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1958. All’inizio del “miracolo economico”, due terremoti musicali

Abstract

Il 1958, inizio del “miracolo economico”, vede il panorama musicale italiano scosso da due “terremoti”: 1) a Sanremo, la vittoria di Modugno, che diventa subito, in tutto il mondo, “Mister Volare”; 2) l’importazione dall’America della prima moda musicale (e non solo) specificamente giovanile, il rock’nd roll: ossia, di fatto, “la nascita dei giovani”. Tra i giovani cantanti emergenti, detti “urlatori” in contrapposizione ai “melodici”, ci sono anche due ventenni destinati a grandissime carriere: Mina e Adriano Celentano. Si prevedono due ore di lavoro in classe.

Premessa

Il 1958, punto d’arrivo del precedente studio di caso su “Le canzoni del “lungo dopoguerra” (1946-1958)”, è qui indagato come l’anno di un duplice “terremoto” musicale, che coincide con l’inizio di quella svolta, a livello economico e sociale, che venne poi chiamata “miracolo economico”.

Testo per i docenti

[NB: le canzoni proposte come fonti in video sono sottolineate]

All’inizio del “miracolo economico”, due terremoti musicali

Nel 1958, Modugno profana Sanremo e fa “volare” i sogni degli italiani

Il 1958 è considerato dagli storici il primo anno del “miracolo economico”, ma all’epoca pochi se ne accorsero, meno di tutti i leader politici. Si pensi che quell’anno il segretario del Pci Togliatti dichiarò alla Camera: «Noi andiamo incontro a un aggravamento della crisi economica»; e il democristiano Segni, nel febbraio ‘59, nel presentare il suo nuovo governo, affermò: «La congiuntura [economica] non è favorevole». Eppure, il mese dopo il quotidiano inglese “Daily Mail” parlò di “miracolo economico” dell’Italia, e di lì a poco il “Financial Times” assegnò alla lira l’Oscar della moneta (cfr. G. Crainz, 2016, pag.79).

In quel 1958, anche al festival di Sanremo le previsioni vennero clamorosamente smentite. Erano favorite L’edera e Giuro d’amarti: le cantava entrambe la “regina” Nilla Pizzi, la seconda, in coppia con il “reuccio” Claudio Villa. Questi presentava anche Fragole e cappellini, assieme al Duo Fasano.

Vinse invece Nel blu dipinto di blu, diventata poi famosa come Volare: ne era autore e interprete il pugliese Domenico Modugno, ed era la prima volta che a Sanremo si presentava un “cantautore” (parola che, peraltro, non esisteva ancora in italiano, entrò in uso solo l’anno dopo). Più che una vittoria fu un trionfo, anche perché Modugno non era solo un cantautore ma un “cantattore”, che in scena sapeva usare la voce, la mimica e tutto il corpo con straordinaria vitalità o originalità. A ben vedere, la canzone era scritta in un lingua ancora tradizionale, cioè lontana dal parlato corrente. Si creò però una miscela esplosiva tra la voce di Modugno, la sua gestualità così diversa dalla norma (le braccia spalancate), la musica ritmata con echi del rhythm and blues, le parole liberatorie ed eccitanti (con trasparenti significati sessuali, ma di una sessualità naturale, libera, gioiosa). Si può dire che, all’inizio del “miracolo economico”, Modugno fece volare i sogni degli italiani. Anche in musica, era finito il “lungo dopoguerra”!

Fu un successo mondiale: dappertutto la gente la cantava in coro, anche negli stadi di calcio. Negli Stati Uniti Volare rimase in testa alle classifiche di vendite per 13 settimane e venne interpretata dai cantanti più famosi. Nel mondo vendette 24 milioni di dischi, seconda (fino ad allora) solo a Bianco Natale di Bing Crosby. Modugno è stato l’unico cantante italiano (oltre a Carosone), a vendere dischi negli Stati Uniti senza inciderli in inglese. Modugno, che nel 1958 aveva trent’anni, aveva già composto canzoni belle e molto originali (vedi lo studio di caso sulle canzoni degli anni ’50), e proseguì a mietere successi anche dopo Volare (già l’anno dopo rivinse a Sanremo con Piove), ma lo fece rientrando nell’alveo della canzone tradizionale.

La rivoluzione avviata da Volare proseguì lungo altre traiettorie e con altri protagonisti, molto più giovani di Modugno.

Il Rock’n roll: la musica che “fa nascere” i giovani

Il 1958 segnò musicalmente una svolta non solo per Volare. Nel mercato discografico, quell’anno i dischi 45 giri soppiantarono definitivamente i vecchi 78 giri. I dischi venduti, che erano 3 milioni nel 1951 e 9 milioni nel ’56, schizzarono a quasi 17 milioni. Inoltre, proprio quell’anno, la Rca iniziò a distribuire in Italia i dischi di Elvis Presley, già imitato dalla nuova generazione dei cosiddetti cantanti “urlatori”: così dall’America arrivò anche in Italia la rivoluzione musicale del rock ’n roll.

Fu la prima corrente musicale specificamente giovanile, cioè dei giovani come diversi e separati dal mondo degli adulti, con gusti e mode loro: nella musica, nel vestiario, nel look, nel linguaggio, nei modi e nei luoghi di aggregazione. Tutto questo non esisteva fino agli anni ’50: si era considerati bambini, poi di colpo adulti, passando direttamente dai calzoni corti a giacca e cravatta.

Il rock nacque negli Usa ma unì i giovani su scala globale: Rock around the Clock, cantata da Bill Haley nei titoli di coda del film del 1955 “Il seme della violenza”, fece il giro del mondo in pochi giorni, un caso senza precedenti. Bill Haley non cantava le canzoni, le gridava, con uno stile funzionale alla novità del juke-bok, pensato per luoghi chiassosi e dispersivi come i bar e le sale da gioco. L’anno dopo esplose la fama di Elvis Presley [Jaihouse Rock], il cantante più idolatrato di sempre, soprattutto dal pubblico femminile. Egli si esprimeva con tutto il corpo, oltre che con una voce sensuale e gutturale capace di incredibili cambiamenti di toni. Le parole che cantava un altro “indemoniato” del rock, Jerry Lee Lewis («Vieni con me, piccola / prendiamo il toro per le corna: / c’è da fare un sacco di su-e-giù»), Elvis le mimava in scena, tanto da essere soprannominato “Pelvis”. In America il rock non fu però una rivoluzione solo musicale: i giovani che ne erano protagonisti apparivano trasgressivi in tutto, come i Teddy Boy e le altre bande giovanili nate in quegli anni, immortalate da divi del cinema come Marlon Brando in “Il selvaggio”(1953) e James Dean in “Gioventù bruciata”(Rebels without a cause, 1955).

Il rock all’italiana

In Italia, la rivoluzione del rock fu molto annacquata. Il primo dei cosiddetti “urlatori” nostrani fu Tony Dallara, dalla voce gridata e singhiozzante, con Come prima nel ’58. Che abisso, però, dall’immagine dirompente e trasgressiva dei rock-singers americani! Molti lo seguirono, come Joe Sentieri, Peppino di Capri, Little Tony. Tra quelli che parteciparono al Festival del rock nell’affollatissimo Palaghiaccio di Milano, due furono presentati insieme al grande pubblico televisivo nel 1959 da Mario Riva, nel suo popolarissimo programma televisivo il Musichiere: Mina e Adriano Celentano.

Mina aveva iniziato a cantare per gioco a 18 anni, nell’estate del 1958, nel famoso locale notturno La Bussola in Versilia, ove la famiglia passava le vacanze. Il successo arrivò rapidissimo e, in veste di urlatrice, nel 1959 stravolse completamente una canzone melodica cantata quell’anno a Sanremo da Wilma de Angelis e Betty Curtis: Nessuno, di cui ella costruì una versione swing sincopata, incalzante e di prorompente vitalità. Seguirono le surreali Tintarella di luna, Una zebra a pois, Le mille bolle blu. Poi abbandonò l’immagine trasgressiva e divenne l’interprete più “classica” e più apprezzata a livello internazionale, la più grande di sempre. La sua voce, eccezionale per estensione e versatilità, le consentiva di cantare brani di ogni genere, fornendo sempre interpretazioni inimitabili, tanto che il grande Amstrong la definì “la cantante bianca più grande del mondo”. Furono ad esempio sue interpretazioni a rendere famose bellissime opere di cantautori come Il cielo in una stanza (1960) di Gino Paoli o La canzone di Marinella di De André. Primadonna di grande successo in fortunate trasmissioni televisive per tutti gli anni ’60 e ‘70, scelse poi di abbandonare le scene pubbliche, ma continuò a incidere canzoni di altissimo livello.

Il “molleggiato” Celentano iniziò proponendosi come l’Elvis italiano e, dopo il primo successo con Il tuo bacio è come un rock, nel ‘61 si presentò a Sanremo con Ventiquattromila baci. Il suo era un rock molto edulcorato rispetto ai modelli americani, ma nell’ambiente paludato di Sanremo la sua esibizione fu una bomba: il testo dissacrava l’amore riducendolo a un ritmo tayloristico di mille baci all’ora («Niente bugie meravigliose / frasi d’amore appassionate / ma solo baci chiedo a te / ye ye ye ye ye ye ye ye! »); e Celentano lo cantava con una voce rabbiosa, dimenandosi come mai si era visto, addirittura con un salto che lo portò a voltare le spalle al pubblico!

Bibliografia e sitografia
  1. Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Roma-Bari, Laterza 1985
  2. Silvio Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana, Venezia, Marsilio 1992
  3. Guido Crainz, Storia del miracolo italiano, Roma, Donzelli 2003
  4. Leonardo Colombati (a cura di), La canzone italiana 1861-2011, Milano, Mondadori 2011
  5. Alberto De Bernardi, Un paese in bilico, Roma-Bari, Laterza 2014
  6. Guido Crainz, Storia della repubblica, Roma, Donzelli 2016
  7. Cesare Grazioli, L’Italia in musica, sul sito dell’Università di Lione, all’indirizzo: http://cle.ens-lyon.fr/italien/l-italia-in-musica-indice-162864.kjsp?RH=CDL_ITA110500

Dossier dei documenti: le canzoni
  1. Nilla Pizzi, L’edera (Sanremo 1958) https://www.youtube.com/watch?v=hW7F3ULbIz4
  2. Claudio Villa, Fragole e cappellini (Sanremo 1958) https://www.youtube.com/watch?v=dyt9a_CxHI4
  3. Domenico Modugno, Nel blu dipinto di blu (Sanremo 1958) https://www.youtube.com/watch?v=nD8BryVB9d0
  4. Bill Haley, Rock around the clock (1955) https://www.youtube.com/watch?v=ZgdufzXvjqw
  5. Elvis Presley, Jailhouse Rock (1957) https://www.youtube.com/watch?v=qDID_E0FDUU
  6. Mina, Nessuno al Musichiere (1959) https://www.youtube.com/watch?v=ds8ItyxLLlM
  7. Wilma De Angelis, Nessuno (Sanremo 1959) https://www.youtube.com/watch?v=MIGr-B1Ntvc
  8. Mina, Il cielo in una stanza (1960, di Gino Paoli) https://www.youtube.com/watch?v=b6s_kjlhP5U
  9. Adriano Celentano, Ventiquattromila baci (Sanremo 1961) https://www.youtube.com/watch?v=KbWpGBV4KlA
  10. Adriano Celentano, Stai lontana da me (Cantagiro ‘62, Bacharach-Mogol) https://www.youtube.com/watch?v=A79NFJUCkCc

Alcune spiegazioni sui documenti

L’edera (1) e Fragole e cappellini (2), erano tipiche canzoni melodiche, che a Sanremo nel 1958 vennero sorprendentemente sconfitte da Nel blu dipinto di blu (3) di Modugno, diventata poi famosa in tutto il mondo come Volare. Rock around the clock (4), che nel 1955 accompagnava i titoli di coda del film Fronte del porto, fu il primo successo internazionale del rock, la cui popolarità fu poi associata soprattutto al fascino di Elvis Presley, qui con il famosissimo Jailhouse Rock (5).

Forse nulla mostra la differenza tra “melodici” e “urlatori”, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, come il confronto tre le due interpretazioni qui proposte della canzone Nessuno: la versione originaria di Wilma de Angelis a Sanremo(7), e il rifacimento proposto poco dopo da una esordiente Mina (6), al festival del rock di Milano e poi al Canzoniere (popolarissimo spettacolo televisivo condotto da Mario Riva). Si può notare comunque che il “melodico” Luciano Tajoli, di fronte al juke-box (canale per eccellenza della nuova musica rock), riconosce senza esitazione la giovanissima “urlatrice”, evidentemente già nota. Poi Mina abbandona rapidamente i panni, per lei già stretti, di “urlatrice”, e nel 1960, in look e ambiente tipici della “musica da night” (vedi il precedente studio di caso) interpreta con la sua voce straordinaria Il cielo in una stanza (8), grande successo composto allora dal cantautore Gino Paoli (vedi la 2^parte dello studio di caso).

L’altro “urlatore” in primo piano già alla fine dei ’50, Adriano Celentano, porta a Sanremo Ventiquattromila baci (9) nel 1961: non vince, ma ottiene un grandissimo successo discografico. Rispetto a Mina, egli rimane più a lungo legato all’immagine dell’ “urlatore” e “molleggiato”, come dimostra la sua esibizione nella prima edizione del Cantagiro, nel 1962, ove trionfa con la canzone Stai lontana da me (10), ancora contro il “melodico” Tajoli.

Testo per gli studenti

All’inizio del “miracolo economico”, due terremoti musicali

Nel 1958, che sarebbe passato alla storia come il primo del cosiddetto “miracolo economico”, accaddero grandi cambiamenti anche in campo musicale.

A Sanremo, il tempio della tradizionale canzone “all’italiana”, tutte le previsioni furono clamorosamente smentite. Erano favoriti la “regina della canzone” Nilla Pizzi, che gareggiava con Edera, e “il reuccio” Claudio Villa, che cantava Fragole e cappellini. Vinse invece Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu, anzi trionfò, col pubblico in sala a cantare in coro il ritornello Volare oh ohh. Di lì a poco gli stessi cori risuonarono in tutto il mondo, anche negli stadi, come ai nostri giorni si fa con la Ola. Modugno costituiva una novità nel panorama musicale italiano: un cantautore (ma questa parola allora non si diceva, entrò nell’uso l’anno dopo), anzi un “cantattore” per la sua straordinaria capacità di stare sul palcoscenico. Nel 1958 aveva trent’anni e aveva già prodotto canzoni molto belle, anche se poco note al grande pubblico. Dopo Nel blu dipinto di blu, però, Mister Volare “rientrò nei ranghi” della tradizione, e in quella veste rivinse altre tre volte a Sanremo (nel 1962, in coppia proprio con Claudio Villa).

Una sfida ben più radicale alla tradizione melodica, però, venne dalla penetrazione anche in Italia del rock ’n roll, che era ben più di una nuova musica da ballo: era la prima moda giovanile, che si diffuse dall’America in tutto il mondo. Era iniziata nel 1955 con le note di Rock around the clock, cantata da Bill Haley. Lo stile di Haley, che urlava le canzoni, era adattissimo ai juke-box, diventati di moda proprio allora e piazzati in luoghi affollati e chiassosi. “Urlatori” furono chiamati in Italia i giovani cantanti che seguivano il rock’nd roll. Ben più di Bill Haley, però, il “profeta” del rock’nd roll fu Elvis Presely, l’idolo musicale più amato di tutti i tempi. In Italia, la penetrazione dei suoi dischi iniziò proprio nel 1958.

Tra i numerosi “urlatori” italiani, tutti molto giovani, due comparvero per la prima volta in TV nel 1959, in una popolarissima trasmissione televisiva condotta da Mario Riva, il Musichiere: Mina e Adriano Celentano, che amava presentarsi come l’Elvis Presley italiano. Mina reinterpretò Nessuno, una canzone melodica portata quell’anno a Sanremo da Wilma De Angelis e Betty Curtis: lo fece però “alla sua maniera”, con una versione tra rock e swing, sincopata, vorticosa, straordinariamente energica, che dava pienamente il senso della distanza tra urlatori e melodici. Già l’anno dopo, Mina abbandonò lo stile da urlatrice rock, e dopo alcuni pezzi di soggetto surreale (come Una zebra a pois e Tintarella di luna) divenne un’’interprete “classica”: la più apprezzata a livello internazionale e la più grande di sempre, per l’estensione e la versatilità di una voce che le consentiva di cantare brani di ogni genere, sempre fornendo esecuzioni superlative, come già nel 1960 con un capolavoro del cantautore Gino Paoli Il cielo in una stanza.

Adriano Celentano nel 1961 si presentò a Sanremo con Ventiquattromila baci, con un effetto dirompente: il testo della canzone dissacrava l’amore riducendolo a un ritmo tayloristico di mille baci all’ora («Niente bugie meravigliose / frasi d’amore appassionate / ma solo baci chiedo a te / ye ye ye ye ye ye ye ye! »), e Celentano la cantava con voce rabbiosa, dimenandosi come mai si era visto, addirittura voltando le spalle al pubblico!

Le case discografiche e i giornalisti di costume sfruttarono la novità per lanciare la competizione urlatori-melodici, che in parte – ma solo in parte – era anche una competizione tra giovani e adulti, come accadde nel 1962 al nuovo festival itinerante nato quell’anno, il Cantagiro. Con Mina e Celentano iniziò un fenomeno che sarebbe durato per tutti gli anni ’60: l’irruzione dei giovanissimi come protagonisti della musica, e non solo della musica.

I documenti: le canzoni
  1. Nilla Pizzi, L’edera (Sanremo 1958)
  2. Claudio Villa, Fragole e cappellini (Sanremo 1958)
  3. Domenico Modugno, Nel blu dipinto di blu (Sanremo 1958)
  4. Bill Haley, Rock around the clock (1955)
  5. Elvis Presley, Jailhouse Rock (1957)
  6. Mina, Nessuno (al Musichiere, 1959)
  7. Wilma De Angelis, Nessuno (Sanremo 1959)
  8. Mina, Il cielo in una stanza (1960, di Gino Paoli)
  9. Adriano Celentano, Ventiquattromila baci (Sanremo 1961)
  10. Adriano Celentano, Stai lontana da me (Cantagiro del 1962, di Bacharach-Mogol)

Didattica

1) Rapporto tra testo e contesto storico

La classe si divide in due squadre A e B, che iniziano con la stessa consegna:

“L’inizio del TESTO accenna al miracolo economico: quali ne furono gli aspetti fondamentali, e quali mutamenti comportò, oltre a quelli economici?

Quali altri eventi rilevanti (politici, culturali) si ebbero quell’anno o a ridosso di esso?”

Riassumetelo collettivamente per parole e frasi-chiave, in un cartellone: il riassunto del gruppo A sarà in forma di scaletta, quello del gruppo B in forma di mappa concettuale. Alla fine, si confronteranno i prodotti delle due squadre. [10 min. per lettura + 15 minuti per attività]

2) Rapporti tra le fonti e tra le fonti e il testo

Primo gioco di simulazione: Il vincitore di Sanremo

Siete nel circolo ricreativo del dopolavoro ferroviario della vostra città, davanti alla televisione. Assistete al Festival di Sanremo del 1958, e si apre un’animata discussione: la squadra A vorrebbe che la vittoria toccasse a L’edera o a Fragole e cappellini, la squadra B a Il blu dipinto di blu.

Quali argomenti emergono nella discussione? [con video-ascolto dei video 1, 2, 3. Otto min. per l’ ascolto, poi 15-20 per la discussione]

Secondo gioco di simulazione: Melodici contro urlatori

Quattro anni dopo, nello stesso circolo la discussione è più articolata. Questa volta ci sono quattro gruppi, ciascuno dei quali sostiene una tesi diversa [con video-ascolto dei video 4-5-6-7-8-9: dunque, 14 min. per ascolto, poi circa 30-40 per esposizione delle tesi, accuse e repliche]

Primo gruppo: “Non se ne può più di questi cantanti melodici: ma come, in America hanno già quasi tutti la TV in casa, i russi vanno nello spazio e qui si continua a cantare come ai tempi di mia nonna?!3

Secondo gruppo: “Ecco che cosa succede a lasciare arrivare queste mode dall’America: urlatori, teppisti, teddy boy, sta proprio venendo su una “gioventù bruciata”, come nel film!”

Terzo gruppo: “A me questi cantanti che vogliono apparire così “rivoluzionari” sembrano delle caricature, questo è un rock’nd roll alle vongole! Del resto, dov’è finito Modugno, che sembrava così eversivo, dopo Volare?”

Quarto gruppo: “Ma non capite che questa contrapposizione tra urlatori e melodici non esiste?! E’ solo un gioco delle parti inventato dal mercato discografico italiano per fare discutere la gente e vendere dischi e giornali di cronaca rosa e di costume!”

 

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Dati articolo

Autore:
Titolo: 1958. All’inizio del “miracolo economico”, due terremoti musicali
DOI: 10.12977/nov196
Parole chiave: , ,
Numero della rivista: n.8, agosto 2017
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
, 1958. All’inizio del “miracolo economico”, due terremoti musicali, Novecento.org, n. 8, agosto 2017. DOI: 10.12977/nov196

Dossier n. 8, agosto 2017

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