine.

I wiki appartengono alla famiglia dei social-software, ovvero a quei programmi informatici che sono stati creati per supportare l’interazione-comunicazione tra gli utenti della Rete in diversi ambiti: dalla ricerca e selezione delle informazioni alla redazione collaborativa di testi, dalla marcatura di materiali e risorse (tagging) alla scoperta di affinità interpersonali (social network). I social-software costituiscono le applicazioni più diffuse e qualificanti del Web 2.0, che perciò è stato anche definito come “The social Web”. Grazie a questi strumenti gli internauti danno vita a “comunità virtuali”3 che possono ricorrere a differenti modelli di comunicazione tra emittenti e riceventi: “uno a uno” (ad esempio, le e-mail), “uno a molti” (i blog), “molti a molti” (i wiki), ma che tutte seguono, nella produzione-gestione delle informazioni/conoscenze, uno schema organizzativo su base paritetica, contrapposto a quello tradizionale fondato su rigide gerarchie4.

Nel Web 2.0 l’utente della Rete abbandona il ruolo passivo di semplice “consumatore di contenuti” (ruolo che aveva assunto nella prima fase della diffusione del Web, il così detto Web 1.0) per trasformarsi in un partecipatore attivo, in un “consumatore-produttore” (prosumer, termine che nasce dal connubio tra producer e consumer), in un “lettore-scrittore” (wreader, contrazione di writer e reader)5. Nascono così i “contenuti generati dagli utenti” (user-generated content – UGC) che oggi popolano la Rete come espressione di quella che è stata definita da Pierre Lévy “intelligenza collettiva” e da Derrick De Kerckhove “intelligenza connettiva”6. Questo processo evolutivo del Web è accompagnato sia dal superamento della figura tradizionale dell’autore, connesso all’affermarsi della natura iper-intertestuale della Rete, che dal cambiamento dello stesso concetto di creatività (originalità) che “si concretizza, soprattutto, nella pratica del ritagliare, incollare, mescolare assieme segmenti separati [provenienti da diverse fonti] per ottenere un artefatto a tutti gli effetti nuovo”7. La comunicazione elettronica accresce la natura “instabile” dell’informazione in quanto basata non su “documenti fissi e immutabili”, ma su “testi plurali e mutevoli”8. In tale scenario perde significato anche il diritto d’autore a tutto vantaggio del libero accesso ai prodotti della conoscenza, intesi come “bene pubblico” a servizio dell’intera umanità. Tra gli internauti si affermano, nel solco della tradizione dell’etica hacker, i movimenti open source e open access, a favore della libera circolazione, condivisione e fruizione del software e, in generale, del sapere9. A questa visione si ispira il copyleft (neologismo, nato in contrapposizione a copyright) che identifica un regime di gestione della proprietà intellettuale in cui l’autore, anziché riservarsi ogni diritto sulla circolazione della propria opera, permette ai fruitori, attraverso un sistema di licenze, di utilizzarla, diffonderla e anche modificarla liberamente10. I wiki sono un’importante manifestazione di questo movimento ideologico in cui gli utenti della Rete vengono concepiti “non come individui atomistici che entrano in rapporto attraverso sistemi contrattuali, ma come membri di una community che tramite Internet aggrega persone sparse in tutto il mondo in vista di un progetto condiviso”11.

Wikipedia, che nasce nel gennaio del 2001 con l’edizione in lingua inglese (quella italiana inizia nel maggio dello stesso anno) e che oggi viene pubblicata in 285 lingue differenti12, rappresenta la principale e la più nota applicazione della tecnologia wiki, di cui offre un esempio paradigmatico, condividendone ed esaltandone le stesse premesse culturali, la stessa “utopia sociale”: la conoscenza intesa come un processo collettivo, dinamico e associativo, aperto alla collaborazione volontaria di tutte le intelligenze e le competenze presenti nella società (e, pertanto, non circoscritto a ristrette elites professionali o a pratiche esclusive ed escludenti), a cui la telematica fornisce, con i servizi di Internet-Web, i mezzi indispensabili per la connessione e la cooperazione tra i singoli individui13.

Per la gestione informatica dell’enciclopedia e degli altri progetti della Wikimedia Foundation è stato sviluppato, e viene mantenuto aggiornato, uno speciale software wiki, open source, denominato MediaWiki14. Tale software, nella sua versione per Wikipedia, oltre alle funzionalità fondamentali che caratterizzano la generalità dei wiki (tra le quali, la registrazione degli autori e la cronologia delle modifiche), supporta le specifiche esigenze di editing dell’enciclopedia (come, ad esempio, l’integrazione delle pagine con immagini e documenti di vario tipo, l’attivazione di link interni ed esterni, la creazione di indici ed elenchi, la categorizzazione per argomenti) e fornisce una piattaforma per il necessario coordinamento delle attività dei collaboratori (i wikipediani)15. Per facilitare il lavoro di controllo-monitoraggio e di stesura delle singole voci, MediaWiki, in particolare, mette a disposizione degli utenti sia un’apposita area di visualizzazione, in cui è possibile, mediante l’evidenziazione delle differenze, confrontare le diverse versioni delle voci, che un meccanismo di notifica agli interessati delle ultime modifiche; mentre, per favorire il confronto aperto e informale tra i wikipediani, il software offre a loro una “piazza virtuale” dedicata alla “discussione” delle opinioni e dei punti di vista divergenti, che frequentemente accompagnano sia la stesura delle singole voci che lo sviluppo complessivo del progetto editoriale16.

Wikipedia non impone ai propri autori (“lettori-scrittori”) delle norme redazionali da rispettare obbligatoriamente nella compilazione delle voci enciclopediche quale condizione per la loro pubblicazione, ma propone sia un “codice” di principi basilari (five pillars, i cinque pilastri) che un insieme di regole pratiche (in parte derivanti da tali principi) da applicare non solo alla scrittura dei testi digitali e all’elaborazione delle pagine web ma anche, in generale, alle relazioni tra gli stessi wikipediani. I “cinque pilastri” (1.Wikipedia è un’enciclopedia; 2.Wikipedia ha un punto di vista neutrale; 3.Wikipedia è libera; 4.Wikipedia ha un codice di condotta; 5.Wikipedia non ha regole fisse) indicano ai contributori la natura del progetto e le modalità con cui realizzarlo17.

Nel “primo pilastro” Wikipedia si autodefinisce una “enciclopedia”, nel significato tradizionale del termine, che si offre ai lettori quale “strumento di divulgazione” della conoscenza nelle sue molteplici manifestazioni, precisando di non voler essere (e divenire) sia una “raccolta indiscriminata di informazioni” che uno spazio web utilizzabile dagli internauti per “inserire le proprie opinioni, esperienze o argomentazioni soggettive” (come avviene nei forum, nei blog e nei social network) e raccomandando, in particolare, ai propri contributori di “seguire le politiche basate sulla verificabilità e sul divieto di ricerche originali”; dove, per verificabilità s’intende la possibilità data ai lettori, soggetti attivi nell’apprendimento, di controllare le informazioni, accedendo direttamente alle fonti (le quali dovrebbero sempre essere citate e, se disponibili in formato elettronico, linkate nelle voci enciclopediche)18, mentre per ricerche originali, “saggi, teorie e idee formulate ex novo, punti di vista/fatti sostenuti da una minoranza limitata”, di cui viene disincentivata la pubblicazione. Con il divieto di ricerche originali (così intese), Wikipedia è concepita quale contenitore di un sapere “maggioritario”, consolidato e prevalente nella società in un dato momento, che, pertanto, dovrebbe scartare o emarginare ogni contributo “originale”, proprio perchè “minoritario”, anche se convincente sul piano della razionalità o basato su “fatti veri” (e ciò in evidente contraddizione con il principio espresso nel “pilastro” successivo).

Nel “secondo pilastro”, Wikipedia interpreta il punto di vista neutrale (Neutral Point of View, NPOV) come quello di colui che (se non altro in linea di principio) “non condivide e non rigetta alcuna posizione”, ma, adottando un criterio di imparzialità, tutte le fa proprie e le rappresenta in maniera proporzionata alla loro importanza19. Il punto di vista neutrale (delle cui rilevanti implicazioni e problematiche erano consapevoli gli stessi fondatori dell’enciclopedia, Jimbo Wales e Larry Sanger) assume lo status di “regola inderogabile” dalla quale nessuno dei contributori dovrebbe prescindere. E questa inderogabilità viene ribadita con forza (tanto maggiore quanto più grandi appaiono le concrete difficoltà di attuazione), proprio perché si vuole, almeno nelle intenzioni, evitare che in Wikipedia prevalgano dispute, guerre di idee, conflitti politici o religiosi ed altre controversie, in luogo di quella che dovrebbe essere, per tutti gli utenti dell’enciclopedia, una “oggettiva ed affidabile” rappresentazione della realtà.

Il “terzo pilastro” spiega in che senso Wikipedia è un progetto editoriale “libero”. E’ tale, innanzitutto, in quanto i suoi contenuti sono utilizzabili secondo condizioni che ne consentono la massima diffusione e fruibilità20, ed anche perchè l’accesso all’enciclopedia è completamente gratuito e la consultazione delle sue voci non subisce interferenze pubblicitarie. Inoltre, la “libertà” in Wikipedia si esprime nell’apertura del progetto a tutti coloro che intendono parteciparvi e nell’assenza di autorizzazioni di sorta per poter pubblicare i loro contributi, così come nell’adozione di un software wiki per la gestione dell’enciclopedia (MediaWiki). Questo pilastro, infatti, richiama i principi del movimento del “software libero” (free software – open source – open access – copyleft) rifacendosi al pensiero di Richard Stalmann21.

Poichè lo sviluppo dell’opera è affidato alla “comunità degli utenti”, il “quarto pilastro” delinea un “codice di condotta” (Wikiquette, etichetta di Wikipedia), a cui i contributori dell’enciclopedia sono invitati a uniformarsi nelle loro relazioni-interazioni, che si ispira al più generale sistema di norme che dovrebbero regolare le diverse forme di “comunicazione mediata dal computer” (noto come Netiquette)22. L’etichetta di Wikipedia, in particolare, richiede ai singoli contributori di presupporre sempre, salvo prova contraria (come, ad esempio, nei casi di “vandalismo”)23, la buona fede di tutte le persone che collaborano al progetto enciclopedico, di stabilire “rapporti amichevoli” con gli altri wikipediani, specialmente nelle “discussioni” che talora accompagnano la scrittura delle voci, evitando quelle che vengono chiamate “guerre delle modifiche” o “edit war” (ovvero, lo scontro improduttivo e paralizzante tra opinioni contrapposte che si traduce in una successione prolungata di ripristini e cancellazioni delle stesse modifiche ad una determinata voce)24, e ricercando, invece, il consenso intorno a idee/interpretazioni largamente condivise e oggettivamente fondate25.

Il quinto e ultimo “pilastro” stabilisce, in sintonia con lo spirito libertario dell’ideologia hacker, che non esistono in Wikipedia (con la sola eccezione dei five pillars) “regole fisse”, da applicarsi con intransigenza e immutabili nel tempo. Lo scopo del progetto, si sottolinea, non è quello di creare una sovrastruttura burocratica che si perpetua attraverso l’imposizione di rigidi regolamenti, ma un’enciclopedia aperta, basata sui contributi volontari e gratuiti degli utenti, la cui collaborazione (motivata dal piacere e dall’appagamento personale) dovrebbe essere comunque agevolata con l’impiego di procedure flessibili, anche contravvenendo alle stesse regole scritte (“le regole possono essere violate, se questo è necessario per rendere l’enciclopedia migliore”) e ricorrendo al buon senso (“la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una situazione, comprendendo le necessità pratiche che essa comporta”)26.

Alle affermazioni di principio contenute nei five pillars seguono, nelle istruzioni che supportano i contributori di Wikipedia, numerosi suggerimenti e aiuti alla scrittura dei testi digitali e all’elaborazione delle pagine web27. Essendo Wikipedia, per la gran parte, il prodotto della libera attività di “autori dilettanti” (di semplici appassionati e non di professionisti nei diversi campi della scienza e della cultura, i quali, in molti casi, si cimentano per la prima volta, non solo con la stesura, di per sé già impegnativa, di voci enciclopediche, ma, più in generale, con quella di testi destinati alla pubblicazione), il “manuale operativo” si dilunga in informazioni elementari (talvolta ripetute con un’insistenza che può apparire eccessiva), del tutto ovvie per gli “autori esperti”, che, però, in questo caso, sono non solo necessarie, ma indispensabili per conferire al progetto editoriale un minimo di omogeneità e per evitare che si disperda in mille “derive anarchiche”.

Al lettore-scrittore interessato ad un determinato argomento e che vuole contribuire allo sviluppo di Wikipedia creando nuove voci o modificando quelle già esistenti, il manuale indica innanzitutto come deve essere strutturata la “voce ideale”, per far sì che i concetti/fatti vengano esposti applicando uno schema logico preordinato e ricorrente28. Si parte dal Titolo (il lemma) che, dovendo riassumere il contenuto della voce, richiede di essere scelto con estrema cura in modo da agevolare le successive ricerche da parte degli utenti. Seguono poi l’Introduzione, dove è prevista una spiegazione in termini riassuntivi del contenuto della voce, e la Trattazione vera e propria dell’argomento, che l’autore dovrebbe affrontare con la necessaria gradualità ed esporre con semplicità di termini, per facilitarne la comprensione da parte di un vasto pubblico. Per completare la voce sono, infine, indicati alcuni Accessori, cioè elementi-paragrafi integrativi, con lo scopo di permettere agli utenti sia un controllo delle fonti che un approfondimento dei contenuti. Per prime vengono le Note a piè di pagina, seguono la Bibliografia, poi le Voci correlate, quindi i Collegamenti a pagine di altri progetti Wikimedia e infine i Collegamenti esterni a pagine della Rete.
Quanto ai contenuti delle voci, le istruzioni operative, rispecchiando la natura del progetto enciclopedico, riconoscono agli autori un’ampia libertà di scelta (“tutto ciò che non è espressamente vietato è consentito”), nel rispetto però di alcuni punti fermi che vengono elencati in una specifica pagina di aiuto (“cosa non mettere su Wikipedia”). Nell’ordine espositivo del manuale: Vandalismi e prove; Materiale protetto da copyright; Voci da dizionario; Tesi, opinioni, ricerche e teorie personali; Pagine promozionali o celebrative; Biografie strutturate come curriculum vitae; Commenti; Pubblicità; Micro-abbozzi; Informazioni non enciclopediche29. Per “informazioni non enciclopediche” si fa riferimento a tutti quei contenuti che non rispettano i criteri di enciclopedicità. Wikipedia, infatti, pur riconoscendo che “l’enciclopedicità è una caratteristica intrinsecamente plurifattoriale e quindi difficilmente definibile in modo condiviso”, propone egualmente agli autori dei “criteri orientativi”, alcuni di carattere generale ed altri riferiti alla trattazione di particolari tipi di argomento30. Tra quelli “generali”, innanzitutto, la necessità che le voci contengano informazioni la cui rilevanza deve essere “oggettiva”, riconosciuta dalla maggioranza degli interessati e “verificabile con fonti terze” (Wikipedia “non è un mezzo per divulgare o meno ancora promuovere argomenti non ancora affermati”) ed inoltre l’opportunità di evitare, nella scelta dei temi da trattare, “localismi” e “particolarismi”, in contrasto con il carattere “universale” del progetto enciclopedico. Tra gli argomenti che dispongono di specifici criteri di enciclopedicità spiccano le biografie, suddivise nelle diverse categorie professionali (militari, politici, scienziati, scrittori, ecc.), per ciascuna delle quali vengono definite delle regole di rilevanza per decidere se un dato personaggio abbia diritto o meno ad una voce a lui dedicata31.

Nella stesura delle nuove voci (o negli interventi significativi di modifica su voci già esistenti), le istruzioni consigliano, più volte, non solo ai principianti ma anche ai contributori esperti, di ricorrere preliminarmente alla discussione con gli altri wikipediani, avvalendosi, se necessario, anche del parere o del vaglio (su basi paritetiche) della comunità degli utenti32; e questo in conformità allo spirito di Wikipedia che ha fatto della collaborazione il “cemento essenziale” del proprio progetto33. La stessa segnalazione (con finalità d’incentivazione) di quelle che, in base a determinati criteri, possono essere considerate buone voci enciclopediche (voci di qualità e voci da vetrina) viene affidata alla comunità dei wikipediani, a cui spetta pure il compito di individuare le voci carenti sul piano della qualità (valutata sia dal punto di vista dei contenuti che della forma), evidenziandole con specifiche diciture e sollecitando in tal modo i necessari interventi di modifica da parte degli utenti34.

Le istruzioni del “manuale” di Wikipedia si rivolgono generalmente alla totalità degli autori, formando un corpus di regole valido per qualunque tipo di voce, alla cui definizione e sviluppo partecipano gli stessi utenti. Regole “specifiche”, riferite cioè a determinati argomenti, si trovano (oltre che nei criteri di enciclopedicità) nei progetti tematici35, che consistono in spazi di coordinamento tra i wikipediani, finalizzati a gestire nel modo migliore le informazioni relative ai diversi campi della conoscenza. In alcuni casi, i progetti tematici propongono anche dei modelli particolari di voci che possono essere o semplici schemi con titoli e sezioni vuote da compilare (template) o veri e propri manuali che comprendono, oltre alla sequenza delle sezioni, testi descrittivi e, in alcuni casi, anche esempi completi da cui trarre spunto per la redazione delle voci36. Con l’intento di favorire la discussione (aperta e informale) tra i wikipediani, ai progetti sono collegate specifiche pagine web: i così detti Bar tematici37.

Alla storia, che costituisce uno dei temi portanti di Wikipedia, l’edizione in lingua italiana dell’enciclopedia dedica un progetto che comprende vari sottoprogetti, tra cui si distinguono quelli canonici, relativi alla storia antica, alla storia medievale, alla storia moderna, alla storia contemporanea. Il secolo XX° è presente con i progetti fondamentali su fascismo e nazismo. Il tema della guerra, che attrae molti wikipediani, viene affrontato da un punto di vista generale in un progetto principale, mentre i diversi tipi di armamenti ed alcuni eventi bellici di grande rilievo sono presi in esame separatamente in specifici sottoprogetti, come quelli che hanno assunto quale argomento di approfondimento le armi bianche, le armi da fuoco, le guerre napoleoniche. Il progetto storia si presenta, analogamente agli altri progetti di Wikipedia, nella forma standard di una pagina web suddivisa in vari riquadri (frame) che contengono diverse liste relative a: voci che necessitano di manutenzione (da controllare, da aggiornare, da correggere, da cancellare), voci richieste, nuove voci, voci in vetrina. La pagina web è infine completata dall’elenco degli utenti interessati a partecipare al progetto, individuati dai nomi con cui si sono registrati (generalmente nomi di fantasia, più raramente nomi reali), che indirizza alle loro pagine personali (pagine utenti) su Wikipedia38. Per i contributori, che operano di loro iniziativa e in assenza di un centro coordinatore, le liste/elenchi costituiscono uno strumento informativo indispensabile al fine di poter organizzare, su basi collaborative, la loro attività enciclopedica. Il progetto storia, in particolare, raccomanda ai wikipediani di indicare con precisione le fonti, per “facilitare il lavoro di chi deve controllarne la veridicità”, di seguire criteri comuni nella scelta dei personaggi “storici” da biografare e nella stesura delle voci a loro dedicate, di curare la “categorizzazione” delle voci (la loro attribuzione sistematica ai diversi argomenti trattati), sia per una migliore articolazione-strutturazione dell’enciclopedia che per una sua più agevole (ed anche consapevole) consultazione. Nel riquadro template di riferimento il progetto storia propone numerosi schemi di stesura delle voci (template Antica Grecia, Antica Roma, template di navigazione e sinottici). Collegata al progetto principale storia è la pagina di discussione (bar tematico) denominata “Taberna Historiae”, dove i contributori interessati all’argomento possono “porre domande, inserire comunicazioni e coordinare il loro lavoro”39. Ai progetti inerenti alla storia (ciascuno dei quali dispone di una propria pagina di discussione) corrispondono specifici portali con la funzione di raggruppare le voci relative ai grandi eventi del passato, facilitandone in questo modo la consultazione da parte degli utenti40. Con riferimento al secolo XX°, in Wikipedia (edizione in lingua italiana) troviamo, pertanto, i portali sulla prima e sulla seconda guerra mondiale, sul fascismo, nazismo e comunismo.

Uno studio completo e approfondito della scrittura delle voci di storia in Wikipedia richiederebbe di fare seguire ad un’analisi “in astratto” dei principi fondamentali su cui si basa l’enciclopedia e delle regole del manuale operativo un’indagine empirica sulle effettive modalità di elaborazione delle singole voci enciclopediche. L’esistenza di una cronologia delle modifiche/contributi (edits) ed anche delle discussioni tra i contributori (editors) offre, infatti, la possibilità di seguire, attraverso la “stratificazione” delle diverse versioni, il processo di scrittura collettiva delle voci, a partire dalla data della loro creazione, e di costruire tabelle statistiche rappresentative della dinamica dei testi e delle diverse tipologie di contributori. In questa direzione occorrerà, pertanto, sviluppare gli studi con specifiche ricerche sulle voci relative ai grandi eventi del Novecento, tenendo presenti alcune considerazioni di carattere generale riguardanti le pratiche di scrittura in Wikipedia. Prima di tutto, la scrittura collettiva necessita della partecipazione (prolungata nel tempo) di un numero consistente di contributori in grado di intervenire sulle singole voci per correggere tempestivamente gli eventuali errori, sostanziali o formali, e per accrescerne e migliorarne i contenuti con apporti continuativi in cui si esprimano diverse sensibilità, attitudini e competenze. Nella stesura delle voci è bene che non prevalgono singoli autori intenzionati ad imporre agli altri le proprie idee e interpretazioni dei fatti, ma che si formino, invece, gruppi “aperti” di wikipediani dotati di un forte spirito collaborativo e di un’accentuata predisposizione al confronto e al dialogo, capaci di svolgere una funzione di riferimento e di stimolo nell’ambito delle diverse comunità di contributori. Ma il problema di fondo, che incide in modo determinante sulla qualità delle voci di storia, è che alla loro scrittura non dovrebbero partecipare solo storici “dilettanti” o “improvvisati”, sia pure animati dalle migliori intenzioni, ma anche storici “professionisti”, disposti a mettersi in gioco accettando di cimentarsi con le nuove tecnologie e di confrontarsi con le nuove esigenze conoscitive che emergono dalla Rete”41. Solo in questo caso la scrittura wiki potrà esprimere al meglio le proprie potenzialità unendo i vantaggi della comunicazione elettronica con quelli di un’informazione corretta ed efficace della storia, e offrendo a tutti (al mondo della scuola, in particolare) non solo una “palestra” letteraria e storiografica ma anche un utile strumento di educazione civica42.

Note:

1. Le ricerche su Wikipedia e in generale sul Web sono state effettuate assumendo come data di riferimento il 30 giugno 2014. A quella data tutte le pagine web citate nelle note erano consultabili in rete.

2. Il termine wiki (vocabolo hawaiano che significa rapido, veloce) è stato adottato nel 1995 dal programmatore statunitense Ward Cunningham per indicare un progetto, il Portland Pattern Repository, nato con lo scopo di facilitare lo scambio di idee tra gli sviluppatori di software mediante la comunicazione interattiva in Rete. Per un approfondimento sulla tecnologia wiki: Bo Leuf, Ward Cunningham, The Wiki Way: Quick Collaboration on the Web, Boston (MA), Addison-Wesley, 2001; Jane Klobas, Oltre Wikipedia. I wiki per la collaborazione e l’informazione, Milano, Sperling & Kupfer, 2007 [ed. or. 2006]. “L’interazione tra software wiki, autori e siti web è tale che quando parliamo di un wiki spesso intendiamo l’insieme di tutti questi elementi: il software permette alle persone sia di leggere sia di modificare il contenuto del sito, mentre il sito che i lettori vedono è stato creato dagli autori che interagiscono con il software per produrre la risorsa. […I wiki] possono essere considerati tecnologia, spazio, informazione e conoscenza, filosofia e persino comunità”(J. Klobas, cit. pag. 3, 12).

3. Wikipedia, edizione in lingua italiana, propone la seguente definizione di comunità virtuale: “un insieme di persone interessate ad un determinato argomento, o con un approccio comune alla vita di relazione, che corrispondono tra loro attraverso una rete telematica” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Comunità_virtuale>). Per un approfondimento sulle “comunità virtuali” si rinvia a: Howard Rheingold, Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 1994 [ed. or. 1993] e a Manuel Castells, Galassia Internet, Milano, Feltrinelli, 2002 [ed. or. 2001]. Di particolare interesse è il numero monotematico, Comunità e relazioni sociali su Internet, curato da Nicola Cavalli, Oscar Ricci ed Elisabetta Risi, della rivista M@gm@ dedicato al concetto di comunità ed al suo utilizzo nell’ambito degli studi collegati ai nuovi media (M@gm@, 2006, vol. 4, n. 1, <http://www.analisiqualitativa.com/magma/0401/index.htm>). Carlo Spagnolo, nel sintetizzare il pensiero di Rheingold, osserva come lo studioso statunitense, ponendo l’accento sulla valenza sociale (senso di appartenenza e solidarismo) delle comunità virtuali, “insiste su tre tipi di beni collettivi attorno a cui esse si costruiscono: a) il capitale sociale, costituito da meccanismi di accoglienza aperta e delocalizzata; b) il capitale di conoscenze, consistente nel consorzio di competenze eterogenee; c) la comunione sociale, che si forma attorno a un’unità di obiettivi e intenti” (Carlo Spagnolo, Le riviste elettroniche, in Maurizio Ridolfi (a cura di), La storia contemporanea attraverso le riviste, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008, pp. 195-211, in versione elettronica:<http://sissco.it/fileadmin/user_upload/Pubblicazioni/collanasissco/riviste/ spagnolo.pdf>).

4. “[I wiki, e Wikipedia in particolare,] sono un esempio di peer production (produzione tra pari), una nuova modalità di produzione di beni e servizi che sfrutta la potenza della collaborazione di massa.[…] Nella sua forma più pura è una modalità di produzione di beni e servizi che si basa interamente su comunità paritarie e autonomamente organizzate di individui che si aggregano volontariamente al fine di raggiungere un risultato condiviso. In realtà la peer production prevede una miscela di gerarchia e organizzazione autonoma, e i membri esperti della community offrono una guida e concorrono all’integrazione dei contributi che essa fornisce [ed è il caso di Wikipedia]” (Don Tapscott e Anthony D. Williams, Wikinomiks 2.0. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, Milano, BUR, 2010 [ed. or. 2006], pp. 120, 123). Un altro concetto (di recente formulazione) utilizzato per inquadrare l’attività dei wiki è quello di crowdsourcing (da crowd “folla” e da sourcing “esternalizzazione di attività”) che può essere definito come una tipologia di attività online svolta collaborativamente da una moltitudine di individui (non predeterminata) a cui un ente, un’istituzione o un’azienda si rivolge per realizzare, all’esterno della propria organizzazione, in modo libero e volontario, compiti specifici. Sull’argomento: Enrique Estellés-Arolas, Fernando González-Ladrón-de-Guevara, Towards an integrated crowdsourcing definition, “Journal of Information Science”, XX (X) 2012, pp. 1-14, in versione elettronica: <http://www.crowdsourcing-blog.org/wp-content/uploads/2012/02/Towards-an-integrated-crowdsourcing-definition-Estell%C3%A9s-Gonz%C3%A1lez.pdf>.

5. Per un approfondimento in una prospettiva storica della figura del “lettore-scrittore” e della pratica culturale della “lettura-scrittura” si rinvia a Robert Darton, Il futuro del libro, Milano, 2011 [ed. or. 2009], pp. 181–205.

6. Con il termine user generated content (UGC) si indicano tutti quei materiali (testi, immagini, registrazioni audio e video) prodotti e caricati in Rete da utenti non professionisti e distribuiti su piattaforme web: wiki, blog, social network, siti aggregatori, ecc. (OECD – Organisation for Economic Co-operation and Development, Partecipative Web: User-Created Content, 12-Apr.-2007, <http://www.oecd.org/internet/ieconomy/38393115.pdf>). L’intelligenza collettiva è una forma di intelligenza che nasce dalla cooperazione di una comunità umana e che è in grado di risolvere i problemi cognitivi superando i limiti dei singoli individui che costituiscono la comunità. E’ un’intelligenza distribuita tra le persone (“nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa”), che viene valorizzata da relazioni sociali trasversali piuttosto che gerarchiche e dall’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione digitali. Dalle riflessioni di Pierre Lévy sull’intelligenza collettiva muove l’indagine di Derrick De Kerckhove sull’intelligenza connettiva, da lui definita come “una delle forme organizzative all’interno dell’intelligenza collettiva”. L’intelligenza connettiva, come indica il termine stesso, fa riferimento ad un sistema cognitivo “aperto”, incentrato sulle relazioni, sui collegamenti tra le persone, che si sviluppa in “tempo reale” grazie al supporto della tecnologia digitale e della rete Internet. Il processo di acquisizione della conoscenza viene, pertanto, inteso come un processo sociale dinamico e partecipativo, basato sulla libera circolazione delle informazioni. Per un approfondimento: Pierre Lévy, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Milano, Feltrinelli 2002 [ed. or. 1994]; Derrick de Kerckhove, L’intelligenza connettiva. L’avvento della Web society, Roma, De Laurentis, 1997 [ed. or. 1997].

7. Corrado Petrucco, Software sociali per un apprendimento aperto e flessibile in Rete, in Filomena Faiella (a cura di) “I percorsi ed i processi della didattica multimediale – Strumenti e metodologie per processi educativi innovativi”, Lecce, Pensa Multimedia, 2006, pag. 7, in versione elettronica. Petrucco osserva inoltre: “[…] ogni testo è comunque connesso ad ogni altro testo in un insieme continuo di rimandi e di riferimenti ed in cui alla fine è difficile definire chi sia veramente l’autore o se si possa ancora parlare di autore. Nella Rete, la conoscenza è sparsa tra milioni di singoli flussi informativi, un insieme di “microcontenuti”, la maggioranza dei quali è ormai inserita in un intrico di relazioni e di rimandi raggiungibili con un semplice link […]” (C. Petrucco, cit., pag. 5, 6). Per un approfondimento si rinvia a: George P. Landow, L’ipertesto: tecnologie digitali e critica letteraria, ed. it. a cura di Paolo Ferri, Milano, Bruno Mondadori,1998 [ed. or. 1994]; Jay David Bolter, Lo spazio dello scrivere: computer, ipertesto e la ri-mediazione della stampa, Milano, Vita e Pensiero, 2002 [ed. or. 2001]; Andrea Bernardelli, Intertestualità, Firenze, La Nuova Italia, 2000; Andrea Bernardelli (a cura di), La rete intertestuale: percorsi tra testi, discorsi e immagini, Perugia, Morlacchi Editore, 2010; David Weinberger, Elogio del disordine. Le regole del nuovo mondo digitale, Milano, Rizzoli, 2010 [ed. or. 2007].

8. R. Darton, Il futuro del libro, cit., pag. 51; Stefano Vitali, Passato digitale. Le fonti dello storico nell’era del computer, Milano, Bruno Mondadori, 2004, pp. 150-155.

9. Wikipedia, edizione in lingua italiana, propone la seguente definizione di open source: “termine inglese che significa codice sorgente aperto, in informatica indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono e favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti mediante l’applicazione di apposite licenze d’uso […]. Alla filosofia del movimento open source si ispira il movimento open content (contenuti aperti) [e open access (libero accesso)]: in questo caso ad essere liberamente disponibili non sono i codici sorgente dei software ma i contenuti editoriali quali testi, immagini, video e musica” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Open_source>). Per un approfondimento si rinvia a: Pekka Himanen, L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione, Milano, Feltrinelli, 2003 [ed. or. 2001]; Richard Stallman, Software libero pensiero libero, 2 volumi, Viterbo, Nuovi Equilibri, 2003 (vol. 1), 2004 (vol. 2) [ed. or. 2002]; Moreno Muffatto, Open Source: A Multidisciplinary Approach, London, Imperial College Press, 2006; Luciano Paccagnella, Open access. Conoscenza aperta e società dell’informazione, Bologna, Il Mulino, 2010.

10. Si veda la voce relativa in Wikipedia: <http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft>. Per un approfondimento: Marco Marandola, Un nuovo diritto d’autore. Introduzione a Copyleft, Open Access e Creative Commons, Milano, DEC, 2005, <http://www.unitus.it/biblioteche/webif/06-docs/download/nuovo_diritto_autore.pdf>.

11. Paolo Foglizzo, Wiki, in “Aggiornamenti sociali”, maggio 2011, pag. 382, in versione elettronica: <http://www.aggiornamentisociali.it/EasyNe2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento=2588>.

12. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia#Edizioni_linguistiche>

13. Per un approfondimento su Wikipedia in generale: Marc Foglia, Wikipedia. Un Média démocratique pour la connaissance? (Quand le citoyen lambda devient encyclopédiste), Limoges, FYP Editions, 2008; Andrew Lih, La rivoluzione di Wikipedia, Torino, Codice Edizioni, 2010 [ed. or. 2009]; Joseph Michael Reagle, Good Faith Collaboration. The Culture of Wikipedia, Cambridge, MA, The MIT Press, 2010.

14. Wikimedia Foundation è un’organizzazione internazionale non-profit il cui scopo è “incoraggiare la crescita, lo sviluppo e la distribuzione di contenuti liberi, in molte lingue, e di fornire gratuitamente al pubblico i progetti basati sulla [tecnologia] wiki”. La fondazione, che ha sede negli Stati Uniti, è stata costituita il 20 giugno del 2003 per gestire il progetto Wikipedia. All’enciclopedia online si sono in seguito aggiunti altri progetti complementari tra cui: Wiktionary, Wikibooks, Wikisource, Wikimedia Commons (<http://wikimediafoundation.org/wiki/I_nostri_progetti>). La corrispondente italiana della fondazione americana è Wikimedia Italia-Associazione per la diffusione della conoscenza libera. Costituita nel giugno del 2005, si occupa in particolar modo di promuovere e sostenere lo sviluppo dei progetti in lingua italiana della Wikimedia Foundation (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Wikimedia_Italia>). Per maggiori informazioni sul software MediaWiki: Daniel J. Barrett, MediaWiki, Sebastopol CA, O’Reilly books, 2009.

15. “I wikipediani sono le persone che collaborano al progetto Wikipedia scrivendone e modificandone le voci.[…] si è scelto di usare il termine wikipediani per sottolineare l’appartenenza alla comunità di Wikipedia” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Wikipediani>).

16. “Le pagine di discussione delle voci di Wikipedia servono per sviluppare le discussioni che nascono durante la redazione delle stesse. Le pagine di discussione (dette talk) degli utenti vengono invece usate per inviare o ricevere messaggi. Vi sono poi le pagine di discussione dei progetti dette bar tematici dove si può discutere delle voci o pagine sullo stesso argomento .Per discussioni di interesse generale esiste il bar di Wikipedia” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto%3APagina_di_discussione>).

17. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Cinque_pilastri>. Per un approfondimento su Wikipedia come progetto enciclopedico (in aggiunta ai testi già citati nella nota n. 9): Antonio Spadaro, Wiki. Utopie e limiti di una forma di intelligenza collettiva, “La Civiltà Cattolica”, 2005, III, pp. 130-138, in versione elettronica: <http://www.antoniospadaro.net/wikispadaro.html>; Luciano Paccagnella, La gestione della conoscenza nella società dell’informazione: il caso di Wikipedia, in “Rassegna italiana di sociologia”, 2007, n. 4, pp. 653-680, in versione elettronica: <http://aperto.unito.it/bitstream/2318/614/1/La%20gestione%20della %20conoscenza%20-%20il%20caso%20di%20Wikipedia.pdf>; Elena Sodini, Da Diderot a Wikipedia, “Memoria e ricerca”, 2007, n. 26, pp. 169-188; Fabio Metitieri, Spiacenti, la conoscenza enciclopedica si è trasferita online, “Biblioteche oggi”, 2009, n. 1, pp. 19-22, in versione elettronica: <http://www.bibliotecheoggi.it/content/20090101501.pdf>; Marc Foglia, Wikipedia, l’enciclopedia democratica: principi, successo e problemi, “Rivista Scuola Iad”, 2010, n. 2, pp. 4-18, in versione elettronica: <http://rivista.scuolaiad.it/wp-content/uploads/n2-2010-primo-piano-foglia.pdf>; Umberto Eco, Intervista su Wikipedia, Wiki@Home, 10/05/1010, <http://it.wikinews.org/wiki/Intervista_a_Umberto_Eco>; Carlo Cappa, Wikipedia: una riflessione pedagogica, “Rivista Scuola Iad”, 2011, n. 3, pp. 100-123, in versione elettronica: <http://rivista.scuolaiad.it/wp-content/uploads/n3-2011-saggi-cappa.pdf>; Roberto Casati, Istituzioni di Wikipedia, lezione tenuta il 08/09/2012 al “Festivaletteratura di Mantova edizione 2012”, registrazione audio <http://www.festivaletteratura.it/news.php?azione=dettaglio&id=1254>; Peter Burke, Dall’Enciclopédie a Wikipedia, Bologna, Il Mulino, 2013 [ed. or. 2012].

18. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Niente_ricerche_originali>.

19. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Punto_di_vista_neutrale>.

20. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Copyright>. I contenuti pubblicati da Wikipedia sono attualmente coperti dalle licenze Creative Commons Attribution/Share-Alike License 3.0 (Unported), e GNU Free Documentation License.

21. R. Stallman, Software libero pensiero libero, cit.

22. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Wikiquette>. Netiquette è un neologismo che nasce dall’unione del vocabolo inglese network (rete) con quello francese étiquette (buona educazione), e sta ad indicare “un insieme di regole che disciplinano il comportamento di un utente di Internet nel rapportarsi agli altri utenti attraverso risorse quali newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o email in genere” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Netiquette>). Le Netiquette Guidelines (le linee guida di Netiquette) sono consultabili nella versione in lingua italiana all’indirizzo: <http://www.rfc.altervista.org/rfctradotte/rfc1855_tradotta.txt>. E’ stato coniato il termine Wikilove per indicare “un generale spirito di collegialità e mutua comprensione” che deve caratterizzare i rapporti tra i wikipediani (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Wikilove>).

23. “Si definisce vandalismo l’aggiunta, la cancellazione o la modifica di contenuti e dati fatta con un evidente interesse o una malafede e con il conseguente risultato di compromettere l’integrità di Wikipedia” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Vandalismo>).

24. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Guerra_di_modifiche>.

25. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Risoluzione_dei_conflitti>.

26. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Ignora_le_regole>; <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Buon_senso>.

27. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Libri/Manuale_di_Wikipedia>.

28. <http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Manuale_di_stile>.

29. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Cosa_non_mettere_su_Wikipedia>.

30. <http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Cosa_mettere_su_Wikipedia>; <http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:Coordinamento/Criteri>.

31. <http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Criteri_di_enciclopedicit%C3%A0/Biografie>.

32. “Le richieste di pareri (RdP) sono parte del processo di risoluzione dei conflitti. Con le richieste, coloro che contribuiscono al progetto possono trovare un riscontro il più ampio possibile riguardo le divergenze sul contenuto delle voci, sulla condotta degli utenti e sulle regole e linee guida di Wikipedia, formando un certo consenso al fine di prevenire o far terminare un conflitto in atto” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Richieste_di_pareri>). “Il vaglio è una sorta di “revisione paritaria” che i wikipediani operano su alcune voci nel tentativo di migliorarne la qualità complessiva” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Vaglio>).

33. “Wikipedia è un’enciclopedia che, grazie alla sua natura collaborativa, aumenta gradualmente non solo il numero delle voci, ma anche la quantità e la qualità di informazioni disponibili per ogni singola voce e la loro affidabilità, per le continue letture, correzioni e revisioni da parte di migliaia di utenti” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:Qualit%C3%A0>).

34. “Per essere considerata di qualità, una voce deve rispettare dei precisi criteri: essere ben scritta, accurata [nei fatti], adeguatamente approfondita, neutrale, stabile ed illustrata, ove possibile, da immagini o altri file multimediali significativi e dotati di appropriate licenze d’uso. Oltre a quanto già sottolineato, la caratteristica fondante delle “voci di qualità”, al di là di ogni misura in termini di quantità e di kilobyte, è quella di essere perfettamente verificabili, in quanto dotate di fonti [ineccepibili]” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Voci_di_qualit%C3%A0>). “Una voce in vetrina è una voce senza ombra di dubbio eccellente, che spicca per esaustività, accuratezza, stabilità e bella prosa. Le voci che non si adattano appieno a tali requisiti ma comunque presentano una qualità soddisfacente possono invece rispecchiare i criteri delle voci di qualità, che, ad un confronto, risultano meno stringenti di quelli per la vetrina” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Vetrina/Criteri>).

35. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Progetto>.

36. <http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Raccolta_di_modelli_di_voce>.

37. “I bar tematici sono le pagine di discussione dei progetti. Essi svolgono il ruolo di punti di riferimento specialistici, e hanno lo scopo di coordinare le iniziative intorno alle voci riguardanti la disciplina a cui sono dedicati. Sono il posto giusto per aprire discussioni, avanzare proposte, critiche e segnalazioni di carattere generale, sempre però riguardanti le voci dell’enciclopedia. Sono solitamente uno strumento integrato al relativo progetto tematico, ma possono anche essere il germe intorno al quale un progetto possa nascere”<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Bar_tematici>.

38. “La pagina utente è una pagina di servizio che Wikipedia fornisce agli utenti registrati per facilitare la comunicazione tra i partecipanti al progetto […]. La pagina utente, che non è obbligatorio avere, può essere utilizzata innanzitutto per fornire informazioni sulla propria attività in Wikipedia, come gli argomenti su cui si preferisce lavorare, l’elenco delle voci alle quali si è collaborato o create ex novo, gli eventuali progetti ai quali si collabora […]. Nella pagina utente si può anche aggiungere qualche informazione sui propri interessi e le proprie competenze o, eventualmente, foto e informazioni personali” (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagina_utente>).

39. <http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_progetto:Storia>.

40. “I portali sono pagine di Wikipedia che raggruppano in modo sistematico le voci relative a un determinato argomento, organizzandole secondo schemi logici che ne rendono più facile la consultazione soprattutto da parte dei lettori dell’enciclopedia“ (<http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Portale>). Wikipedia presenta numerosi portali relativi non solo alla storia ma anche ad altri argomenti. Per un elenco generale dei portali: <http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Portali>; con riferimento alla storia: <http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Storia>. Per un approfondimento sulle voci e sui portali di Wikipedia dedicati alla prima e alla seconda guerra mondiale: Antonio Prampolini, La “Grande Guerra” in Rete: risorse on-line e siti web sulla prima guerra mondiale, “Società e storia”, 2010, n. 129, pp. 531-551; Antonio Prampolini, L’Italia e la seconda guerra mondiale nel Web. Le voci dell’edizione italiana di Wikipedia, “L’Italia contemporanea”, 2012, nn. 268-269, pp. 517-539.

41. Su questo problema e sull’invito rivolto agli storici “professionisti” a partecipare alla scrittura delle voci di storia in Wikipedia, si veda Roy Rosenzweig, Can History be Open Source? Wikipedia and the Future of the Past, “The Journal of American History”, 2006, n. 1, pp. 117-146, in versione elettronica: <http://chnm.gmu.edu/essays-on-history-new- media/essays/?essayid=42>.

42. Sull’utilizzo di Wikipedia a fini didattici e formativi in ambito scolastico, si veda l’articolo di Antonio Fini, Dieci anni di Wikipedia. Dal punto di vista della scuola: una sfida o un’opportunità?, Redazione Bricks, 01/03/2011, <http://bricks.maieutiche.economia.unitn.it/?p=259>, e i progetti di Wikimedia Italia, Adotta una parola va a scuola, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna, <http://wiki.wikimedia.it/wiki/Adotta_una_parola_va_a_scuola>, e Autori in Wikipedia, in collaborazione con la sezione milanese di AICA e con rete Ellis (progetto riservato agli studenti delle scuole secondarie superiori lombarde), <http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:Coordinamento/Scuole/Autori_in_Wikipedia>.

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Dati articolo

Autore:
Titolo: Wikipedia e le regole per la scrittura delle voci di storia
DOI: 10.12977/nov49
Parole chiave: , ,
Numero della rivista: n. 3, dicembre 2014
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
, Wikipedia e le regole per la scrittura delle voci di storia, Novecento.org, n. 3, 2014. DOI: 10.12977/nov49

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