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Un’industria, una città, un mito: le Officine Meccaniche Reggiane e Reggio Emilia

Abstract

Lo studio di caso proposto è pensato per una durata di quattro ore, ma ovviamente ogni docente è libero di adeguare la propria disponibilità e organizzazione didattica a tempi diversi. Nelle prime due ore gli studenti, dopo aver preso in considerazione brevemente la storia della Officine Reggiane nel corso del XIX ne contestualizzeranno la vicenda con l’aiuto del manuale. Successivamente andranno a indagare, soprattutto per due periodi storici indicati nel loro testo (il periodo del fascismo e quello bellico e quello del dopoguerra e immediatamente precedente al boom economico), come si è costruito il mito – ancora attuale – di questa azienda che ha avuto un ruolo decisivo per la città di Reggio Emilia e per il Paese. Si suggeriscono alla fine tracce aperte di ricerca didattica.

Durata:

4 ore

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Premessa

La storia delle Officine Meccaniche Reggiane è una storia del ‘900. La sua genesi, l’epopea e la sua fine si sovrappongono a snodi storico-tematici rilevanti della storia di Reggio Emilia e d’Italia, segnano il percorso di modernizzazione che una città città periferica ha assunto nel corso del secolo scorso.

La storia di questa fabbrica combacia spesso con la storia di una moltitudine di uomini e donne che l’hanno abitata, che hanno ricevuto una educazione politica e lavorativa (dai licenziamenti degli anni ‘50 nasce la piccola-media industria locale e quindi il boom), che vi hanno gioito, combattuto e sofferto. A volte vi sono morti. Questa storia industriale permette di incrociare la storia cittadina con quella italiana in alcuni turning point epocali: il primo e secondo conflitto mondiale, il fascismo con la sua propaganda e la produzione bellica, la Resistenza, la difficile transizione democratica che porta al ridimensionamento della grande fabbrica sino alla storia di lotte e sconfitte operaie e sindacali.

L’Archivio che raccoglie la storia ormai terminata delle Officine Reggiane sarà il progetto per il futuro di Reggio Emilia: all’interno di una enorme aerea industriale dismessa troverà posto l’Archivio del ‘900 della città, accanto al nuovo Polo Tecnologico e di ricerca. Il mito delle Reggiane, insomma, continua.

Testo per docenti

La nascita, lo sviluppo e il declino delle Officine Meccaniche Reggiane in un arco temporale che si è svolto per quasi l’intero XX secolo sono state l’oggetto della creazione di un autentico mito locale, che fa delle Reggiane “la fabbrica” per antonomasia. E’ stata la più grande industria dell’Emilia Romagna. Rivaleggiava con colossi come Fiat, Breda e Caproni, in alcuni casi condividendone la sorte amara, fino al fallimento. Nei suoi capannoni hanno lavorato decine di migliaia di persone. Quasi non c’è famiglia a Reggio Emilia e nelle città vicine che non abbia avuto un operaio alle Officine. La famiglia che aveva un operaio o impiegato delle Reggiane apparteneva a una élite socio-culturale riconosciuta.

La storia delle Reggiane si sviluppa attorno a cinque aspetti fondamentali: i treni che stanno all’origine della fondazione stessa della fabbrica; gli aerei da guerra che ne costituiscono l’aspetto più famoso; la Resistenza con i suoi martiri del 1943 così come i tanti operai-partigiani; l’epica lotta per la salvezza della fabbrica con la sua occupazione nel 1950-’51; infine la storia dei quartieri operai del Cairo e di Santa Croce.

I treni

Le Reggiane nascono nel 1904, in un’epoca di forte espansione industriale, le ferrovie sono il motore trainante di questo sviluppo. L’iniziativa spetta al modenese Romano Righi e al piemontese Giuseppe Menada, un vero e proprio padre fondatore delle ferrovie italiane, che colgono la sfida di aprire un’officina in un territorio quasi esclusivamente agricolo e di dedicarsi non ai macchinari agricoli, ma ad un settore nuovo ed in pieno sviluppo per il nostro paese. [doc.1]

Le Reggiane costruiscono decine di migliaia di carrozze, locomotive e vagoni merci e si inseriscono pienamente nel tessuto economico e sociale locale: basta citare la fondazione in quegli anni anche del Consorzio Cooperativo delle Ferrovie Reggiane e la costruzione della linea Reggio-Ciano. Si tratta in effetti della produzione di più lunga durata nella storia aziendale, terminata di fatto solamente negli anni ’80 del secolo scorso. [ doc. 2]

Gli aerei

Nel 1935 la Società Aeronautica Caproni acquista le Reggiane dall’IRI1 e inizia una sua radicale trasformazione da azienda ferroviaria ed agricola in grande complesso militare e aeronautico in particolare. E’ il periodo più famoso e fortunato della fabbrica che arriva ad occupare fino a 12.000 dipendenti nel 1942: le Officine Reggiane sono ora la più importante fabbrica di tutta l’Emilia Romagna ed una delle principali del nostro paese. I suoi aerei da caccia della serie RE equipaggiano oltre all’aeronautica italiana [doc.3] anche quella svedese e ungherese e perfino i tedeschi non disdegnano di armare la Luftwaffe con gli aerei prodotti a Reggio Emilia. [doc.4] Come in tutte le medaglie c’è però un rovescio costituito dai bombardamenti degli angloamericani che nel 1944 demoliscono lo stabilimento e provocano centinaia di morti. Non è un caso che siano state la prima fabbrica aeronautica dell’Alta Italia colpita dopo l’8 settembre 1943: per assicurarsi di raggiungere l’obiettivo gli Alleati inviano 135 bombardieri Lancaster e B 17 nelle giornate del 7 e 8 gennaio 1944. [doc. 5]

La reazione tedesca è semplice e brutale: ciò che sopravvive alle incursioni aeree viene trasferito in aree sicure nel nord Italia, insieme a centinaia di operai costretti ad abbandonare le loro famiglie, alcuni saranno anche deportati in Germania. [doc. 6]

La Resistenza

Le Officine Reggiane sono il primo luogo della provincia di Reggio Emilia dove si tenta, non sempre con successo, di creare un’organizzazione di opposizione al regime. Migliaia di operai raggruppati in un luogo relativamente ristretto costituivano un terreno fertile dove far crescere la speranza di un futuro senza dittatura: piccoli sabotaggi alla produzione bellica e la diffusione di stampa clandestina non sono mai mancati. Un terreno fertile lo era anche per il fascismo che vi dedicò ampie risorse, esaltando la comunione d’intenti fra gli operai in fabbrica e i soldati al fronte, costruendo case popolari e le attività dopolavoristiche per i dipendenti.

Prima ancora dell’Armistizio dell’8 settembre 1943 le Reggiane piangono i primi caduti della lotta di liberazione: sono i nove operai trucidati dai bersaglieri il 28 luglio 1943 [doc. 7], durante uno sciopero contro la guerra, che obbediscono ciecamente all’ordine del nuovo Presidente del Consiglio Pietro Badoglio in cui vietava categoricamente ogni tipo di manifestazione e autorizzava l’esercito a usare qualsiasi mezzo di repressione, a comportarsi come se fosse “in combattimento contro truppe nemiche”2. Dopo l’occupazione tedesca e il bombardamento alleato, centinaia di operai e impiegati aderiscono al movimento di liberazione, chi prendendo la via dei monti, chi aderendo ai Gap e Sap3 di città e alcuni di loro cadranno durante la Resistenza4.

La lotta per la salvezza

Le Reggiane non si sono di fatto mai più riprese dalla guerra. Per alcuni anni si è tentato di ricostruire gli stabilimenti e di riavviare una produzione efficiente. Nell’estate 1950 la direzione decide di licenziare oltre 2000 dipendenti, circa la metà del totale. Gli operai rispondono con l’occupazione dello stabilimento durata 368 giorni consecutivi, dall’ottobre 1950 a quello successivo. Sarà la più lunga occupazione di una fabbrica nella storia italiana.

Gli operai costruiranno il trattore “R 60” [doc. 8 ] per dimostrare che la “loro” fabbrica era ancora efficiente e che poteva prosperare con nuove produzioni di pace e non più belliche come negli anni precedenti. Nonostante il loro impegno e la solidarietà ottenuta non solo a Reggio Emilia, ma in tutta Italia, l’azienda venne messa in liquidazione. Gli occupanti avranno la soddisfazione di sfilare per le vie cittadine con i primi e unici tre esemplari del trattore “R 60”5, ma alla fine i licenziati saranno migliaia. [doc. 9] [doc.10]

I quartieri di Santa Croce e il Cairo

Una necessità che ha sempre avuto l’azienda è stata quella di assumere operai specializzati provenienti da altre città e regioni perché a Reggio Emilia, territorio prevalentemente agricolo, non ve ne erano mai a sufficienza. Per ospitare i nuovi venuti la direzione decise di costruire il primo quartiere operaio reggiano a partire dal 1911: quattro caseggiati uno di fianco all’altro che furono soprannominati “Cairo” perché, dipinti di bianco e isolati rispetto alla fabbrica e alla città, sembravano quasi un villaggio nel deserto. Con l’espansione della fabbrica, accanto a questo primo nucleo, sorse piano piano un complesso urbanistico più ampio che prese il nome di Santa Croce esterna, per distinguerlo dall’omonimo e confinante quartiere interno alle mura del centro storico cittadino. Negli anni del fascismo vennero costruite altre case operaie, il dopo lavoro aziendale, i reparti aeronautici, l’aeroporto, una scuola elementare, una nuova palazzina della direzione a forma di “M” per omaggiare Mussolini, una sede rionale del PNF ed altro ancora. [doc. 11] Anche la toponomastica rispecchiava fedelmente la politica del regime.

Presente, passato, futuro

Nonostante l’azienda oggi non esista più, la memoria delle Officine Reggiane è ancora ben viva nella cittadinanza, come dimostra anche il successo numerose iniziative ad esse legate: ogni anno è ancora commemorato l’eccidio del 28 luglio 1943 mentre l’archivio aziendale è costantemente consultato da appassionati, storici, studenti e cittadini. L’area industriale è oggi in gran parte in rovina [doc.12], ma è iniziata una complessa operazione di recupero di alcuni edifici, al termine della quale sarà simbolicamente restituita alla città la sua vecchia fabbrica con spazi sia pubblici che privati. [doc.13]

Bibliografia

Libri

  • G. L. Basini, G. Lugli, L’affermazione dell’industria, Reggio Emilia 1940-1973, Laterza, 1999
  • M. Bellelli, Reggiane, cronache di una grande fabbrica italiana, Aliberti, Reggio Emilia 2016
  • A. De Bernardi, Il conflitto sociale nell’Italia fordista, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia. Vol. II. Dal secondo dopoguerra ai primi anni ’70, L. Baldissara – M. Bergamaschi – A. Canovi – A. De Bernardi – A Pepe (a cura di), Roma, Ediesse, 2002, pp. 235-243
  • A. De Bernardi, R. Balzani, Storia del mondo contemporaneo, Mondadori, 2003
  • A. Giustardi, Disegnava aerei. 19 novembre 1942 – 28 luglio 1943, Teorema, Reggio Emilia 2010
  • D. Melossi, Restaurazione capitalistica e piano del lavoro, lotta di classe alle Reggiane 1949-1951, Editrice sindacale italiana, Roma 1977
  • Reggiane, archivio storico, capitolo I, Comune di Reggio Emilia 2015, catalogo di una mostra
  • S. Spreafico, Un’industria, una città: cinquant’anni alle Officine Reggiane, Il Mulino, 1968

Film

  • I giorni dell’ R60
    regia: G. Albonetti, G. Boursier, M. Morbidelli, 56’ produzione: Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, lingua italiana
    https://www.youtube.com/watch?v=MQiseoWQ7Oc
  • Sabotatori
    Documentario di M.Durchfeld, N.Guidetti, 70’, in 4 lingue, prodotto in collaborazione con Istoreco
    Si tratta di un film pensato per il cinema e per la diffusione in DVD in tutti quei luoghi e tutte le case dove c’è voglia di riflettere su cosa vuol dire essere Resistenti, Partigiani, Sabotatori. La memoria della lotta di Liberazione è ancora viva nelle città, nelle montagne e nelle persone che hanno fatto la Resistenza in Italia. Sabotatori racconta i “Sentieri Partigiani” oggi, attraverso i volti e le storie di alcuni dei suoi partecipanti, vecchi e giovani, muovendosi tra Italia, Francia e Germania.
    Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=s-E9tTA4uy4

Siti web

Testo per gli allievi

Le Officine Meccaniche Reggiane: una storia che diventa un mito.

La storia delle Officine Meccaniche Reggiane è una storia simbolica per la città di Reggio Emilia. Le sue vicende dalla fondazione alla chiusura coprono esattamente un secolo di storia i cui momenti fondamentali combaciano spesso con fasi storiche rilevanti di tutto il Paese.

In questa storia locale ritroviamo quindi aspetti di storia nazionale come: la nascita e sviluppo delle linee ferroviarie e la conseguente produzione di treni e locomotori, l’affermarsi della dittatura fascista con la propaganda e l’azione di repressione, occupazione nazista e guerra conseguente; proprio in seno all’industria bellica più importante dell’ Alta Italia nascono il dissenso al regime, la richiesta popolare di fine del conflitto e il sabotaggio operato dai resistenti; nel dopoguerra si assiste allo sciopero, e alla mobilitazione di una intera città che lo sostiene, per un anno nel tentativo di impedire il licenziamento di migliaia di persone. Sarà lo sciopero più lungo della storia d’Italia tuttavia, dal punto di vista sindacale, una sconfitta: migliaia saranno i licenziamenti e l’azienda sarà posta in liquidazione.

Dagli anni trenta e quaranta e dal periodo post bellico della occupazione operaia nasce il “mito” delle Reggiane, abitato e supportato da molte voci, testimonianze e documentazione. Due momenti/transizioni sono di estremo interesse: il passaggio da azienda di regime produttrice degli aerei da guerra più sofisticati del paese a officina/fucina di ribellione al regime stesso in cui si compie una delle prime manifestazioni contro la guerra fascista in Italia (28 luglio 1943); la costruzione del trattore “R60” nell’anno di occupazione delle Officine Reggiane a dimostrare che si poteva sopravvivere, anche in periodo di pace, modificando la produzione.

Questi momenti storici sono ben presenti in larga parte della memoria cittadina reggiana e alimentano indagini dal basso da parte della popolazione di ogni età sulla grande industria cittadina. In attesa che il mito venga custodito sotto i nuovi padiglioni del nascente Tecnopolo per la ricerca e l’innovazione, quei grandi capannoni vuoti oggi ospitano le storie gloriose del passato disegnate sui muri dell’ex Officina con uno spray ribelle, si popolano anche di altre storie di clandestini e nuovo disagio sociale.

Dossier di documenti

Documento 1 – Foto aerea Officine Reggiane

fontanesi_1Foto aerea dell’area delle Officine Reggiane metà anni ’20, al centro leggermente scostati a destra si riconoscono i quattro caseggiati bianchi a tetto piatto e due piani del cosiddetto Cairo, Fototeca Istoreco

Documento 2 – Reparto montaggio locomotive

fontanesi_2Reparto montaggio locomotive, anno 1939 c.a, Archivio Reggiane busta 840, c/o Istoreco

Documento 3 – Autarchia

fontanesi_3Immagine di propaganda degli operai addetti al reparto Avio, in posa sulle ali di un velivolo, anni 40, Fototeca Istoreco

Documento 4 – Credere obbedire combattere

fontanesi_4Capannone del reparto Avio, sullo sfondo si nota il motto fascista “Credere Obbedire Combattere” e l’immagine del dittatore Mussolini, anni ’40, Fototeca Istoreco

Documento 5 – Bombe su Reggio Emilia

fontanesi_5Immagine scattata da un bombardiere B17 Flying Fortress la mattina dell’8 gennaio 1944 durante l’attacco aereo sulle Reggiane, si riconosce la forma esagonale della città di Reggio Emilia, in A. Conti, M. Becchi, 22.000 bombe su Reggio Emilia, pag. 479, Diabasis, Reggio Emilia, 2009

Documento 6 – Deportazione dei lavoratori delle Reggiane

fontanesi_6Documento di quattro pagine, vi proponiamo quella che illustra meglio i contenuti testuali, del 1945 che attesta i vani tentativi delle Direzione delle Reggiane di far rientrare in Italia alcuni suoi operai deportati in Germania per scopi bellici, Archivio Reggiane, Busta 73, Fascicolo “Operai forzosamente inviati in Germania”

Documento 7 – nove operai uccisi il 28 luglio 1943

fontanesi_7I nove dipendenti delle Reggiane uccisi dal Regio Esercito il 28 luglio 1943 durante la manifestazione per la pace che si svolse all’interno dello stabilimento, Fototeca Istoreco

Documento 8 – R60

fontanesi_8I 3 modelli del trattore “R60” costruiti dagli operai durante l’occupazione del 1950-’51, 8.10. 1951, Fototeca Istoreco

Documento 9 – L’Unità 6 ottobre 1951

fontanesi_9“l’Unità” del 9 ottobre 1951 celebra la “vittoriosa” fine dell’occupazione delle Officine Reggiane: l’azienda riaprirà nel 1952 con 700 dipendenti mentre nel 1949 erano oltre 5000, Archivio Federazione PCI di Reggio Emilia, Polo Archivistico-Istoreco

Documento 10 – Il Natale di Bleky

25 dicembre 1950

Il Natale di lotta dei lavoratori delle Reggiane è riuscito in pieno superando i pronostici fatti i giorni prima. Stamane lo ziffolo è suonato alle 8,05, il suo suono ha fatto sentire a tutta Reggio la lotta delle Reggiane. Verso le 10 gli operai si sono raccolti in città, questo ha fatto sentire ancor meglio la lotta a tutti i cittadini. Alla mezza i refettori offrivano una bellissima cornice, tavoli lunghi a non finire pieni di bottiglie messe in fila, pane, salame, una mela ed una sigaretta. Il locale era molto confortante, pavesato di bandierine le quali rendevano ancora più brillante la festa. Gli operai hanno mangiato e cantato, da parte dei 700 del corso sono state offerte in atto simbolico 4 torte e precisamente agli operai della Forgia, Fonderia, al Comitato di agitazione, alla CGIL. Questi atti hanno riscosso grandi applausi fra tutti i presenti. Con noi vi erano delegazioni varie: Breda, Delta Padano, Bassa Reggiana, ecc… inoltre i deputati e senatori democratici i quali hanno portato con brevi discorsi un grande entusiasmo fra tutti i lavoratori. Si sono poi iniziati gli spettacoli in programma e la distribuzione dei pacchi ai bambini. Infinite colonne di gente si sono portate oggi alle Reggiane, la manifestazione è riuscita in pieno, i nostri avversari sputino pure veleno, la classe operaia ha già scelto.

Brano da Il diario di Bleki (Sergio Iori) in D. Melossi, Restaurazione capitalistica e piano del lavoro, lotta di classe alle Reggiane 1949-1951, Editrice sindacale italiana, Roma 1977, pag. 508-509

Documento 11 – Palazzina della Direzione

fontanesi_11Palazzina direzionale costruita nel 1940 la cui pianta è a forma di “M”, sulla facciata si possono notare anche i fasci littori, Fototeca Istoreco

Documento 12 – Reparto Avio oggi

fontanesi_12Quel che resta dei capannoni Avio, 2014, Foto Michele Bellelli

Documento 13 – Tecnopolo

fontanesi_13Un primo capannone delle Ex Officine Reggiane è diventato oggi il Tecnopolo di Reggio Emilia, all’interno vi sono centri di ricerca universitaria, spazi espositivi e sede di giovani start-up

Tracce di lavoro

1. Riordinare la Storia.

Il docente fornisce tutti i documenti al gruppo privi di numerazione e didascalia. Indicazioni per gli studenti: questi documenti appartengono alla storia delle Officine Reggiane e sono custoditi in diversi archivi. Dopo aver letto il testo dello studente cercare di dare ai documenti: a. un ordine cronologico b. un breve titolo c. costruire un ppt virtuale con brevi testi argomentativi che illustrino la storia di ogni documento e quindi la storia delle Officine Reggiane (attività facoltativa: al termine del lavoro si potrà verificare, con l’aiuto del docente, la appropriatezza del lavoro svolto e costruire veramente un ppt)

2. Analisi del periodo storico del regime fascista.

La produzione bellica e di aerei da guerra in particolare è stato il momento più significativo e anche più raccontato delle Officine Reggiane. Si prendano in considerazione i Documenti n. 3 e n. 4, osservateli e svolgete una lettura dell’immagine. Ora descrivete brevemente i documenti iconografici. In seguito e con l’aiuto del manuale argomentate una definizione di “autarchia” fascista e cercate altri motti di propaganda mussoliniana come “Credere obbedire combattere” spiegando poi quale finalità avevano queste frasi del dittatore.

3. Si osservi il documento n. 7: i nove operai uccisi durante la manifestazione contro la guerra del 28 luglio 1943. Leggetela breve scheda on line su quell’evento

http://www.istoreco.re.it/default.asp?page=1765,ITA

Come risulta dalle informazioni che avete appena avuto, furono diverse le manifestazioni in tutta Italia all’indomani del 25 luglio 1943: citane almeno due e svolgi una breve descrizione dell’accaduto con l’aiuto del Manuale e della ricerca on line. (Approfondimento facoltativo: accadde qualcosa nella vostra città/paese dopo il 25 luglio 1943? Raccogliete brevi testimonianze familiari o cittadine su questo evento storico)

4. Il dopoguerra: le Reggiane in crisi e la lotta per il posto di lavoro.

Leggere attentamente i documenti n°9 e 10 e le didascalie. I due documenti sono molto diversi ma in comune hanno la retorica propagandistica che sia il sindacato che i partiti di sinistra hanno adottato in questa contrattazione e lungo sciopero. Sottolineate nei testi questi elementi di propaganda.

5. Il presente e il futuro delle Reggiane, il mito nell’arte di strada.

Utilizzando un motore di ricerca per immagini digitate “writers reggiane” scoprirete diversi murales a bomboletta sui muri della vecchia fabbrica che proseguono la narrazione del mito. Sceglietene almeno tre che illustrino questa parte del testo che avete letto da poco:

“Dagli anni trenta e quaranta e dal periodo post bellico della occupazione operaia nasce il “mito” delle Reggiane, abitato e supportato da molte voci, testimonianze e documentazione. Due momenti/transizioni sono di estremo interesse: il passaggio da azienda di regime produttrice degli aerei da guerra più sofisticati del paese a officina/fucina di ribellione al regime stesso in cui si compie una delle prime manifestazioni contro la guerra fascista in Italia (28 luglio 1943); la costruzione del trattore “R60” nell’anno di occupazione delle Officine Reggiane a dimostrare che si poteva sopravvivere, anche in periodo di pace, modificando la produzione.”


Note:

1 Istituto per la Ricostruzione Industriale

2 Per ulteriori approfondimenti rispetto a questo episodio rimandiamo a: http://www.istoreco.re.it/default.asp?page=1765,ITA

3 Gruppi e Squadre di Azione Patriottica

4 Un esempio su tutti: Ovidio Beucci “Mirco”, ucciso dai fascisti, alcuni dei quali lavoravano alle Reggiane, il 4 maggio 1944. Alla sua memoria è stato dedicato un distaccamento della 26^ brigata Garibaldi “Enzo Bagnoli” operante sull’Appenino reggiano. In bibliografia abbiamo indicato il film Sabotatori che narra la storia di un ex giovane operaio delle Reggiane, Fernando Tony Cavazzini che scelse la strada della montagna e della Resistenza dopo l’eccidio del 28 luglio 1943. http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2013/07/27/news/eccidio-delle-reggiane-dopo-quella-strage-diventai-partigiano-1.7487717

5 Si veda a proposito il film documentario “I giorni dell’R60” realizzato dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, abbiamo indicato in sitografia la reperibilità su Youtube

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Titolo: Un’industria, una città, un mito: le Officine Meccaniche Reggiane e Reggio Emilia
DOI: 10.12977/nov181
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Numero della rivista: n.8, agosto 2017
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
and , Un’industria, una città, un mito: le Officine Meccaniche Reggiane e Reggio Emilia, Novecento.org, n. 8, agosto 2017. DOI: 10.12977/nov181

Dossier n. 8, agosto 2017

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